Solo Oklahoma City e Utah, nella Northwest Division, si trovano attualmente tra le prime otto della Western Conference. Portland, Minnesota e Denver, con dei record abbondantemente al di sotto del 50%, continuano invece a lottare non solo per il terzo posto in questo gruppo ma anche per strappare un biglietto per i Playoffs. Non a caso, queste ultime tre squadre, sono tra le undici peggiori della Lega per punti subiti.

 

I Thunder esultano contro i Clippers (Foto: Zimbio.com)

I Thunder esultano contro i Clippers (Foto: Zimbio.com)

Oklahoma City Thunder (24-10, terzi a Ovest): la truppa di coach Donovan sta continuando a vincere (solo tre “L” a Dicembre) per consolidarsi come terza forza della Western Conference dietro a Golden State e San Antonio, che hanno decisamente una marcia in più di questi ambiziosi ma non sempre ortodossi Thunder. La loro difesa rimane di basso livello (100.2 punti concessi) e il loro attacco continua ad essere tra i primi della Lega per produzione di punti (108.7, secondi in NBA), ma non è sempre piacevole osservare l’organico di OKC all’opera ed è per anche per tale motivo che le cifre possono ingannare: si alternano minuti di fluidità offensiva a momenti in cui sul parquet si vede di tutto tranne che uno schema di pallacanestro. Questa situazione passa volentieri dalle letture di Russell Westbrook (25.6 punti, 9.3 assist, 6.7 rimbalzi e 4.3 palle perse), che tende ad abusare del palleggio per partire sulla tangente senza seguire l’uomo libero e lo sviluppo del gioco attorno a lui; non sono rari i casi in cui Kevin Durant (26.6 punti e 7.4 rimbalzi), autore di una stagione fenomenale, viene completamente ignorato nella singola azione dalla sua point guard. Quando il duo RW-KD collabora, però, non ce n’è per nessuno e Oklahoma City riesce ad esprimere tutto lo straordinario potenziale che ha a disposizione. Da segnalare la crescita del lungo turco Enes Kanter (11.9 punti e 7.9 rimbalzi, quarto in assoluto nell’ultimo mese dell’anno nel PER), protagonista di un incoraggiante momento di forma coincidente, non a caso, con la continuità di risultato raggiunta dai Thunder.

Utah Jazz (15-17, settimi a Ovest): sembra incredibile ma nella Western Conference di questa strana stagione, per raggiunge la settima piazza della zona-Playoffs, basta il record che attualmente vantano i Jazz. La squadra di Salt Lake City ha avuto un calo evidente nel mese di Dicembre e fa molta fatica in attacco anche a causa del basso livello di talento del roster, eppure sembra il team più solido e vantaggiato nel gruppone che lotterà fino alla fine per non andare in vacanza il 13 Aprile. Merito di un sistema difensivo che continua ad essere notevole e della maturità e della classe del leader Gordon Hayward, autore di un’annata caratterizzata da un’ottima continuità offensiva con ben 18.8 punti ad allacciata di scarpe. Da segnalare il solito contributo a tutto tondo di Derrick Favors (16.8 punti, 8.6 rimbalzi, 1.5 assist, 1.4 rubate e 1.5 stoppate) e la classica presenza sotto i tabelloni di Rudy Gobert. Conforta la vittoria in “overtime” arrivata due giorni fa contro Memphis grazie particolarmente ai 32 punti della talentuosa guardia Rodney Hood; preoccupa, invece, lo stato di Alec Burks: il 26 Dicembre contro i Clippers il 24enne si è fratturato la caviglia dopo una brutta caduta (ha rischiato la commozione cerebrale) e rimarrà ai box per un minimo di sei settimane.

