Kevin Love

Kevin Love

Uno dei giocatori NBA più forti a non aver ancora provato le sensazioni dei playoffs è senza dubbio Kevin Love, intenzionato a togliersi al più presto quest’etichetta negativa e a dimostrare di poter spostare gli equilibri anche quando il gioco si fa duro.

Il lungo classe 1988 è entrato nella NBA grazie alla chiamata di Memphis, col numero 5 assoluto del Draft 2008, ma è stato subito coinvolto in uno scambio che lo ha catapultato ai T’Wolves sotto la guida di coach Randy Wittman. Dopo una stagione da rookie promettente e una da sophomore in cui ha mostrato netti miglioramenti, Love ha fatto il salto di qualità nel 2010-2011, vincendo il “Most Improved Player Award” accumulando numeri di primissimo piano: 20.2 punti conditi da 15.2 rimbalzi a serata (quasi la metà offensivi) con 53 doppie-doppie consecutive. Da quella stagione, ha iniziato ad essere trattato come una vera e propria stella e, in quanto “giocatore franchigia”, ha visto crescere enormemente le aspettative su di lui. Ma non tutto è andato per il verso giusto. Mentre nel 2011-2012 ha confezionato 26 punti di media con la vittoria della gara del tiro da tre punti all’All Star Weekend, l’anno successivo è totalmente devastato dagli infortuni, alla mano e al ginocchio, che gli hanno permesso di scendere sul parquet solo 18 volte.

Love ha combattuto a gambe basse e denti stretti e si è rialzato durante la stagione regolare da poco conclusa, in cui è ritornato ai livelli per lui più abituali. 26.1 punti, 12.5 rimbalzi, inserimento nel secondo miglior quintetto NBA ma obiettivo playoffs di nuovo svanito (decima posizione a ovest con 40 vittorie in 82 gare) dopo un inizio di annata incoraggiante. L’insoddisfazione del numero 42 dei T’Wolves e la sua voglia di cambiare aria per allontanarsi dalla mediocrità di Minnesota sono conseguentemente emerse in tutta la loro forza. E le franchigie disposte a qualsiasi trade pur di portare il fenomeno nativo di Santa Monica in squadra sono ormai molteplici, nonostante le critiche che lo definiscono come limitato in termini di leadership e mentalità vincente, oltre che poco predisposto al gioco di squadra in diverse situazioni.

Ma le sue qualità sono ben evidenti. E chi non vorrebbe un giocatore di 208 centimetri per 110 kilogrammi, con le sue caratteristiche? Love è un rimbalzista a dir poco eccezionale specialmente dal punto di vista tecnico ed è questa la caratteristica che più risalta quando lo si vede in azione. Negli anni ha saputo perfezionarsi anche dal punto di vista offensivo, affermandosi come uno dei migliori tiratori dalla lunga distanza della lega e confermandosi una pedina affidabile anche sotto le plance, dove si è dimostrato capace di attaccare con un vasto repertorio di movimenti offensivi. L’unica pecca è la difesa, per la quale sta comunque lavorando molto, specialmente d’estate, per poter diventare davvero un giocatore a tutto tondo.

Kevin Love ha informato la dirigenza dei Timberwolves che al termine della prossima stagione uscirà dal contratto per diventare a tutti gli effetti un free-agent, quindi l’unica cosa chiara riguardo al futuro di “KL-42” è la sua volontà di cambiare squadra, anche da subito per mezzo di uno scambio. E’ una possibile che a Minnesota tengono per forza in considerazione, perché è l’unica che permetterebbe loro di non perderlo in cambio di nulla. Già 16 società hanno chiamato Saunders, presidente e da poco di nuovo anche allenatore della franchigia, sono arrivate offerte dai Lakers e dai Kings, ma anche Golden State, Phoenix, Houston e Boston sono delle possibili mete per il lungo statunitense, oppure ancora Cleveland qualora decidesse di mettere sul piatto la prima scelta assoluta. E’ ancora presto per poter dire dove andrà a giocare Kevin Love anche perché lo staff dei T’Wolves non ha ancora richiamato nessuno – nei dintorni del draft potrebbe succedere qualcosa – ma lui vuole una squadra vincente. Ed è certo che il tempo, il talento, la tecnica e la solidità sono dalla sua parte: è facile credere che presto anche il numero 42 avrà la propria occasione per lasciare la propria impronta anche in un clima di playoffs, dove la palla scotta e la posta in palio è alta.

Fabrizio Fasanella