Jahlil Okafor, speranza dei Philadelphia 76ers

Jahlil Okafor, speranza dei Philadelphia 76ers (getty images)

Secondo appuntamento stagionale con il nostro consueto report sull’Atlantic division, al momento il raggruppamento più deludente di tutta la Lega in termini di classifica: vediamo nel dettaglio come stanno le cinque squadre che ne fanno parte.

Toronto Raptors: Nell’appuntamento di due settimane fa ci eravamo lasciati così: “i ragazzi di coach Casey attesi da 4 trasferte consecutive contro Dallas, Oklahoma City, Orlando e Miami”, oggi, senza dare giudizi definitivi, possiamo dire che il responso non è certo stato dei migliori. Dopo una vittoria con Dallas sono arrivate 3 sconfitte consecutive (sconfitta interna anche contro i Knicks). Nel momento in cui scriviamo Toronto è prima della division, con un record discreto di 7-4 e un appena sufficiente 4-3 in trasferta. Efficace nel controllo dei tabelloni, terza nel differenziale tra rimbalzi concessi e catturati e seconda per rimbalzi concessi agli avversari, Toronto vive e muore attorno alle giocate degli esterni DeRozan e Lowry, che in due provvedono a oltre 40 punti, 10 rimbalzi e 11 assist di squadra. L’innesto, discusso, in estate, di DeMarre Carrol, per ora sembra funzionare. L’ex Atlanta ha innalzato il livello di aggressività dell squadra: è un aiuto importante a rimbalzo e viaggia a 12.8 punti di media. Deve ancora crescere nel tiro da 3, sua specialità, dove è fermo al 35%. La stagione dei “Raps” si gioca in post season, ma se il buon giorno si vede dal mattino, i tifosi dei canadesi non possono dormire sonni tranquilli.

Boston Celtics: Dopo un avvio di stagione non facile (1-3 nelle prime 4) i Celtics hanno cambiato passo e sono reduci da 4 vittorie nelle ultime 5 partite quando hanno battuto avversari non facili come Washington e Milwaukee, ma soprattutto due squadre di prima fascia come Hawks e Thunder. Il merito è di un attacco equilibrato che, a parte gli oltre 20 punti a serata di Isaiah Thomas, vede altri 4 giocatori in doppia cifra e tre che ne segnano almeno 8. Tutto questo però è ben equilibrato da una difesa che concede poco agli avversari: su 100 possessi Boston concede infatti appena 94.4 punti, meglio di lei solamente 3 squadre: San Antonio, Miami e Golden State, non proprio le ultime arrivate. Registriamo infine la crescita di Jared Sullinger che pur giocando 3 minuti di media in meno rispetto alle ultime due stagioni è al massimo in carriera per carambole catturate (9.2) per percentuale dal campo (48.3%), ma soprattutto da 3 punti, distanza da cui tira leggermente di meno, ma molto meglio (36.4%).

New York Knicks: La stagione di New York, come era lecito aspettarsi, continua tra alti e bassi, ma la squadra, come evidenziato nei precedenti appuntamenti, ha finalmente un senso logico e qualche certezza in più anche da un punto di vista tecnico e nel bilanciamento degli uomini. A stupire è soprattutto il rookie lettone Kristaps Porzingis. Che il ragazzo fosse un talento vero era sotto gli occhi di tutti, che fosse già pronto a questo livello un po’ meno. Partito sempre in quintetto, Porzingis è già entrato in diverse Top 10 con le sue giocate spettacolari, ma soprattutto si è rivelato un elemento importante sui due lati del campo e viaggia a 11.4 punti e 8.4 rimbalzi di media in poco più di 24 minuti sul terreno di gioco. Da segnalare infine il ritorno sul parquet di Arron Afflalo che dopo aver saltato le prime otto gare di stagione ha finalmente fatto il suo esordio. Schierato subito in quintetto l’ex Magic non sembra il giocatore dei tempi migliori, ma il suo lavoro in difesa e la sua pericolosità sul perimetro saranno fondamentali nel corso della stagione, vista la mediocrità della Conference sognare i Playoff non è utopistico, ma a questa squadra mancano ancora molti (troppi) tasselli per pensare in grande.

Brooklyn Nets: Avvio di stagione disastroso per i Nets che, dopo 10 partite, hanno un record terrificante di 1-9. Provando a guardare il bicchiere mezzo pieno possiamo dire l’unica vittoria è arrivata, dopo 7 sconfitte consecutive, contro Houston ed è stata seguita da una sconfitta in volata contro la Sacramento di un Cousins devastante da 40+13 seguita poi da un’altra “L” sul campo dei Golden State Warriors, trascinati al supplementare. Possiamo anche dire che solo Detroit ha giocato in trasferta tanto quanto Brooklyn, 7 partite su 10 lontano da casa e che i Nets hanno già affrontato Chicago, San Antonio, Memphis, Atlanta, Milwaukee (2 volte) Houston e Golden State. Insomma un calendario che avrebbe messo tutti alla prova, ma che vede comunque gravi responsabilità da parte dei ragazzi di Lionel Hollins, penultimi per punti realizzati su 100 possessi, terzultimi per quanto riguarda la percentuale “reale” e ultimi nel tiro da tre, con un misero 26.5% dal campo. Novembre si chiuderà con altre 4 trasferte a fronte di 3 partite casalinghe, ma soprattutto tutte e 7 le partite saranno contro avversari con almeno il 50% di vittorie. Difficile quindi pensare a improvvisi cambi di rotta, ma qualche vittoria in più può e deve arrivare.

Philadelphia 76ers: Indicati da chiunque come la peggior squadra della NBA, i Sixers non hanno fatto nulla per strapparsi di dosso quest’etichetta e sono gli unici, in tutta la Lega, ancora a secco di vittorie. Con 10 sconfitte in altrettante partite i ragazzi di coach Brett Brown sono nelle ultime posizioni in diverse classifiche, non sono solo in quella delle vittorie. Nessuno segna poco come loro su 100 possessi (92.1 punti mentre Brooklyn, penultima, arriva almeno a 96.3), sono penultimi per percentuale “reale” dal campo e ultimi nella poco invidiabile categoria delle palle perse. Solo in tre occasioni hanno scollinato oltre quota 100, ma hanno concesso agli avversari di farlo 7 occasioni. Jahlil Okafor, con i suoi 19.2 punti e 7.5 rimbalzi a partita si candida a rookie dell’anno e la sua convivenza con Nerles Noel non sembra più così utopistica, ma sulla varietà della coppia restano comunque parecchi dubbi. Il vero problema comunque è il reparto esterni dove, in attesa del rientro di Tony Wroten, nessuno sembra in grado risollevare la situazione. Stauskas e Canaan, semplicemente, non possono essere due titolari in una squadra NBA, men che meno in contemporanea. Infine, tra le ali, segnaliamo anche la pesante assenza di Robert Covington Jr. pezzo importante per questa squadra, che quest’anno rischia di entrare nuovamente nel libro dei record dalla parte sbagliata.


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