Draymond Green, devastante nell'ultimo periodo (foto SLAMonline.com)

Draymond Green, devastante nell’ultimo periodo (foto lockerdome.com)

Qualcosa è effettivamente cambiato nell’assetto della Pacific Division. Non si parla tanto di equilibri interni, già decisi da settimane, ma più che altro del ruolo che stanno avendo le diverse squadre all’interno della Western Conference.
È arrivata la seconda sconfitta stagionale per i Warriors (33-2, primi ad ovest) e, visto il loro andamento in questa stagione, rimane pur sempre una notizia. Sono stati i Mavericks gli autori dell’impresa, fino ad ora riuscita soltanto ai Milwaukee Bucks, e queste ultime partite hanno dimostrato quanto Draymond Green sia fondamentale per il gioco della squadra. Ovviamente, lo stesso discorso può essere fatto per Curry, ma senza dimenticare la grande completezza del numero 23 di Golden State, non soltanto per ciò che riguarda i numeri messi nero su bianco (come le triple-doppie testimoniano) ma, soprattutto, per l’approccio difensivo e la capacità di essere prestante per 48 minuti.

Chris Paul e J.J. Redick, ovvero il reparto guardie titolare (foto espn.go.com)

Chris Paul e J.J. Redick, ovvero il reparto guardie titolare (foto espn.go.com)

Cambio di marcia per i Clippers (23-13, quarti ad ovest) di Doc Rivers: dopo l’ultimo Division Report, uscito il 24 dicembre, sono arrivate 7 vittorie di fila (striscia ancora aperta). J.J. Redick sta tornando ad essere un fattore non indifferente, viaggiando a 16 punti di media ma giocando un numero di minuti minore rispetto allo scorso anno, ma tirando con percentuali migliori, come testimonia la sua seconda posizione nella percentuale da 3 punti.
Ancora in risalita i Kings (14-21, noni ad ovest), arrivati ad insidiare l’ottavo posto ad ovest dietro ai sorprendenti Jazz, ma che potrebbero risentire di un cambio di marcia delle squadre che stanno sopra di loro in classifica, dato che in questa stagione i record ad ovest sembrano essersi invertiti con quelli ad est, accedendo ai playoff con un rapporto vinte/perse più basso del solito. Ciò non toglie che Sacramento possa vantare una dose di talento di cui non tutte le franchigie dispongono. L’intento numero uno consiste nel non passare da squadra incompiuta, visti certi elementi che tutta la Lega invidia a George Karl e considerata la capacità che hanno nel trovare il canestro.

Il pezzo di parquet donato dai Celtics a Bryant (foto nba.com)

Il pezzo di parquet donato dai Celtics a Bryant (foto nba.com)

Sempre peggio, invece, i Phoenix Suns (13-25, dodicesimi ad ovest) di Hornacek. La vittoria in casa contro Charlotte ha interrotto la striscia di 9 sconfitte consecutive, lo specchio esatto di quello che sta succedendo in Arizona e del trend negativo che sta colpendo la squadra. In casa è arrivata anche la sconfitta contro i Sixers, mentre fuori casa hanno subito un -20 dai Lakers, registrando così due sconfitte nelle ultime 10 gare contro le due peggiori squadre della Lega, dati alla mano. Sarà difficile assistere ad una svolta, mentre risulterà più probabile un assestamento attorno al 12°/13° posto, sempre che Minnesota e New Orleans non cambino marcia e non lascino alle loro spalle Bledsoe e compagni.
La costante, in fondo alla Division e alla Conference, sono sempre i Los Angeles Lakers (8-28, quindicesimi ad ovest). In realtà il dato positivo c’è, ovvero le 3 vittorie di fila arrivate rispettivamente contro Celtics, Sixers e Suns, come scritto sopra. Bellissimo il gesto riservato a Kobe dai Boston Celtics, ulteriore attestato di riconoscenza per ciò che ha fatto per il Gioco, nonostante le rivalità che evidenziano, però, una grandezza che pochi giocatori possono vantare. Oltre a questo, poco altro. L’attenzione è incentrata sull’ultima stagione del numero 24 gialloviola, mentre tutto il resto passa tremendamente in secondo, se non in terzo piano.