Il crossover è forse il dribbling più famoso del basket. Consiste nel palleggiare da una mano all’altra il più velocemente possibile, per cambiare direzione e scartare l’avversario che ci fronteggia.

Se il crossover è particolarmente ben riuscito e ubriacante, si parlerà di ankle breaker: lo “spezza-caviglie”. Nonostante il nome minaccioso, non c’è nulla di violento o di illegale. Non c’entrano le carinerie difensive di Ron Artest (o Metta Worldpeace o The Panda’s Friend; ormai non si sa più come chiamarlo) o gli armadietti trasformati in oploteche dai due  “pistoleri” Crittenton e Arenas.
In America si usa quest’espressione solo per indicare un dribbling devastante, soprattutto per le articolazioni del difensore. Infatti, nel caso l’ankle breaker funzioni al meglio, il diretto avversario sarà costretto a muovere le proprie caviglie tanto repentinamente da ritrovarsi disorientato, senza equilibrio, al tappeto in un batter d’occhio. A questo punto, con il difensore a terra, per l’attaccante sarà un gioco da ragazzi (si fa per dire) andarsene indisturbato.

Sono tanti, troppi, gli esempi di crossover micidiali. Sarebbe impossibile elencarli tutti. Sul web si trovano video di ankle breaker di tutti i tipi, a tutte le latitudini e in tutte le categorie.

Qui qualche esempio più recente:

E qualcuno un po’ più datato, ma comunque indimenticabile. Perché chi di crossover ferisce, di crossover perisce; chiedere a sua maestà MJ.

 

I precedenti appuntamenti di Catch this?:

“50-40-90 club”

Amoeba defense


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