L’occasione del convegno milanese di I Win You Win sul futuro dello sport meneghino ci ha offerto la possibilità di una breve intervista con Federico Buffa. L'”Avvocato” più famoso del nostro basket ci regala alcune considerazioni sul campionato NBA con la consueta gentilezza ed estrema disponibilità.

DB: Stagione NBA da 66 partite con squadre che giocano anche cinque gare in sei giorni. Annata con lockout da considerare, per dirla con coach Phil Jackson, asteriscata come nel 1998/99?

BUFFA: “Sicuramente stagione da guardare e considerare con estrema cautela. Tante partite, forse troppe, in un’annata talmente compressa da doverla considerare forse da doppio asterisco e non uno soltanto. David Stern ha fatto l’ennesima magia, trovato l’accordo e messo in pista una nuova gestione salariale che avrà i suoi effetti reali a partire dal 2014. Intanto ha controllato con sapienza anche il problema New Orleans, lasciando la squadra con una situazione assolutamente gestibile al nuovo proprietario che ha enormi margini di miglioramento da ogni punto di vista. Certamente Stern conferma ancora una volta il suo fiuto per gli affari, pensiamo anche al contratto sui diritti televisivi NBA venduti in Cina ormai 15 anni fa, arriva sempre con qualche anno di anticipo su tutti”.

DB: Siamo in dirittura d’arrivo per i playoffs: ad Est Chicago è finalmente pronta per arrivare alle Finals, Miami permettendo?

BUFFA: ”Ora credo che sia molto chiaro che Rose abbia scelto in modo netto di non volere LeBron alla sua corte la scorsa stagione. Non vuole altre superstar accanto ma un gruppo collaudato ricco di tanti eccellenti “comprimari” ben inseriti nel sistema. Restano le mie perplessità sul fatto però che possano arrivare sino in fondo”.

DB: La competizione ad Ovest sembra infinitamente più severa: OKC, San Antonio, Lakers, Dallas, turni di postseason grandi durezza che potrebbero favorire la vincente ad Est che troverà un’avversaria più logorata.

BUFFA: ”Il dominio dell’Ovest è abbastanza netto in termini di qualità complessiva di conference da ormai diverse stagioni. La postseason effettivamente si prospetta come un enorme tonnara da cui uscirà davvero la più forte e la più in forma a maggio ed è difficile trovare una favorita assoluta. E’ anche però da dimostrare che però questo porti ad un effettivo logoramento della finalista della Western, i numeri ci dicono che,, dopo l’era dei Bulls, nelle ultime 13 stagioni solo tre volte ha trionfato una squadra della Eastern, inclusa l’impresa di Miami nel 2006.”

DB: Tra poco ci saranno anche i riconoscimenti stagionali ai singoli giocatori: a tuo parere chi sarà il sesto uomo dell’anno ed il giocatore più migliorato.

BUFFA: ”Sono due risposte a mio parere sostanzialmente obbligate. James Harden, e non si discute nemmeno del secondo, è il miglior sesto uomo dell’anno. Sembra un giocatore di un’altra epoca teletrasportato in questo decennio, affidabile, con i suoi movimenti che sembrano sempre controllati e poi riesce a fare sostanzialmente tutto, una garanzia assoluta. Anche sul sesto uomo idee credo abbastanza nitide: la storia di Jeremy Lin penso non abbia rivali. Dal divano di Landry Fields a condurre l’attacco dei Knicks diventandone padrone in poco tempo prima dell’infortunio. Una situazione che tra l’altro sta cambiando la considerazione di molti addetti ai lavori, ed anche tra i giocatori, sulla D-League. Considerata prima un opzione quasi da evitare ora sta diventando un’opportunità che molti atleti preferiscono, anche in presenza di un contratto oltreoceano. Una sorta di palestra che prepara davvero soluzioni di ingresso, o re-ingresso, nella NBA e che consente a tanti atleti di tenere sempre un contatto diretto con il pianeta Pro. Il caso di Lin sta stravolgendo questi equilibri, basta vedere il numero di atleti che arrivano dalla lega di sviluppo e le cifre di alcuni giocatori che provengono da quell’esperienza in questa stagione. Dati che sono piuttosto eloquenti in molte squadre e situazioni diverse tra loro”.

DB: Cambiamenti che stanno a tuo parere arrivando anche in alcuni aspetti del gioco? Quale pensi sia l’evoluzione dal punto di vista tecnico?

BUFFA: ”Certamente l’evoluzione del gioco c’è sempre, si gioca spesso con quintetti sempre più “sperimentali”. La partita dell’altra notte ad esempio tra Boston e New York: ad un certo punto coach Rivers scegli di giocare con Bass da “5” e con quattro piccoli che ruotano attorno a lui. Una scelta di andare su quintetti sempre più bassi che consente un gioco molto più frenetico e veloce. Qualcuno può giustamente poi obbiettare sulla qualità a volte del gioco, e di alcune squadre in particolare, soprattutto in una stagione molto corta ed anomala come questa. Però ricordiamoci che a fine aprile arrivano i playoffs. Cancellate ogni cosa detta o vista in precedenza e preparatevi perchè da quel momento si cambia registro e si fa solo sul serio”.