La pausa dell’All Star Game è il momento dell’anno in cui la NBA tira le somme e promuove la propria immagine. Il basket è solo un contorno della manifestazione, ma diversamente dagli altri anni, influenzati dal glamour e dalla tradizione cestistica delle locations scelte (New York e Brooklyn), è stato uno dei più bei All Star Weekend dell’ultimo decennio, sicuramente il più bello dell’ultimo lustro. A distanza di un paio di giorni abbiamo messi assieme i pezzi, divertendoci ad elencare le 5 cose che ci sono piaciute di più e le 5 che non ci hanno entusiasmato della kermesse.

High Five

Zach LaVine. Andrew Wiggins venerdì aveva detto di prepararsi a ciò che aveva in serbo il suo compagno di squadra ai Minnesota Timberwolves per lo Slam Dunk Contest. Zach LaVine ha vinto a mani basse il trofeo di miglior schiacciatore con 4 affondate di assoluto livello, con un’elevazione, un’eleganza e fluidità di movimenti che ha fatto sembrare talmente naturali dei movimenti atletici estremamente complessi.

Zah LaVine "butta un occhio" al ferro...

Zah LaVine “butta un occhio” al ferro…

Da non sottovalutare il fatto che le prime 2 schiacciate sono giunte al primo tentativo e che ha impiegato solamente 6 tentativi totali per le sue 4 dunks. In questi ultimi 10 anni se non è un record poco ci manca. Con la sua prestazione, Zach LaVine ha ridato smalto e entusiasmo a una gara che ormai ne aveva poco e che si barcamenava più sugli effetti speciali di contorno che sulla qualità delle schiacciate, e ci ha dato appuntamento all’anno prossimo dicendo di non aver mostrato proprio tutto in questa edizione.

Il Team Mondo. Non sarà mai “una partita di basket”, ma il nuovo format per il Rising Stars Challenge è stato un toccasana. Dividere i rookie e i sophomore nel Team USA e nel Team Mondo ha portato in sede di preview un malcelato interesse ed anche se la partita è stata la solita zolfa di schiacciate la rivalità tra americani e non americani ha provveduto a fornire una partita perlomeno più combattuta e interessante delle ultime edizioni. Si è visto persino qualcuno difendere. L’MVP è stato vinto da Andrew Wiggins, autore di 22 punti e di lampi di classe altissimi ma se lo avesse vinto Rudy Gobert nessuno si sarebbe scandalizzato. Il francese ha chiuso con 18 punti, 12 rimbalzi e 3 stoppate.

Russell Westbrook. E’ andato a un passo (1 punto) dal riscrivere il record ogni epoca per punti in una singola gara delle stelle piazzato nel lontano 1962 da Wilt Chamberlain (che di quella partita non fu nemmeno l’MVP, andato a Bob Pettit). I suoi 41 punti sono stati la miglior prestazione dai 40 di Michael Jordan nel 1988. E’ letteralmente esploso nel secondo quarto segnando 27 punti con 11/15 al tiro azzannando alla giugulare la partita, d’altronde lui stesso aveva detto che la sua mentalità in campo, che si tratti di un allenamento o una finale NBA, è sempre la stessa: “UCCIDERE”. Alcune sue schiacciate sono state irreali, tra queste una colpendo con la testa il tabellone.

Il momento in cui Russell si è accorto di aver saltato troppo…

A chi gli faceva notare perchè non abbia mai preso in considerazione di partecipare alla gara delle schiacciate ha risposto con una naturalezza speventosa: “Io schiaccio solo in testa alle persone!”. Se non avesse sbagliato un paio di “rigori a porta vuota” durante la partita, specialmente nel finale, sarebbe entrato nella storia. Invece si è “accontentato” del premio di MVP.

I 13 canestri consecutivi di Steph Curry. Il Three Point Contest di quest’anno era l’evento più atteso di tutto il weekend, il migliore di sempre data la presenza dei migliori specialisti in materia al mondo. Ed infatti non ha deluso le aspettative perchè i migliori 8 tiratori al mondo si sono dati battaglia senza quartiere. Tanto per dire, Wes Matthews è stato eliminato al primo turno con un sontuoso punteggio di 22, roba che sarebbe valsa la finale in quasi ognuna delle precedenti edizioni. Steph Curry dopo aver superato lo scoglio del girone ad eliminazione con il suo compagno di squadra Klay Thompson e Kyrie Irving, in finale aveva bisogno di appena 17 punti per alzare al cielo il trofeo. Alla fine ne ha segnati 27 (record ogni epoca), frutto di un clamoroso 20/25 al tiro con la chicca di 13 canestri a fila consecutivi sbagliando l’ultimo tiro.

