Quello del 2006 è stato probabilmente uno dei draft più “scadenti” della storia. Dopo quasi 8 anni, solo in 4 hanno partecipato ad almeno un All Star Game, e uno di questi è purtroppo un giocatore già fuori dalla NBA (Brandon Roy). Ma la stella indiscussa di quel draft è senza alcun dubbio LaMarcus Aldridge, scelto alla posizione numero 2 appena dietro Andrea Bargnani (e questo è anche motivo di ilarità dalle nostre parti) dai Chicago Bulls, che però gli preferirono Tyrus Thomas, scelto alla numero 4 da Portland, squadra che ottenne i suoi diritti già la sera del draft.

Probabilmente siamo di fronte, oggi, alla migliore power forward del gioco, con tanta pace di Blake Griffin e di Kevin Love, ma non solo: il ragazzo nato a Dallas è stato il giocatore più caldo di questa prima settimana di postseason, che tradotto in cifre significa 46 punti (17-31 al tiro), 18 rimbalzi e  2 stoppate in gara 1 e 43 punti (18-28 al tiro), 8 rimbalzi e 3 stoppate in gara2. 89 punti nelle prime due gare di una serie, perlopiù in trasferta su un campo difficile come quello di Houston, è qualcosa che nella storia soltanto i grandissimi hanno fatto (si parla di gente come Jordan, West e Iverson e nessun altro).

(Don Ryan)

(Don Ryan)

Non male per il ragazzo cresciuto nella texana Seagoville High School. Dopo 4 anni da stella aveva deciso di rendersi eleggibile per il draft del 2004, salvo cambiare idea e passare due stagioni da stella alla University of Texas, dove nell’anno da sophomore ha registrato 15 punti, 9.2 rimbalzi in 33 minuti di utilizzo, arrivando ad un passo dalle Final Four 2006, mancate soltanto per una sconfitta all’overtime contro Louisiana State. Ma la stoffa era quella ed evidente ai più: ha sicuramente avuto ragione nell’aspettare, anche se la prima stagione NBA è stata caratterizzata da problemi fisici e da un brutto problema di respirazione e di battito irregolare (la sindrome di Wolff-Parkinson-White che gli fece saltare le ultime otto gare di stagione). In realtà i guai fisici lo hanno penalizzato e influenzato per i primi anni della sua carriera, anche se sin dalla seconda stagione le sue statistiche sono notevolmente migliorate (17.8, 18.1 e 17.9 le sue medie nelle successive tre stagioni). Non mancava quindi molto all’esplosione, anche se la sfortuna volle che le tre “promesse” di Portland (Aldridge, Greg Oden e Brandon Roy) non giocassero praticamente mai insieme, poco in stagione regolare e praticamente mai ai playoff, raggiunti in tre occasioni prima di oggi, ma sempre rovinati da un eliminazione al primo round.

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Prima di oggi la postseason mancava da ben due stagioni, l’arrivo di Damian Lillard è stato fondamentale in questo senso e nel migliorare ancora di più l’efficacia e il killer instict di LaMarcus Aldridge, capace di mettere su dei numeri stratosferici per un lungo così atipico, che preferisce giocare lontano dal canestro e chiamato, grazie al suo devastante jumper, impossibile da difendere per i lunghi avversari, meno mobili di lui, “midrange maestro”. Basta vedere la shot chart di queste prime due gare contro i Rockets, che non hanno nessuno per limitarlo: Terrence Jones è troppo piccolo, Howard e Asik non hanno la mobilità per stare con lui.

Il grafico è piuttosto chiaro, parla da solo. Come McHale proverà a fermarlo lo dirà la gara di questa notte, quando la serie di primo turno contro Howard e compagni si sposta in Oregon, al Moda Center, il fortino dei Trail Blazers. Finora il coach dei Rockets non ci ha capito molto, e questo è spiegato anche dall’unicità di un giocatore come il texano che nella stagione che sta per concludersi si sta elevando a livelli inaspettati che, come già detto, lo piazzano probabilmente nel gradino più alto fra le ale grandi di questa lega. Questa postseason potrà essere la definitiva consacrazione di un giocatore spesso sottovalutato, mai sopra le righe, la cui posizione nell’offseason 2013 era stata messa in dubbio da alcune voci di trade, in verità molto flebili.

LaMarcus ha intenzione di chiudere la carriera nel nord ovest degli Stati Uniti e in coppia con Damian Lillard sa di poter finalmente avere quelle soddisfazioni importanti anche a livello di playoff. A cominciare dalle prossime due gare, trampolino di lancio per raggiungere il successo, che nelle prime 8 stagioni di militanza nella NBA è davvero arrivato con il contagocce.