È una Division di ferro, una di quelle che potrebbe produrre due serie contendenti all’anello, ovvero i campioni in carica dei Warriors e i rinforzati Clippers. È tutto? Ovviamente no. C’è la voglia di riscatto dei Lakers, la grande attesa Sacramento e l’incognita Phoenix. Non sarebbe un’eresia se affermassimo che questa Pacific Division risulta essere la più competitiva mai vista, con nessuna squadra “materasso”, perché Lakers e Suns non staranno di certo a guardare nonostante il tasso tecnico inferiore rispetto alle altre. Volti nuovi eccellenti, assetti che potrebbero cambiare, ma il livello rimane molto alto.
Esaminiamo singolarmente le componenti della Pacific, tra California e Arizona, tra chi la storia l’ha fatta in passato e chi la sta facendo in questi ultimi anni.

 

GOLDEN STATE WARRIORS

I campioni in carica cercheranno di concretizzare un back-to-back che si rivelerà tutto tranne che semplice, visto come si sono attrezzate le pretendenti al titolo. Pochi, pochissimi cambiamenti rispetto alla passata stagione e non si può di certo dar torto a chi ha preso questa scelta. Non cambierà l’assetto imposto da Kerr, come presumibilmente non cambierà l’apporto dei soliti Curry, Thompson, Green e degli altri protagonisti della scalata che ha portato nella bacheca dei Warriors un titolo che mancava da quarant’anni.

I Warriors campioni NBA, lo scorso giugno (foto abcnews.go.com)

I Warriors campioni NBA, lo scorso giugno (foto abcnews.go.com)

Ha cambiato maglia e conference David Lee, approdato ai Celtics per ritrovare minuti da protagonista e per ricoprire un ruolo di guida mentale in un roster giovane ma con ampi margini di miglioramento. Hanno l’MVP della passata regular season e come considerazione basta e avanza, ma sarebbe da stolti pensare che un Curry in versione alieno possa bastare per arrivare ancora in fondo. Servirà lo stesso impatto di Iguodala, miglior giocatore delle Finals e difensore di livello assoluto e sarà necessario lo stesso apporto di Draymond Green, un fattore troppo prezioso per Golden State grazie alla sua capacità nell’attaccare il canestro in diversi modi e contribuendo difensivamente a contrastare spesso e volentieri attaccanti straordinari. Ci sarà bisogno di più continuità da parte di Klay Thompson, per dimostrare di non essere solo un tiratore sopra la media e un’eccellente spalla di Steph. E, come sempre, la panchina dovrà essere sempre all’altezza, per far sì che il livello in campo sia sempre molto alto, elemento necessario per puntare con decisione a dominare la Western Conference e, perché no, l’intera Lega.

Roster: Leandro Barbosa (G), Harrison Barnes (F), Andrew Bogut (C), Ian Clark (G), Stephen Curry (G), Festus Ezeli (C), Draymond Green (F), Andre Iguodala (G/F), Shaun Livingston (G), Kevon Looney (F), James McAdoo (F), Tony Mitchell (F), Brandon Rush (G/F), Marreese Speights (C/F), Jason Thompson (F), Klay Thompson (G).

Partenze: Justin Holiday, Ognjen Kuzmic, David Lee.

 

 

LOS ANGELES CLIPPERS

Paul Pierce, qui durante la sua presentazione in maglia Clippers (foto Mark J. Terrill)

Paul Pierce, qui durante la sua presentazione in maglia Clippers (foto Mark J. Terrill)

È l’altra grande favorita della division e in generale a ovest, insieme ai Warriors, agli Spurs e ai Rockets. Squadra estremamente completa, alla quale sono stati aggiunti eccellenti volti nuovi. Il nucleo del team è rimasto immutato, se si esclude la partenza di Matt Barnes, con la diatriba legata al rinnovo di DeAndre Jordan, destinato inizialmente ai Mavs per poi fare dietrofront e restare a Los Angeles. L’altro grande cambiamento nel roster riguarda l’arrivo di Lance Stephenson, dopo l’esperienza durata un anno in maglia Hornets. Nel giro di pochi giorni sono stati firmati Wesley Johnson, Paul Pierce, Cole Aldrich e Josh Smith, ai quali si è unito il rinnovo di Austin Rivers e il rookie Branden Dawson. Pablo Prigioni e Luc Mbah a Moute hanno completato il roster.
Se già lo scorso anno rappresentavano una delle squadre più temibili, a maggior ragione dopo aver eliminato gli allora campioni in carica degli Spurs, per ciò che riguarda la stagione corrente è doveroso pensare alla squadra di Doc Rivers come a una delle più attrezzate per arrivare a centrare il bersaglio grande. Un allenatore adeguato e un direttore d’orchestra di livello assoluto come Chris Paul, una guardia tiratrice come J.J. Redick e una power forward del calibro di Blake Griffin. Finita qui? Certo che no. Dalla panchina si alza uno dei migliori sesti uomini probabilmente della storia, ovvero Jamal Crawford, giocatore di culto e talento stimato dagli addetti ai lavori per la sua capacità di crearsi il tiro dal palleggio nelle condizioni più insperate, magari guadagnandosi un fallo e creando una potenziale giocata da 4 punti (leader all-time).

