Dopo la notte dobbiamo ufficialmente rimangiarci le parole sul rientro in campo di Rasheed Wallace, apparso leggermente a suo agio nella prima sconfitta dei Knicks, che ci ha consegnato i Memphis Grizzlies con il miglior record della lega.

Preparatore atletico mascherato o meno permetteteci un minuto di silenzio in onore a Z-BO e al suo Team: semplicemente una squadra davvero solida e ben allenata.

Memphis Grizzlies starting five

Superati i doverosi complimenti ai vincente vogliamo spendere due parole per Pablo Prigioni, playmaker argentino con IQ da far invidia ai cervelloni del MIT, che ci fa pensare quanto era forte e cerebrale l’Argentina di Pepe Sanchez, dove lui era semplicemente il suo back up, quando ha vinto la medaglia di legno ai Mondiali in Giappone nel 2006.

E pensare che se solo questa umiltà di testare la lega a 35 anni suonati l’avesse avuta Dejan Bodiroga nei suoi anni d’oro, forse oggi si parlerebbe ancora meglio del Serbo che ha vinto tutto in Europa.

Il nostro appuntamento odierno è dedicato principalmente ai giocatori del futuro: quello attuale e quello che deve ancora venire.

Chi sta davvero stupendo sera dopo sera, anzi giocata dopo giocata è Damian Lillard rookie ventiduenne dei Blazers che nelle prime nove uscite stagionali ha registrato 19.3 punti con 6.4 assistenze tirando un battito di ciglia sotto il 40% nelle triples (39,7%). Se le statistiche sono buone, possiamo ciecamente confermarvi che sono solo una piccola parte degli attributi dimostrati sul rettangolo di gioco da questo ragazzo, già leader designato dopo solo venti giorni tra i PRO.

Se l’ombra del rookie wall non scenderà sulla sua season, preparatevi a sentir molto spesso il suo nome.

Ma la cosa ancor più interessante è che Lillard, oltre ad arrivare da Weber State non proprio un’ Università dell’elite del College basket, in controtendenza con la maggior parte dei talenti di oggi, ha completato quattro anni di Università laureandosi in “Technical Sales”.

Per onor di cronaca avrebbe saltato la sua stagione da senior, dopo aver ottenuto la “redshirt” nel 2010-2011 per un infortunio al piede che gli ha permesso di giocare solo 9 gare.

Nell’ultima stagione a Weber State, il ragazzo aveva dimostrato una certa confidenza con il canestro e con 24.5 punti ad allacciata di scarpe (+5 rebs e 4 assist) era arrivato secondo tra i migliori marcatori della nazione e già dalle prime partite ufficiali si è dimostrato tra i più pronti a scendere in campo al piano di sopra.

Forse il College serve ancora a qualcosa come sostengono i coach NCAA o forse conta la provenienza da Oakland che, se non ricordiamo male, dovrebbe aver regalato alla lega altre due point guard abbastanza bravine: Jason Kidd e Gary Payton.

Se per Lillard le cose funzionano, non si può dire lo stesso per Royce Whyte che è stato spedito in D-League e ha già suscitato tanti problemi ai Rockets da iniziar a meditare sul fatto che i disturbi d’ansia che il ragazzo soffre gli potrebbero costare la carriera NBA.

Lo sguardo titubante di Royce White

Per ora i Rockets continuano a sostenerlo (anche se ha perso qualche dollaro in multe) ma, come dimostrano le tweets del player sul social network, la battaglia è appena iniziata.

Un altro giocatore molto futuribile che non sta mostrando i miglioramenti attesi è Derrick Williams di Minnesota, autentico idolo agli Arizona Wildcats tanto da dominare la stagione 2010-2011, seconda scelta al Draft dello scorso anno e dunker da all star game, è il classico incrocio tra ala forte e ala piccola che realmente non ha ancora trovato ruolo nella NBA.

Con l’infortunio di Kevin Love i T’Wolves speravano di vedere dei progressi dal secondo anno, ma 8.8 punti e 5.5 rebs in 22.2 minuti con un preoccupante 32% dal campo stanno mettendo in difficoltà la dirigenza, visto che il potenziale inesplorato del saltatore da Arizona ha ancora buon mercato e può tornar utile in una trade per cercare di migliorare la squadra.

Secondo noi lui più di altri è orfano del talento di Rubio, ma non siamo sicuri che a Minnesota avranno tutta questa pazienza di aspettarlo, anche perché hanno già perso la scommessa con Wesley Johnson finito ai Suns.

Rimanendo sul discorso degli schiacciatori da All’Star Game, vogliamo segnalarvi un senior di Minnesota University: Rodney Williams jr, del quale abbiamo visto una poderosa schiacciata l’altra notte nel match contro Tenn State.

Purtroppo non abbiamo trovato il video di quella prodezza ma vi postiamo gli highlights della scorsa stagione per farvi un’idea.

httpv://www.youtube.com/watch?v=A85iobwnYg4

In odore di secondo giro nel Draft del prossimo anno, il ragazzo sa fare una sola cosa molto bene e si vede, per il resto c’è ancora tanto lavoro…

Scendiamo ancora di un altro piano e ci spostiamo a Huntington prep St. Joseph high school, team al primo posto del ranking di Usa Today, che nell’esordio dell’11 Novembre ha rifilato un ventello agli avversari (73-52) con 24 della small forward canadese Andrew Wiggins, candidato a prima scelta assoluta nel 2014.

Agile, felpato, con un primo passo esplosivo e un jumper affidabile anche al range NBA, il ragazzo muove abbastanza bene i suoi 201 centimetri sul campo già a 17 anni. Ormai sui nuovi atleti non fa più notizia ma la sua apertura di braccia sfiora i sette piedi!

Dalle immagini (è il numero 22) sembra in corsa con Gerald Green nella speciale classifica “tocca il ferro con il mento”.

httpv://www.youtube.com/watch?v=1Rfs4G8qfEI

 

See you soon

([email protected])