Dwight Howard

La vicenda che ha tormentato per quasi un intero anno gli ambienti NBA, arrivando probabilmente a stancare, per i continui tira e molla, anche i più resistenti appassionati di telenovele, ha scritto la parola fine. Dwight Howard infatti cambia squadra, vedendo realizzato il proprio desiderio di lasciare i Magic. Approda a Los Angeles, sponda Lakers, i cui tifosi sono autorizzati a sognare all’idea di vederlo in campo nello stesso quintetto insieme a Nash, Bryant e Gasol. Non ci sarà più invece Andrew Bynum, perché la complessa trade architettata che ha coinvolto 4 squadre, lo manda a Philadelphia insieme a Jason Richardson da Orlando. I 76ers invece sacrificano Andre Iguodala, spedito a Denver, mentre i Magic ottengono Arron Afflalo, Al Harrington, Nikola Vucevic e Moe Harkless – prima scelta dei Sixers di quest’anno -, una seconda chiamata 2013 dei Nuggets (di proprietà di Golden State), più una scelta protetta da ciascuna delle altre formazioni coinvolte. Per completare il quadro, L.A. riceve da Orlando anche Earl Clark e Chris Duhon.

Un grandissimo colpo per i Lakers, destinato a cambiare gli equilibri della lega. Non può essere altrimenti quando si sposta il giocatore più dominante nel pitturato, semplicemente il miglior centro in assoluto attualmente e probabilmente un giorno destinato ad essere inserito tra i migliori di sempre. Anche se la sua immagine è uscita seriamente danneggiata da questa vicenda, in cui ha dimostrato una certa fragilità e instabilità, cambiando più volte idea, l’ultima andando a firmare la cancellazione dell’opzione d’uscita dal contratto con i Magic prevista per quest’estate. Questa mossa, al contrario dell’apparenza, non lo ha in realtà riavvicinato ad Orlando. E non lo hanno fatto nemmeno i cambi dirigenziali e tecnici attuati dalla franchigia per convincerlo a condividere il nuovo progetto. All’incontro di luglio col nuovo g.m. Rob Hennigan ha confermato l’intenzione di voler essere ceduto, “minacciando” in caso contrario di andarsene a scadenza di contratto l’estate prossima. Ma Orlando, buttata via la scorsa stagione, non poteva permettersi di fare lo stesso con la prossima. Così, dopo svariati tentativi, ha finalmente – come si dice nella NBA – premuto il grilletto dello scambio.Un affare che sembra logicamente favorire i Lakers nell’immediato, ma in prospettiva anche per i gialloviola rimane l’incognita del contratto di Howard che è in scadenza 2013. E dunque c’è la necessità di convincerlo a firmare un’estensione. Può essere una situazione rischiosa perché, se non dovesse funzionare per qualsiasi motivo, il giocatore avrebbe comunque una via di fuga e una squadra come Dallas – che ha investito su diversi contratti annuali per avere spazio salariale l’anno prossimo – pronta ad accoglierlo. A vantaggio dei Lakers, la loro inclusione nella ristretta lista che Dwight aveva compilato per le destinazioni gradite. Anche se la preferita era Brooklyn, ma i Nets si sono fatti ingolosire dalla possibilità di prendere Joe Johnson ed hanno ingolfato il monte salari.

Così la spuntano i Lakers che – con Gasol più volte entrato ed uscito dall’affare e con Bryant che, in attesa di dichiarazioni ufficiali, è stato descritto come entusiasta alla ricezione della notizia – alla fine devono rinunciare a Bynum. Lo prendono – per farne un leader – i Sixers, e non i Cavs come poteva accadere in un’altra versione della trade studiata nelle settimane precedenti, e anche per lui il rischio è simile a quello con Howard visto che pure il suo contratto è in scadenza nel 2013. Philadelphia ci prova, conta anche sul fatto che il ragazzo è nato a Plainsboro, New Jersey – circa un’ora a nord della città dell’amore fraterno – ma senza aver prima parlato con gli agenti del giocatore e quindi senza garanzie di un’estensione che sarebbe molto importante (ora può firmare un prolungamento triennale da 60 milioni o diventare free agent ed essere eleggibile per un quinquennale del valore fino a 102 milioni). Anche perché il sacrificio fatto è significativo, con la prima scelta Moe Harkless spedita ad Orlando e Andre Iguodala a Denver.

L’uscita di scena di Iguodala e del suo pesante contratto può finalmente liberare lo spazio per Evan Turner, da tutti considerato troppo simile al prodotto di Arizona per poter realmente sviluppare il proprio talento. Denver ha accettato di accogliere Iguodala, allungando la sua ricca rotazione di elementi di talento funzionali al sistema, e in questo senso ha preso uno dei migliori interpreti, perché capace di fare tantissime cose sul parquet ma probabilmente non di essere quella prima punta che sarebbe servita più spesso a Phila. Orlando affida a Jacque Vaughn la ricostruzione, potendo far crescere un rookie di ottimo livello come Harkless, ma anche un tiratore in costante crescita nelle ultime stagioni come Afflalo, chiedendo solidità a Vucevic e sostituendo Ryan Anderson con un attaccante più completo come Al Harrington. Non ci sarà più Howard a generare attacco in mezzo all’area e la mancanza si farà sicuramente sentire, bisognerà voltare pagina e cambiare gioco rispetto alle ultime stagioni, ma poteva anche andare peggio.