Lance Stephenson, da Charlotte a Los Angeles (foto isportsweb.com)

Lance Stephenson, da Charlotte a Los Angeles (foto isportsweb.com)

Gli ingredienti ci sono tutti e i presupposti sono decisamente ottimi; starà alla banda di coach Rivers dimostrare che questo potrà essere l’anno buono per puntare dritti alla Western Conference e al titolo, due obiettivi mai centrati nella storia della franchigia.

Roster: Cole Aldrich (C), Jamal Crawford (G), Branden Dawson (F), Blake Griffin (F), Wesley Johnson (G), DeAndre Jordan (C), Luc Mbah a Moute (F), Chris Paul (G), Paul Pierce (G-F)Pablo Prigioni (G), J.J. Redick (G), Austin Rivers (G), Josh Smith (F), Lance Stephenson (G), CJ Wilcox (G).

Partenze: Matt Barnes, Glen Davis, Jordan Hamilton, Spencer Hawes, Lester Hudson, Dahntay Jones, Hedo Turkoglu, Ekpe Udoh.

 

LOS ANGELES LAKERS

Va bene che sono diventati la seconda franchigia di Los Angeles, va bene che gli infortuni hanno influenzato tremendamente la passata stagione, va bene che la composizione del roster è sempre e comunque esposta a critiche. Ma questa è la squadra di Kobe, il gialloviola è la sua seconda pelle e la promessa d’amore fatta alla Città degli Angeli non ha vacillato neanche nei momenti più bui, anche se in alcuni casi sarebbe stato molto più facile tagliare la corda e recarsi a vincere in altre parti degli States.

Roy Hibbert, Louis Williams e Brandon Bass, new entry ai Lakers (foto Brad Graverson/staff)

Roy Hibbert, Louis Williams e Brandon Bass, new entry ai Lakers (foto Brad Graverson/staff)

La squadra è indubbiamente cambiata rispetto allo scorso anno, avendo aggiunto tasselli importanti per circondare lo stesso Kobe di compagni adeguati. Perché è sempre più una questione di giocatori funzionali, piuttosto che di giocatori con nomi altisonanti che rischiano di trasformarsi in flop. È arrivato Roy Hibbert, un lungo di spessore che non sempre ha saputo dimostrare il suo valore e che, ovviamente, ha dei limiti abbastanza visibili. Si aggiungono al roster altri due elementi di rilievo come Louis Williams e Metta World Peace, di ritorno in NBA dopo le esperienze in Cina e in Italia, a Cantù. Williams ha diversi punti nelle mani e risulta quasi più efficace dalla panchina che in quintetto, come dimostrano gli ultimissimi anni. La scommessa Marcelinho Huertas desta molta curiosità tra gli addetti ai lavori, per un giocatore non usuale che potrebbe rivelarsi una bella scoperta oltreoceano.

Julius Randle e D'Angelo Russell, il volto giovane dei gialloviola (foto lakers.com)

Julius Randle e D’Angelo Russell, il volto giovane dei gialloviola (foto lakers.com)

Ci vorrebbe una sezione ad hoc per parlare degli uomini “cari a Kobe”, ma potrebbero anche bastare poche righe per rendere l’idea, e qui ne abbiamo ben due: Julius Randle e D’Angelo Russell. Giocatore completo il primo, promessa per il futuro il secondo. Randle ha subito un brutto infortunio lo scorso anno, che l’ha costretto a saltare l’intera stagione, ed è mancato tremendamente ai Lakers nella sua annata da rookie. Russell è la seconda scelta assoluta dell’ultimo draft, arrivato da Ohio State, e su di lui ci sono molte aspettative. Ogni tanto si abusa del termine “ricostruzione”, ma in una situazione come quella di LA risulta quantomeno necessaria una prospettiva come questa; non bisognerà più accontentarsi di mettere delle pezze dove si intravedono difficoltà, bensì trovare elementi validi per dare continuità a un progetto. Un volto nuovo come quello di Brandon Bass vicino a canestro può solo fare bene alla squadra, essendo un giocatore semplice e concreto, ciò che serve proprio ora dopo una pericolosa spirale di annate negative.

Roster: Brandon Bass (F), Tarik Black (C/F), Anthony Brown (F), Jabari Brown (G), Kobe Bryant (G), Jordan Clarkson (G), Roy Hibbert (C), Marcelo Huertas (G), Ryan Kelly (F), Larry Nance Jr. (F), Julius Randle (F), D’Angelo Russell (G), Robert Sacre (C), Louis Williams (G), Metta World Peace (F), Nick Young (F/G).

Partenze: Vander Blue, Carlos Boozer, Ed Davis, Wayne Ellington, Jordan Hill, Wesley Johnson, Jeremy Lin, Ronnie Price.

