Division dove la completezza la fa da padrona. C’è costanza sia al primo che all’ultimo posto, ma sarebbe riduttivo ricondurre tutto ad una questione di costanza per due squadre su cinque. Ci sono due sorprese, una in negativo e una in positivo, sempre tenendo conto che è passato appena un mese dall’inizio della stagione. C’è una squadra che sembra sia partita come un motore diesel, con le capacità per ingranare e prendere il giusto slancio, ma ancora fredda e titubante. Tre squadre su cinque, se dovesse finire oggi la stagione regolare, sarebbero ai playoff e una rappresenterebbe la seria candidata per il titolo, mettendo a segno un back-to-back che profumerebbe di storia. È anche, per rimanere in tema, la division in cui è stato scritto il record riguardante la miglior partenza in assoluto: un tondo 16-0 che fa sempre più paura alle contendenti. Adesso andiamo a vedere chi ha fatto cosa e a dare un nome a ciò che avete letto fino ad ora.

GOLDEN STATE WARRIORS (16-0, primi ad ovest) – è stata fatta la storia. La miglior partenza in regular season nella storia della Lega. Si parla spesso del confronto tra LeBron James e Kevin Durant, per riuscire a stabilire chi sia il più forte, ma ci si dimentica spesso e volentieri che il numero 30 in maglia Warriors gioca ad un altro sport. Rendimento da alieno: 32.1 punti, 5.1 rimbalzi, 5.9 assist, tirando con il 51.2% dal campo, il 43.1% da tre e il 93.8% dalla lunetta. Facilità disarmante e fiducia illimitata nei propri mezzi, è questa la grande differenza tra il rendimento di Curry e quello del resto dei giocatori di basket su questo pianeta.

Curry e Bryant, dopo il match del 16-0 Warriors (foto Getty Images)

Curry e Bryant, dopo il match del 16-0 Warriors (foto Getty Images)

Hanno tante soluzioni in attacco (miglior attacco con 114.3 punti a partita) e grande intensità difensiva (decimi nella Lega con 98.7 punti subiti). Tirano da tre punti con rara precisione, detenendo il secondo posto per percentuale (41%), mentre sono davanti a tutti per percentuale dal campo (48.7%). Non è un caso che si trovino al primo posto anche nella media assist a partita, con 29.6 passaggi decisivi ad apparizione. Il loro dominio è abbastanza netto, fino ad ora, e sarà una bella battaglia con gli Spurs per il trono ad ovest, anche se ad est sembrano più agguerriti rispetto ad altre annate. Ogni partita sarà un appuntamento con la storia, per verificare fino a quale punto potranno spingersi.

Brandon Knight, particolarmente in forma in questo periodo (foto basketball-society.com)

Brandon Knight, particolarmente in forma in questo periodo (foto basketball-society.com)

PHOENIX SUNS (7-8, settimi ad ovest) – tenendo conto delle tre sconfitte rimediate nelle tre ultime partite, la stagione dei Suns può essere definita tutt’altro che negativa. Hanno cominciato la regular season con tanti punti interrogativi che aleggiavano sopra la loro testa, ma ci hanno messo ben poco per far capire a tutti che non si sarebbero fatti spaventare dal livello ad ovest. Hanno il privilegio di poter schierare un reparto guardie da urlo, con Bledsoe e Knight che scollinano regolarmente oltre quota 20 punti ad apparizione, rispettivamente 22.9 e 21.9 a partita. La loro forza sta nell’equilibrio che riescono a mettere in campo e nel quarto miglior attacco della Lega. Nessuno di loro viaggia a più di 10 rimbalzi di media, eppure sono quinti per rimbalzi catturati a partita. È presto per sbilanciarsi, ma difficilmente rinunceranno alla corsa playoff, sapendo di poter dare fastidio a qualunque squadra si troverebbero di fronte.

