Jason Kidd

Jason Kidd

La giornata odierna sarà ricordata negli archivi della NBA come la data dell’addio al basket giocato di Jason Kidd. Curiosamente il suo annuncio è arrivato solo 48 ore dopo quello di Grant Hill, un altro grandissimo talento – molto sfortunato – che ha illuminato con i suoi lampi di classe i parquet NBA, a cui il percorso di Kidd era in qualche modo rimasto legato sin dall’inizio dell’avventura, con il titolo di “Rookie of the Year” condiviso nel 1995. E che ora potrebbe vederli entrare insieme nella Hall of Fame.

40 anni, nell’ultima stagione con un ruolo secondario ed andato in calando sul campo ma molto considerato nello spogliatoio a New York, dopo aver vestito le maglie di Dallas, Phoenix e New Jersey, Kidd ha vinto il titolo con i Mavericks nel 2011 dopo averlo sfiorato per due volte in maglia Nets (2002 e 2003), due medaglie d’oro olimpiche ed è stato convocato 10 volte per l’All-Star Game. Aveva firmato l’estate scorsa un contratto con i Knicks valido fino al 2015, ma ha deciso di dire basta, una scelta che pare essere maturata proprio nel weekend appena passato: “La mia carriera professionistica è stata un viaggio fantastico, ma dopo 19 anni è giusto che finisca – ha detto in un comunicato – Ripensando al passato, ringrazio ogni singolo compagno o allenatore con cui ho condiviso qualche momento. Ma ora bisogna guardare avanti, magari farò l’allenatore o il commentatore televisivo”.

I 6.0 punti, 4.3 rimbalzi e 3.3 assist di questa stagione, finita in post-season con uno 0/17 al tiro nelle ultime 10 partite, non dicono niente della carriera di un giocatore fenomenale, una delle migliori point-guard che abbiano mai calcato i parquet NBA. Inserito per 5 stagioni nel primo quintetto NBA e 9 volte in uno dei primi due quintetti difensivi, Kidd chiude l’avventura con 12.6 punti, 8.7 assist, 6.3 rimbalzi e 1.93 recuperi di media, scrivendo il proprio nome come 2° assoluto nella storia della lega per numero di assist (12091) e recuperi (2684) – sempre dietro al solo John Stockton -, 3° per triple-doppie (107) e per canestri da tre realizzati, pur essendo stato considerato soprattutto ad inizio carriera un modesto tiratore dalla distanza. Clamorosa visione di gioco, rapidità di pensiero fuori dal comune, ha saputo migliorarsi col tempo e migliorare le squadre che ha potuto dirigere sul campo, portando i Nets a lungo perdenti fino a due Finali, i Mavs a vincere il titolo e anche vivendo il primo ritorno dei Knicks al 2° turno dei playoffs dopo una lunga assenza. Tutti aspetti che renderanno indelebile il suo nome nei libri storici della NBA.