I Golden State Warriors, con 33 vittorie e 6 sole sconfitte, detengono il miglior record della Lega (USA Today Sports)

I Golden State Warriors, con 33 vittorie e 6 sole sconfitte, detengono il miglior record della Lega (USA Today Sports)

UPS & DOWNS – I Golden State Warriors (33-6) continuano a macinare vittorie, 10 nelle ultime 11 gare disputate. I ragazzi di Kerr sono comodamente in testa alla Division (5-3 il record contro le avversarie “dirette”), guidano la Western Conference e detengono al momento la palma di miglior squadra della Lega. Il loro attacco sembra inarrestabile, guidato da due dei migliori tiratori e realizzatori dell’NBA, Klay Thompson e Steph Curry, con quest’ultimo a rivestire il ruolo di candidato principale per il titolo di MVP di fine stagione. I meccanismi di Kerr sembrano perfettamente oliati, tutti si calano nella parte e il risultato è un basket non solo efficace, ma anche bello da vedere. L’ottima selezione dei tiri porta i Warriors ad essere la squadra più efficace dell’intera Lega quando si parla di percentuale dal campo (48,7%)  ma anche quando si parla di percentuali avversarie, dal momento che gli avversari dei Guerrieri tirano in media con il 42,1%. Tutto questo, è bene ricordarlo, succede ad Ovest. L’idea trasmessa da Curry e compagni in questa prima parte di stagione è quella di una squadra profonda, completa, equilibrata e in salute. Vi sono alcuni aspetti da migliorare (aggressività sotto i tabelloni e freddezza nei momenti decisivi) e il calendario si farà più duro. Arriveranno le sconfitte, nessuno lo mette in dubbio ma, per quanto visto sino ad ora, Golden State resta la squadra da battere.

I Los Angeles Clippers (28-14) rincorrono; le gare di ritardo dai Warriors sono 6,5, che si parli di Division o di Western Conference, dove la squadra di Rivers occupa al momento la sesta posizione. Il record è positivo e i Clippers hanno dimostrato di poter essere una squadra di alto livello, anche se non sembrano più così pericolosi come potevano esserlo la scorsa stagione. Certo, le prestazioni di Paul e Griffin e la presenza costante di Jordan sotto i tabelloni assicurano attacchi efficaci (i Clippers sono la terza squadra della Lega per percentuale dal campo) e continuità di risultati. Finché il triumvirato reggerà, i Clippers continueranno ad essere una squadra in grado di battere chiunque, ma il problema principale riguarda la difesa, come dimostrato dai punti concessi agli avversari (100,5 e 18ª nella Lega) e dalla percentuale dal campo, 45,5% (21ª complessivamente), concessa agli avversari. Se è vero che i californiani si stanno muovendo sul mercato per cercare di puntellare la squadra (scaricati Reggie Bullock, Douglas-Roberts e Farmar e prelevato Austin Rivers da Boston), la profondità nello spot di 3 è al momento nulla  (ecco perché Tayshaun Prince potrebbe, a sentire le ultime indiscrezioni, lasciare anch’egli Boston per sbarcare a Los Angeles), mentre Spencer Hawes non ha fino ad ora dato il contributo sperato. Sembra difficile, al momento, pensare che i Clippers possano impensierire i ragazzi della Baia.

I Phoenix Suns (25-18) occupano la terza piazza a livello divisionale e l’ottava ad Ovest, con tre gare e mezzo di vantaggio su OKC e quattro su New Orleans. Goran Dragic sta trovando continuità e le guardie stanno affinando l’intesa, rendendo i Suns più competitivi rispetto a inizio stagione; dopo 6 sconfitte consecutive maturate nella prima metà di dicembre, Phoenix ha vinto 13 delle successive 17 partite e perso esclusivamente in trasferta, registrando, tra le altre cose, una sconfitta all’overtime contro OKC e una al doppio supplementare contro Memphis. La squadra ha tutte le carte in regola per giocare i playoff, anche nella competitiva Western Conference. Il problema maggiore è rappresentato dai Thunder: il record di Durant & co. (20-20) non riflette il potenziale del roster a disposizione di Brooks e siamo certi che nella seconda parte di stagione continuerà l’operazione risalita per recuperare il tempo perso causato dagli infortuni di inizio stagione. I Suns potrebbero scivolare fuori dall’élite eight nel prosieguo della stagione ma, al giorno d’oggi, restano i favoriti per il seed numero 8.

DeMarcus Cousins non ha digerito l'allontanamento di Mike Malone (AP Photo)

DeMarcus Cousins ha mal digerito l’allontanamento di Mike Malone (AP Photo)

L’infortunio di Cousins e l’allontanamento di coach Malone hanno forse rappresentato lo spartiacque della stagione dei Sacramento Kings (16-25). Dopo una partenza a razzo e ottime prestazioni difensive, con un Cousins sugli scudi e un Rudy Gay  seconda bocca da fuoco, la squadra ha iniziato la sua parabola discendente, perdendo 15 delle ultime 20 partite disputate. Da quando Corbin ha preso il timone della squadra, i Kings sembrano avere perso la bussola, tornando ad assomigliare alle formazioni degli ultimi anni, con roster di talento e prospetti interessanti ma mai capaci di trovare il bandolo della matassa. I Kings  sono così scivolati al dodicesimo posto della Western Conference e, con tutta probabilità, non parteciperanno ai playoff neanche quest’anno, sprecando quanto di buono e promettente fatto vedere sotto la guida di Malone. L’impulsività di Ranadive, a meno di clamorosi colpi di scena, non sarà ripagata.

