Nell’ultima notte di regular season, la Pacific Division è stata protagonista di qualcosa di epocale. Da una parte, le 73 vittorie raggiunte dai Golden State Warriors e il sorpasso ai danni dei Chicago Bulls, versione ’95-’96. Dall’altra, l’ultima partita del Mamba, contro gli Utah Jazz.

Due eventi che sono bastati ed avanzati per catalizzare l’attenzione dell’intera Lega su questi due incontri che avrebbero, inevitabilmente, segnato la storia del Gioco. Non si parla dell’ultimo periodo o degli ultimi anni. Si parla di due avvenimenti che cambieranno, in parte, la concezione del termine greatness.

Non vogliamo snobbare i Clippers, i Kings e i Suns ma, francamente, le uniche due squadre che meritano la nostra attenzione sono proprio i Warriors e i Lakers. La testa di serie numero uno e il fanalino di coda della Western Conference.

Non è bastato a Steph Curry vedere raggiunto il miglior record in una singola stagione. È andato oltre, mettendo a segno 46 punti in 29 minuti e tirando 10/19 da tre punti. Altro inevitabile segno di onnipotenza, per quello che sarà per il secondo anno consecutivo l’MVP della regular season NBA. Grizzlies trafitti da 125 punti complessivi e ora testa ai playoff, dove incroceranno gli Houston Rockets, dentro in extremis.
Il 16 aprile comincerà la post-season e, a livello statistico, non si sono mai viste due squadre così ad ovest, in grado di raggiungere ed abbattere una quantità di record assolutamente notevole.

42 minuti, 60 punti (con 50 tiri) e uno dei saluti più sentiti nella storia dello sport. Sarebbe stato bello, o quantomeno curioso, poter assistere all’addio di Jordan nell’epoca dei social network, per essere in grado di misurare l’impatto mediatico nella sua interezza. Di sicuro si tratta di uno dei più grandi interpreti del Gioco, senza se e senza ma. Utah sapeva già di essere fuori dalla corsa all’ottavo posto, dopo che i Rockets avevano portato a casa la vittoria contro i Kings, ma 60 punti bisogna pur farli. Chiusura col botto, se ce n’è una. Si sono dette e si diranno davvero tante cose sul Mamba, com’è giusto che sia, ma ora bisognerà guardare avanti e ripartire dal miglior record nella storia della NBA e dal tentativo di back-to-back della corazzata di Steve Kerr.

Con le 10 triple di questa notte, Steph Curry ha raggiunto quota 402 in questa stagione, record di ogni epoca e unico giocatore nella storia a raggiungere e superare le 400 triple stagionali. Solitamente, ci si accorge della grandezza di una squadra e di un giocatore solamente a carriera conclusa. Questo è uno di quei casi in cui tutto appare estremamente nitido e la point guard con il numero 30 in maglia gialloblu sembra rappresentare in pieno un personaggio più unico che raro.

Golden State Warriors contro Houston Rockets, Los Angeles Clippers contro Portland Trailblazers. Si prospettano grandi playoff ad ovest, mentre Kings, Suns e Lakers dovranno utilizzare l’estate al meglio per cominciare la prossima stagione con uno slancio diverso. Anche, e soprattutto, per evitare di parlare di un’altra stagione decisamente fallimentare.


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