Doc Rivers e la sua squadra, vogliosi di tornare in alto ad ovest (foto thecomeback.com)

Doc Rivers e la sua squadra, vogliosi di tornare in alto ad ovest (foto thecomeback.com)

LOS ANGELES CLIPPERS (7-8, ottavi ad ovest)forse la vera delusione, insieme ai Rockets, ad ovest. Il record si può raddrizzare facilmente, ma sembra mancare qualcosa rispetto agli scorsi anni. Uno dei punti di forza della squadra, oltre ad alcune individualità di livello assoluto, è sempre stato il carattere con cui gli uomini di Rivers sono sempre scesi in campo. Sembrava davvero l’anno buono, con un roster perfezionato, soprattutto a livello di uomini che si alzano dalla panchina a partita in corso nel tentativo di mantenere alta la qualità in campo. Rimane sempre elevato l’impatto di Blake Griffin, che rischia però di diventare troppe volte la prima soluzione offensiva della squadra. Sono una di quelle squadre che vincono le partite segnando sempre un punto in più degli avversari e mai subendone uno in meno, eppure vantano un assetto e uomini con capacità difensive tali da poter fare la differenza sempre e comunque nel proteggere il canestro. La priorità è, ovviamente, acquisire continuità di rendimento. I numeri ci sono, un allenatore di spessore anche. La prima squadra di Los Angeles non può rimanere in fondo alla griglia playoff e la risalita non dovrebbe arrivare con grande ritardo.

Rajon Rondo, il re delle triple-doppie nella Lega (foto Getty Images)

Rajon Rondo, il re delle triple-doppie nella Lega (foto Getty Images)

SACRAMENTO KINGS (6-10, dodicesimi ad ovest) – squadra dal grande potenziale che deve acquisire fiducia nei propri mezzi. Sono dotati di giocatori unici nel loro ruolo, come Rondo e Cousins, e di un organico complessivamente completo. Non hanno avuto una partenza positiva, ma sono stati bravi a recuperare parte del terreno perso. Rajon Rondo sta mettendo a referto statistiche da all-star (12.6 punti, 10.9 assist, 7.7 rimbalzi e 2 recuperi a partita) ed è il miglior assistman della Lega ma, soprattutto, è primo nella Lega per triple-doppie messe a segno. In 16 partite disputate, il playmaker dei Kings ha raggiunto l’obiettivo ben 4 volte: significa una tripla-doppia ogni quattro partite, media elevatissima. Anche Cousins sta mettendo nero su bianco dei numeri davvero notevoli, viaggiando in doppia-doppia di media a quota a 27.9 punti e 11.2 rimbalzi ad apparizione. Sarà importante scalare alcune posizioni nella Western Conference, per dimostrare a tutti che questa squadra può avere grossi margini di miglioramento, soprattutto a livello di collettivo.

Tutta la tristezza dipinta sul volto di Bryant, dopo un avvio di stagione traumatico (foto Harry How/Getty Images)

Tutta la tristezza dipinta sul volto di Bryant, dopo un avvio di stagione traumatico (foto Harry How/Getty Images)

LOS ANGELES LAKERS (2-12, quindicesimi ad ovest) – verrebbe da dire che solo Philadelphia, città natale del leader gialloviola, è riuscita ad avere una partenza peggiore dei Lakers. Tanti, troppi problemi. Le ricostruzioni possono e, in alcuni casi, devono essere dolorose, ma sembra che in California ci stiano prendendo gusto. Incolpare i singoli sarebbe troppo facile e quindi sbagliato, come sarebbe fin troppo semplice puntare il dito contro un Kobe che mostra troppa discrepanza tra le intenzioni e ciò che poi riesce effettivamente a fare in campo. Ma i problemi fisici del numero 24 sono noti a tutti. Forse avrebbe potuto evitare di autoproclamarsi come coloro i quali avrebbero interrotto la striscia vincente dei Warriors: oltre al record di 16-0, Golden State ha portato a casa l’incontro chiudendo con un +34 decisamente netto e, come se non bastasse, Kobe ha rimediato un pessimo 1/14 dal campo e solo 4 punti messi a segno. Quest’anno, a libro paga di fianco al nome Bryant c’è un 25 con sei zeri di fianco. Discorso aperto a mille interpretazioni, ma che nel concreto fa pensare ad una cifra spropositata, a maggior ragione pensando agli ipotetici giocatori che si sarebbero potuti mettere sotto contratto per ricominciare seriamente. Argomento da riprendere a fine anno, poco ma sicuro.