I Los Angeles Lakers (12-30) continuano a trascinarsi tristemente sul fondo della Division e nei bassifondi della Western Conference (solo Minnesota sta facendo peggio). Pensare che Kobe, all’età di 36 anni e reduce da infortuni importanti, potesse cantare e portare la croce era poco realistico. Le sue bruttissime percentuali al tiro (37,2% dal campo e 29,6% da tre) e la mancanza di un adeguato supporting cast non possono rendere i Lakers competitivi. Certo, i miglioramenti ci sono stati dopo l’1-9 di inizio stagione; Kobe gioca in maniera più intelligente, cercando di coinvolgere di più i compagni. Se affrontare i Lakers non significa più automaticamente vincere, il blasone della franchigia mal digerisce una simile mediocrità. Non basta più essere i più ricchi. Serve programmazione. Il ritorno di Rande e i milioni da spendere l’estate prossima potranno essere il trampolino di lancio.

HOT – Avevamo già incensato Steph Curry nella scorsa edizione del report…e vogliamo farlo anche stavolta. Solo un giocatore nella storia dell’NBA ha totalizzato in media 23 punti, 4 rimbalzi, 8 assist e due rubate per un’intera stagione. È Michael Jordan. Curry (23,2 punti, 4,8 rimbalzi, 8 assist e 2,1 rubate di media) potrebbe diventare il secondo, se dovesse mantenere questi ritmi. E la cosa è verosimile, visto che Steph non accenna a fermarsi. Tra le prestazioni da segnalare ci sono i 34 punti, 7 rimbalzi e 9 assist rifilati ad OKC lo scorso 18 dicembre (con il 58,3% al tiro), i 32 punti con 12 assist contro i Raptors del 2 gennaio e, più recentemente, i 27 punti e 12 assist dello scorso 13 gennaio in casa dei Jazz (62,5% dal campo) e i 32 punti messi a referto il giorno successivo contro Miami con 7/10 dall’arco. Curry è sulla bocca di tutti, ma una menzione particolare non può non andare al “fratello” Klay Thompson, leader silenzioso di questi Warriors. Da segnalare i 40 punti contro Indiana (14/25 al tiro) dello scorso 7 gennaio e i 32 messi a segno venerdì scorso in casa dei Thunder. Gli Splash Brothers sono gli autentici trascinatori di questa squadra; vederli giocare è un piacere per gli occhi.

NOT – La delusione, questa volta, la proviamo a cercare nei piani alti della Division. Come affermato in precedenza, Spencer Hawes non sta rendendo come ci si poteva attendere da quando, la scorsa estate, si è aggregato alla squadra di Doc Rivers. L’intenzione iniziale era quello di utilizzarlo come principale alternativa a DeAndre Jordan e ampliare le rotazioni sotto canestro, oltre ad allargare il campo, consentendogli di prendersi tiri anche dalla lunga distanza (41,6% la scorsa stagione).  Hawes sta viaggiando a 6,1 punti e 4,3 rimbalzi di media in 17,1 minuti di utilizzo, tirando con il 40,1% dal campo,il 30,9% da tre, con il 64,1% dalla lunetta. L’impatto non è stato quello sperato, parlando di realizzazione e di presenza difensiva in uscita dalla panchina. Il tempo per dare una svolta alla stagione, però, c’è.

Draymond Green sta disputando la miglior stagione della sua carriera (USA Today Sports)

Draymond Green sta disputando la miglior stagione della sua carriera (USA Today Sports)

UNEXPECTED – L’avevamo nominato nello scorso report, ma avevamo preferito lodare l’”inaspettato” contributo di Speights alla causa di Golden State. Ora, vogliamo esaltare l’apporto fenomenale che Draymond Green sta dando ai Guerrieri della Baia. Un’ascesa irresistibile, quella di Green, scelto al secondo giro del Draft del 2012 e ora titolare indispensabile della squadra migliore della Lega. Golden State sfrutta al meglio la sua solida difesa in post, la sua versatilità e la sua capacità di adattarsi ad ogni tipo di quintetto messo in campo da Kerr. L’infortunio di Lee ha certamente aiutato, ma Green ha ripagato la fiducia sul campo, giocando sino ad ora il miglior basket della sua carriera con 11,5 punti e 7,9 rimbalzi di media e tirando con il 43,9% (da registrare la tripla doppia del 2 gennaio messa a referto contro i Raptors, 16-13-13). Se i Warriors sono là, è anche merito suo.

STATS – Lo scorso 14 dicembre, Kobe Bryant è diventato il terzo miglior realizzatore di sempre della Lega, superando His Airness Michael Jordan. Attualmente Kobe è a quota 32.468. Davanti a lui solo Kareem e Karl Malone.

I Los Angeles Lakers hanno il secondo peggior defensive rating della Lega, concedendo 111,7 punti ogni 100 possessi. Peggio di loro solo i Knicks.

Dopo aver messo registrato 27 punti e 11 assist nella gara dello scorso sabato a Houston, Steph Curry ha disputato la sua ventiseiesima gara con almeno 25 punti e 10 assist messi a referto nelle ultime 5 stagioni. Solo LeBron ha fatto meglio (27).

TWEET – Drayomond Green sta disputando una stagione strepitosa e molti lo vorrebbero all’All-Star Game. Ecco cosa ne pensa la madre, sua prima tifosa:

Sabato scorso a Sacramento, in occasione dell’incontro tra i Kings e i Los Angeles Clippers, è stata celebrata la Bollywood Night. Ecco come si presentava la Sleep Train Arena prima del match:


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