Con i Thunder saldamente terzi ad Ovest e i Nuggets e i T’Wolves fuori dai Playoffs (per ora la matematica condanna solo Minnesota), nella Northwest Division i riflettori sono puntati su Portland e Utah: i Trail Blazers hanno incredibilmente raggiunto la sesta piazza e non possono permettersi di abbassare la guardia, mentre i Jazz stanno combattendo con Houston e Dallas per gli ultimi due biglietti per la Postseason. La Regular Season sta volgendo al termine e fino alla fine potrebbero avvenire colpi di scena.

Dalla quinta alla nona posizione può ancora succedere di tutto e due team della Northwest Division sono coinvolti in questa battaglia (Foto: ESPN)

Dalla quinta alla nona posizione può ancora succedere di tutto e due team della Northwest Division sono coinvolti in questa battaglia (Foto: ESPN)

Oklahoma City Thunder (52-46, terzi ad Ovest): la truppa di coach Donovan sta vivendo un momento molto positivo dopo i tentennamenti avuti tra la fine di Febbraio e l’inizio di Marzo. OKC, infatti, ha una serie aperta di otto vittorie consecutive (la più ampia della stagione) con la bellezza 117.2 punti di media registrati. Non ci sono dubbi che questi ragazzi siano in grado di segnare tanto (secondo attacco della Lega per cifre) e di vantare un record del 70%, ciò che lascia perplessi è la loro difesa, la fluidità offensiva, la validità della panchina e la capacità di battere le grandi come Golden State, San Antonio o Cleveland. L’attuale striscia positiva, senza togliere meriti a nessuno, è arrivata anche grazie ad un calendario che si è rivelato generoso; l’unica eccezione va fatta per la nettissima “W” esterna sul campo dei Raptors di ieri notte, visto che gli Spurs hanno perso alla Chesapeake Energy Arena quando coach Popovich ha fatto riposare Aldridge, Leonard, Duncan, Parker e Ginobili. I Thunder hanno sicuramente ritrovato il sorriso quando il “Dynamic Duo” ha alzato l’asticella: Kevin Durant ha sette “trentelli” a Marzo e ha esteso a 59 la serie di gare in cui ha messo a referto almeno 20 punti; invece Russell Westbrook, ultimamente un po’ più ordinato e meno istintivo (sottolineiamo “un po’”), contro Toronto ha collezionato la sua settima tripla doppia del mese, la sedicesima dell’annata.

Le due stelle della RIP City (Foto: Nbarevolution.com)

Le due stelle della RIP City (Foto: Nbarevolution.com)

Portland Trail Blazers (39-36, sesti ad Ovest): Damian Lillard e CJ McCollum, a mani basse il giocatore più migliorato della stagione, stanno guidando un organico smantellato nel mercato estivo all’impresa più affascinante del 2015-16. Nelle ultime settimane, però, la compagine di coach Stotts si è sempre andata a schiantare contro le grandi (sconfitte contro Golden State, Oklahoma City, San Antonio e Clippers) e ha accusato un pronosticabile calo di energie rispetto al mese di Febbraio che ha scombussolato le carte della Western Conference. Ma il momento a dir poco complesso dei Rockets e dei Mavs (132-120 per Dallas in overtime il 20 Marzo e 109-103 per Portland tre giorni dopo) è uno dei tanti segnali a favore della RIP City, che ora può addirittura puntare alla quinta posizione dei Grizzlies. Allo stesso tempo una settimana storta (mancano sette gare) potrebbe in un batter d’occhio far tornare i Trail Blazers sulla terra ed è per questo che abbassare la guardia potrebbe rivelarsi fatale. La difesa, con 103.9 punti concessi di media, continua ad essere il problema numero uno del team dell’Oregon.