 

PHOENIX SUNS

Tyson Chandler, nuovo centro dei Suns (foto USA TODAY Sports)

Tyson Chandler, nuovo centro dei Suns (foto USA TODAY Sports)

Un record sotto il 50%, ma non di molto, ha condannato i Suns a dover abbandonare il sogno Playoffs la scorsa stagione. La squadra non ha subito grossi cambiamenti, ma non ha neanche modificato apparentemente il suo valore per fare qualche passo in avanti. L’unico vero colpo dovrebbe essere Tyson Chandler, un lungo vero in grado di proteggere il canestro e giocare l’alto-basso come pochi sanno fare. Due volti nuovi di un certo rilievo sono Mirza Teletovic e Sonny Weems, provenienti da una stagione tormentata di problemi il primo e dall’esperienza europea al CSKA il secondo, da assoluto protagonista sia in Russia che in Eurolega. Marcus Morris e Danny Granger sono due eccellenti partenze, giocatori che potevano dare molta profondità al reparto esterni e con diversi punti nelle mani, così come Gerald Green, enorme talento che forse aveva trovato la sua dimensione dopo tante stagioni nel limbo. Brandon Knight ed Eric Bledsoe formano un reparto guardie di tutto rispetto, in grado di assicurare quasi sempre una quarantina di punti ad apparizione. Spetterà a loro guidare l’attacco dei Suns in termini di efficienza, ma sarà fondamentale che i comprimari riescano a salire di livello, per potersi imporre come obiettivo stagionale la lotta agli ultimi posti disponibili a ovest.

Roster: Eric Bledsoe (G), Devin Booker (G), Tyson Chandler (C), Archie Goodwin (G), Cory Jefferson (F), Brandon Knight (G), Alex Len (C), Jon Leuer (F), Markieff Morris (F), Ronnie Price (G), Mirza Teletovic (F), P.J. Tucker (F), TJ Warren (F), Sonny Weems (G/F).

Partenze: Earl Barron, Reggie Bullock, Danny Granger, Gerald Green, Jerel McNeal, Marcus Morris, Marcus Thornton, Brandan Wright.

 

SACRAMENTO KINGS

Marco Belinelli, nuovo volto dei Kings (foto Getty Images)

Marco Belinelli, nuovo volto dei Kings (foto Getty Images)

La squadra della capitale californiana sarebbe la candidata numero uno se esistesse il premio di “Most Improved Team”, avendo agito sul mercato in estate come pochi hanno saputo fare. Con l’arrivo di Rajon Rondo si è creato un asse play-pivot come potrebbero essercene pochi nella Lega, essendo a tutti gli effetti DeMarcus Cousins uno dei più forti, se non il più forte centro in circolazione. A questo si aggiungono innesti che possono fin da subito essere protagonisti con un minutaggio di qualità, come Marco Belinelli e Quincy Acy. Il primo, dopo il titolo a San Antonio e l’Europeo di alto livello giocato a settembre, è pronto per vivere un’esperienza da protagonista con l’adeguata maturità; il secondo, invece, fa della concretezza il suo punto forte ed è una vecchia conoscenza dei Kings. Un veterano come Caron Butler e un rookie come Cauley-Stein apporteranno, rispettivamente, la giusta dose di esperienza e freschezza vicino a canestro. Kosta Koufos sarà un eccellente cambio dei lunghi, come dimostra la sua crescita costante nelle ultime stagioni. Seth Curry dovrà dimostrare di poter stare in campo a questi livelli, data la sua poca esperienza in partite “vere” e dato che non basta essere fratelli dell’MVP per meritarsi un posto nel roster, soprattutto quando il tuo coach si chiama George Karl. James Anderson torna in NBA dopo la parentesi allo Zalgiris Kaunas per guadagnarsi un posto nelle rotazioni, mentre chi nelle rotazioni è da sempre presente, meritandolo a pieno titolo, è il solito Rudy Gay, giocatore dall’incredibile completezza e ormai uomo franchigia insieme a Cousins. Completano il roster McLemore, Collison e Casspi, elementi di grande importanza nell’ultimo anno, efficaci sia partendo in quintetto che subentrando a partita in corso, ai quali si aggiungono il sophmore Moreland e il rookie Dukan.

Rajon Rondo e DeMarcus Cousins, entrambi usciti da Kentucky, ora compagni a Sacramento (foto forbes.com)

Rajon Rondo e DeMarcus Cousins, entrambi usciti da Kentucky, ora compagni a Sacramento (foto forbes.com)

Un roster ben assortito e competitivo, un allenatore che sembra trovarsi al posto giusto nel momento giusto, uno dei pubblici più chiassosi di tutta l’America. La squadra della capitale (della California) potrebbe tornare davvero grande.

Roster: Quincy Acy (F), James Andreson (G/F), Marco Belinelli (F), Caron Butler (F), Omri Casspi (F), Willie Cauley-Stein (C), Darren Collison (G), DeMarcus Cousins (C), Seth Curry (G), Duje Dukan (F), Rudy Gay (F), Kosta Koufos (C), Ben McLemore (G), Eric Moreland (F/C), Rajon Rondo (G).

Partenze: Reggie Evans, Ryan Hollins, Carl Landry, Ray McCallum, Andre Miller, Nik Stauskas, David Stockton, Jason Thompson, Derrick Williams.