Stagione straordinaria per McCollum (Foto: portlandtribune.com)

Stagione straordinaria per McCollum (Foto: portlandtribune.com)

Portland Trail Blazers (13-22, nona a Ovest): prosegue l’annata di transizione della franchigia della Rip City. I Trail Blazers hanno ormai dimenticato una serie di quattro sconfitte di fila con quattro vittorie nelle ultime cinque (il 26 Dicembre addirittura contro i Cavs) per chiudere in bellezza il 2015 ed iniziare col piede giusto il 2016; l’aspetto insolito è che queste siano arrivate senza il 2 volte All-Star Damian Lillard (24.6 punti e 6.8 assist), assente da sette partite a causa di una fastidiosa fascite plantare. Il “grazie” più grande coach Stotts lo deve fare all’esterno classe 1991 CJ McCollum, che senza la point guard titolare ha saputo caricarsi la squadra sulle spalle con ottimi risultati e cifre spaventose (21.1 di media in stagione, 26.0 nelle ultime sei) per consolidarsi come principale candidato al “Most Improved Player”. In ogni caso da Portland, smantellata nel mercato estivo partendo dall’addio di Aldridge, ci si attendeva decisamente di peggio: l’ottava piazza non è un’utopia.

Minnesota Timberwolves (12-22, undicesimi a Ovest): ci si aspettavano grandi cose da questo giovane e talentuoso roster, ma a quanto pare dovremo aspettare ancora per vedere i Timberwolves competitivi. Minnesota sta dimostrando, sera dopo sera, immaturità e inadeguatezza a giocare a certi ritmi contro difese di buon livello che bloccano con continuità la transizione di Ricky Rubio (9.8 punti, 9.0 assist e 4.8 rimbalzi) e compagni; il loro gioco d’attacco è dunque poco vario, la difesa è un colabrodo (102.7 punti subiti) e il lavoro di coach Mitchell è sotto osservazione, visto che sta gestendo il minutaggio fidandosi davvero poco del talento, seppur acerbo, di alcuni giocatori. Il Dicembre dei “Lupi” si chiude con quattro vittorie (nelle ultime sette è arrivato un solo successo), anche se per puntare alla postseason basterebbe un minimo di costanza in più. Il miglior realizzatore della squadra è il solito Andrew Wiggins (20.5 punti), che potrebbe rappresentare i T’Wolves all’All-Star Game nella “sua” Toronto. Si avvicina, invece, il ritorno sul parquet dell’importante tassello che sarà Nikola Pekovic: il centro ha cominciato a svolgere gli allenamenti completi e i problemi al tendine d’Achille sono ormai lontani.

Un ottimo Gallinari non sta bastando a Denver (Foto: Nuggets Report on Twitter)

Un ottimo Gallinari non sta bastando a Denver (Foto: Nuggets Report on Twitter)

Denver Nuggets (12-23, dodicesimi a Ovest): la sfortuna ha caratterizzato l’ultima parte del 2015 dei Nuggets, che hanno le speranze di qualificarsi ai Playoffs ancora vive ma allo stesso tempo appese ad un filo. Il miglior realizzatore Danilo Gallinari (17.9 punti, 5.9 rimbalzi e 2.8 assist) ha saltato sei partite, per poi tornare da solo sull’isola con 24 e 29 punti nel giro dello stesso back to back, a causa di una distorsione alla caviglia. Senza la leadership dell’azzurro Denver ha portato a casa una sola “W” e ad incidere è stata sicuramente anche l’assenza in cabina di regia del rookie Emmanuel Mudiay (anche lui con problemi alla caviglia), che dovrebbe tornare a breve dopo aver disputato il suo ultimo match il 12 Novembre. Il risultato è che la squadra di coach Malone ha ottenuto un successo nelle ultime dieci uscite, durante le quali perfino i Lakers hanno violato le mura del Pepsi Center il 22 Dicembre. La difesa gialloazzurra, mai aggressiva per 48 minuti, è la 24esima della NBA con 104.2 punti concessi di media, ma è comunque inopportuno giudicare con troppa critica una squadra che, al di là dei difetti e di un’enorme discontinuità, non è mai riuscita a scendere in campo al completo. Indicazioni più importanti arriveranno nelle prossime settimane con l’inserimento del giovane Big Man bosniaco Jusuf Nurkic, appena rientrato dopo otto lunghissimi mesi di stop. Prosegue, infine, il momento di grazia di Will Barton: il 24enne di Baltimora, partendo dalla panchina, sta continuando a regalare prestazioni offensive da applausi, a Dicembre ha segnato 20.8 punti a uscita e dopo il ‘Gallo’ è attualmente la seconda bocca da fuoco dell’organico. Il premio di sesto uomo dell’anno potrà essere suo.


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