Attualmente la Northwest Division ha quattro squadre nella zona Playoffs e i Nuggets di un Danilo Gallinari spesso da solo sull’isola protagonisti di un avvio, come previsto, abbastanza complicato. Utah, prima difesa della Lega, è la grande sorpresa della Western Conference e Portland ha iniziato la stagione con un inaspettato 4-3. Altalenante, invece, il rendimento degli ambiziosi Thunder, mentre Minnesota sta confermando il suo potenziale ma anche la sua immaturità.

Gobert e Hayward, tasselli essenziali dei sorprendenti Jazz (Foto: fansided.com)

Gobert e Hayward, tasselli essenziali dei sorprendenti Jazz (Foto: fansided.com)

Utah Jazz (4-2, secondi a Ovest): La presenza di giocatori come Rudy Gobert e Derrick Favors (4.0 e 1.2 stoppate ad allacciata di scarpe) sotto canestro e il grande lavoro di coach Snyder hanno già regalato ai Jazz un’identità difensiva straordinaria confermata dai soli 85 punti subiti di media, il miglior dato della Lega sotto questo punto di vista. Le numerose trasferte iniziali (tre consecutive, quattro nelle prime sei) non hanno impedito a Utah di sbancare palazzetti insidiosi come la Bankers Life Fieldhouse di Indianapolis e il Pepsi Center di Denver per avere solo due sconfitte all’attivo, giocando con molta energia senza accusare quasi mai segnali di stanchezza; ma con 93.3 punti a referto a match l’attacco, spesso macchinoso, è da migliorare visto che in una stagione da 82 incontri una difesa soffocante non basta. Dopo un inizio complesso il leader Gordon Hayward sta maturando (15.5 punti e 3.7 rimbalzi), Favors sta dando un contributo a 360° (14.7 punti) e le prestazioni di Rodney Hood, Alec Burks e Trey Burke sono promettenti, ma tutti, nessuno escluso, devono fare un salto di qualità in fase offensiva. In ogni caso i Jazz non potevano immaginare un avvio migliore.

Minnesota Timberwolves (3-2, quinti a Ovest): L’ultimo successo dei Lupi a Chicago dopo un tempo supplementare rappresenta tutta la qualità di un team sbarazzino, immaturo e che deve ancora trovare il suo costante punto di riferimento in campo. Il fatto, però, di non fornire troppe sicurezze all’avversario potrebbe essere una qualità da sfruttare per la franchigia di Minneapolis, considerando che in ogni gara i T’Wolves possono avere un protagonista diverso. Ricky Rubio (13.6 punti, 9.2 assist, 5 rimbalzi e 2.2 recuperi) sta impostando magistralmente il gioco ed esibendo ottimi miglioramenti dal punto di vista dell’efficienza realizzativa che lo rendono molto più di un’essenziale metronomo offensivo; Kevin Martin è attualmente il “top scorer” con 18.8 punti a uscita, il fenomenale Andrew Wiggins si sta riprendendo (31 punti contro i Bulls) dopo qualche prestazione anonima e segnali a dir poco positivi arrivano dal rookie Karl-Anthony Towns (15.2 punti, 9.6 rimbalzi e 3 stoppate). La difesa è discreta, l’attacco molto grezzo ma i margini di miglioramento e il talento sono evidenti e confortanti. Provocazione per coach Mitchell: perché far partire in quintetto un Kevin Garnett in clamorosa decadenza e non lasciare più spazio ai giovani?