Utah Jazz (37-37, settimi ad Ovest): proprio quando i Playoffs sembravano allontanarsi, la franchigia di Salt Lake City ha inanellato una serie di quattro vittorie di fila dall’11 al 17 Marzo (battendo anche i Cavaliers) ed è sopravvissuta egregiamente alle cinque trasferte consecutive espugnando Milwaukee, Houston e Minneapolis. Utah è una squadra limitata dal punto di vista del talento ed è troppo attaccata ai suoi rigorosi giochi offensivi, ma con una grande chimica e la solita difesa di altissimo livello (96.1 punti concessi di media, solo gli Spurs fanno meglio) ha dimostrato di poter risalire per giocarsi fino all’ultimo un biglietto per la postseason. La truppa di coach Stotts, inoltre, è riuscita ad ottenere buoni risultati senza il leader Gordon Hayward (19.6 punti). Il merito va assegnato specialmente a Rodney Hood (per lui un nuovo record di franchigia, come si può notare dal tweet qui sotto), Derrick Favors e Shelvin Mack; quest’ultimo agli Hawks non aveva mai toccato i 20 minuti in campo ed ora con la sua nuova casacca dei Jazz sta avendo un impatto notevole in termini di punti e playmaking (12.2 punti e 6.5 assist a Marzo).

 

Denver Nuggets (31-43, decimi ad Ovest): la differenza tra la franchigia del Colorado e le squadre che lottano per i Playoffs è decisamente più ampia rispetto a quelle cinque-sei partite che si possono notare dalla classifica. Kenneth Faried è rientrato dopo cinque gare ai box, il leader e miglior realizzatore Danilo Gallinari (19.5 punti e 5.3 rimbalzi) è fuori da un mese con la rottura di due legamenti della caviglia (stagione finita al 99%) e l’organico è immaturo e senza un’identità difensiva. Il discorso legato ai Nuggets, però, è molto simile a quello dei Timberwolves: il talento c’è, il progetto anche e il futuro potrebbe rivelarsi radioso. Il rookie Emmanuel Mudiay sta confermando sempre più il suo inestimabile valore (12.3 punti e 5.5 assist totali, 15.9 punti a Marzo) e non vanno dimenticati il gioiellino serbo Nikola Jokic (9.9 punti e 6.6 rimbalzi), Gary Harris (12.2 punti) e Jusuf Nurkic. Il ‘Gallo’, infatti, ha dimostrato di credere nei piani della dirigenza e ha ammesso di aver detto “NO” a Clippers e Celtics prima della trade deadline: l’anno prossimo, a soli 28 anni, l’azzurro sarà il veterano attorno al quale potrà avvenire la risalita della Mile High City del basket. Ricordiamoci, infine, che coach Malone da ottobre avrà a disposizione un Wilson Chandler in più.

Minnesota Timberwolves (25-49, tredicesimi ad Ovest): una difesa da mani nei capelli (106.0 punti concessi a uscita), poca organizzazione offensiva, tanta immaturità e un talento che non si è mai amalgamato correttamente. La stagione dei deludenti ma promettenti T’Wolves ha già smesso di avere un senso da un bel pezzo (è matematica l’esclusione dai Playoffs), con le ultime partite che stanno servendo principalmente a dare ai giovani più minuti e responsabilità. Le due vittorie di fila contro Sacramento e Washington (132-129 dopo due supplementari) hanno dato perfettamente l’idea del magnifico potenziale di questo organico, guidato ultimamente da un Karl-Anthony Towns che ha già in tasca il premio di Rookie of The Year: versatile, intelligente, fenomenale e con dei numeri che solo i grandi campioni della storia sono riusciti a collezionare al primo anno (22.3 punti e 10.5 rimbalzi a Marzo e 18.3 punti, 10.3 rimbalzi e 1.7 stoppate totali). Apprezzabili e confortanti anche i passi avanti di un Zach LaVine da ben 19.1 punti di media in questo mese, anche se è meglio lasciar perdere l’aspetto difensivo e la gestione degli attacchi. Kevin Garnett, fermo dal 25 Gennaio per un problema al ginocchio, non dovrebbe più rientrare: appenderà le scarpette al chiodo?


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