I “vecchietti” dell’NBA Shooting Stars Challenge. L’NBA Shooting Stars Challenge ha visto il Three-peat del Team Bosh composto dal lungo dei Miami Heat, Dominique Wilkins e Swin Cash. Al di là del valore ludico della gara, ciò che ci ha impressionato è stato il fatto che 4 dei 5 canestri da metà campo sono stati realizzati dalle vecchie glorie Dell Curry, Penny Hardaway (addirittura la primo tentativo!), Scottie Pippen e Dominique Wilkins, il cui canestro in finale ha consegnato il titolo al Team Bosh. L’unico altro canestro da metà campo lo ha realizzato Chris Bosh nel primo turno, mentre in finale il Team Westbrook non è riuscito a centrare il bersaglio facendo scadere il minuto e trenta a disposizione per completare la prova.

Low Five

La gara delle schiacciate di Giannis Antetokounmpo. Ci si aspettava qualcosa in più dal greco dei Milwaukee Bucks, da tutti additato come uno dei favoriti, assieme a Zach LaVine, per la vittoria allo Slam Dunk Contest. Antetokounmpo si è presentato con un numero interessante alla prima manche del primo turno ma non è riuscito a concludere la schiacciata vanificando i tre tentativi a disposizione e beccandosi il “6” politico dai giudici. Al secondo tentativo ha realizzato una schiacciata anonima con l’aiuto del fratello Thanassis, di fatto già con un piede e mezzo fuori dalla finale viste le prestazioni di LaVine e Oladipo. Niente di preoccupante, era un gioco, e per Giannis è stato sicuramente un divertimento partecipare. D’altronde quando sei uno dei giocatori più in crescita del panorama NBA e tra tutti uno di quelli con il potenziale più promtettente, fai presto a dimenticarti questa brutta figura.

Il piede di JJ Redick. JJ Redick era visibilmente arrabbiato al termine del suo turno eliminatorio al Three Point Contest. Ha realizzato 17 punti, il secondo peggior risultato del primo turno che ha comportato la sua esclusione dalla finale, ma ha lasciato sul piatto ben 6 punti (che lo avrebbero qualificato assieme a Curry e Irving per la finale) perchè ha pestato per 3 volte, durante il tiro, la riga da tre punti invalidando 3 “moneyball”.

Record di punti e triple per l’All Star Game. Inutile stare a rimpiangere i tempi in cui l’All Star Game era una gara spettacolare ma giocata con quel minimo di competitività che rendeva il tutto più eccitante. I giocatori giocano per divertirsi e per intrattenere il pubblico, i contatti di gioco sono quasi inesistenti e c’è il tacito accordo delle parti di difendere in modo contemplativo per fornire ai tifosi gli highlights che tutti vogliono vedere. Alla fine non è stata nemmeno una brutta partita, una delle migliori degli ultimi 10 anni. In questo contesto non c’è da sorprendersi se nelle ultime due edizioni dell’All Star Game siano stati abbattutti i record ogni epoca di punti segnati da un singolo team (i 163 punti della selezione West), i punti complessivi segnati (321, 3 in più di quelli segnati 12 mesi fa a New Orleans), triple tentate (133) e segnate (48), tiri totali presi (263) e frequenza di tiro (1 ogni 11 secondi). E non c’è da sorprendersi se questi record verranno ritoccati nelle edizioni future.

I passaggi di Patrick Beverley. Patrick Beverley è il play titolare degli Houston Rockets, l’uomo adibito a servire il pallone alle stelle James Harden e Dwight Howard. Fa sorridere il fatto che abbia vinto lo Skills Challenge senza completare il cesto dei passaggi in semifinale e in finale. Dopo aver battuto abbastanza agevolmente Isaiah Thomas al primo turno, Beverley si è scontrato con Jeff Teague e Brandon Knight ed ha vinto entrambe le volte in rimonta con uno svantaggio di una decina di secondi sull’avversario. Mentre Teague e Knight, dopo un percorso pressochè perfetto, non sono riusciti a segnare la tripla finale, Beverley correndo come un pazzo (e senza mai palleggiare) ha segnato al primo tentativo sia in semifinale che in finale diventando campione dell’edizione 2015.

L’All Star Fashion show. Uno degli eventi collaterali all’All Star Game è stato il primo All Star All Style Fashion Show. L’evento è stato organizzato da LeBron James ed ha aperto il weekend delle stelle nel pomeriggio di venerdì, trasmesso dalla TNT il giorno dopo come antipasto dell’All Star Saturday. A darsi battaglia su una passerella sono stati 7 giocatori NBA (Klay Thompson, Jeff Teague, James Harden, Chandler Parsons, JR Smith, Zach LaVine e DeMarcus Cousins) con Kevin Hart a fare da cerimoniere. Ha vinto quasi all’unanimità JR Smith, giudicato il giocatore più fashion da una giuria di “esperti” composta da Elena Delle Donne, Kenny Smith, Charles Barkley, Will Welch di GQ e il designer Jon Elliott. Ci sono stati momenti divertenti tra una gag e l’altra di Charles Barkley, ma raramente ci è capitato di vedere cose più brutte di questa! Ah, per la cronaca, JR Smith era vestito così…

Jr Smith vincitore del primo All Star Fashion, o quel che è...

JR Smith vincitore del primo All Star Fashion, o quel che è…