Durant e Westbrook esultano dopo una pazza vittoria sul parquet dei Magic (Foto: thenational.ae)

Durant e Westbrook esultano dopo una pazza vittoria sul parquet dei Magic (Foto: thenational.ae)

Oklahoma City Thunder (4-3, settimi a Ovest): In queste due settimane di inizio Regular Season i Thunder hanno confermato sia il loro enorme potenziale sia le lacune che una squadra da titolo non dovrebbe avere, anche se è chiaramente troppo presto per lanciare allarmismi. Con 107.9 punti subiti a partita Oklahoma City è la venticinquesima difesa della Lega e l’attacco di coach Donovan è ancora troppo concentrato attorno all’incredibile duo Durant-Westbrook (56.4 punti su 113.3 totali, secondi in NBA). La panchina, infatti, non sta dando con costanza una mano al quintetto e il solito sistema di gioco tutto energia e intensità ha bisogno di essere bilanciato dall’altra parte del parquet. I Thunder, vincendo nettamente contro i Suns ieri notte, si sono lasciati alle spalle una serie di tre sconfitte consecutive arrivata anche a causa di una cattiva gestione dei finali, conferma del fatto che stiamo parlando un blocco di marmo da scolpire con precisione e dedizione. Incoraggiante, invece, il successo contro gli Spurs nella gara di apertura con 33 punti e 10 assist di Russell Westbrook, che nelle ultime uscite ha accusato un leggero calo al contrario di un sontuoso Kevin Durant (30.1 punti) sempre più a suo agio con il campo dopo i problemi fisici dello scorso anno.

Portland Trail Blazers (4-3, ottavi a Ovest): Dovevano perderle tutte dopo i dolorosi e numerosi addii estivi, ma per ora i Trail Blazers stanno giocando una buona pallacanestro e hanno dimostrato di avere le carte in regola per non sfigurare nonostante un roster di medio-basso livello. Questo avvio stagionale ha visto Portland imporsi su tutte le rivali della Northwest Division (Minnesota e Utah) e vincere anche una gara da incorniciare contro i potenzialmente ottimi Grizzlies con Damian Lillard protagonista assoluto. Il rookie dell’anno nel 2013 sta guidando la squadra da vero All-Star e condottiero (27.1 punti e 7.3 assist), spalleggiato da CJ McCollum (37 nella prima stagionale contro i Pelicans e 21.6 di media) che è un serio candidato per il premio di giocatore più migliorato. Uno stranamente solido Al-Farouq Aminu (13.0 punti e 8.7 rimbalzi) sta emergendo con continuità come terza arma offensiva del team e Mason Plumlee sta facendo un ammirevole lavoro sotto le plance.

La delusione di Faried, Mudiay e Gallinari durante una brutta prestazione casalinga dei Nuggets contro Minnesota. (Foto: Denverpost.com)

La delusione di Faried, Mudiay e Gallinari durante una brutta prestazione casalinga dei Nuggets contro Minnesota. (Foto: Denverpost.com)

Denver Nuggets (2-4, dodicesimi a Ovest): L’inaspettato successo esterno contro i Rockets è stato un fuoco di paglia per i Nuggets, che hanno all’attivo due sconfitte consecutive dopo aver vinto, giocando male, sul parquet dei disastrosi Lakers. La squadra del Colorado ha perso entrambe le partite in quel Pepsi Center che solo fino a qualche anno fa era un fortino inespugnabile ma che ora sta diventando un terreno facile per molti, con Minnesota e Utah che hanno trionfato senza troppi problemi davanti ai delusi tifosi giallo-azzurri. Uno dei pochi aspetti da salvare dal sistema di Denver è quello difensivo, ma la truppa di coach Malone ha sempre avuto innumerevoli alti e bassi all’interno dei 48 minuti e un attacco a dir poco sterile e colmo di isolamenti e improvvisazioni. Il gioco è incentrato su Danilo Gallinari, che ha tanti tiri e tanti palloni per le mani e sta rispondendo presente con 18.7 punti di media che lo rendono il miglior realizzatore dell’organico; ma, proseguendo, solo il rookie Emmanuel Mudiay, Will Barton nelle ultime uscite e Kenneth Faried stanno fornendo un contributo offensivo sufficiente e dunque risulteranno indicativi i rientri, purtroppo per i Nuggets non imminenti, del gigante bosniaco Jusuf Nurkic e del talentuoso ma inconcludente Wilson Chandler.


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