Zach Randolph e Marc Gasol, una delle coppie di lunghi più dominante della NBA (Foto: www.commercialappeal.com)

Zach Randolph e Marc Gasol continuano a dominare sotto i tabelloni (Foto: www.commercialappeal.com)

UPS&DOWNS – I playoffs sono sempre più vicini e tutti noi non vediamo l’ora di vedere dove possono arrivare gli intriganti e solidi Grizzlies (50-22, secondi a ovest), ormai costantemente al comando della Southwest Division, decisamente quella più competitiva e appassionante dell’intera Lega. Memphis sta viaggiando ad un buon ritmo anche se nella prima metà di marzo è arrivata qualche sconfitta che si poteva evitare, specialmente in casa contro Utah, a Boston e a Detroit. All’interno di una massacrante stagione NBA, comunque, un calo del genere è assolutamente normale ed i Grizzlies sanno che il meglio deve ancora venire visto che la Regular Season è alle sue battute finali. Il sistema difensivo di coach Joerger continua ad essere estremamente efficace, la panchina è spesso in grado di dare contributi importanti, la squadra è ben equipaggiata sotto le plance (domina la coppia Gasol-Randolph) e queste sono delle caratteristiche essenziali per un organico che vuole arrivare fino in fondo.

I Rockets (48-23) stanno dimostrando, settimana dopo settimana, di voler rispettare gli obiettivi di inizio stagione grazie specialmente ad una chimica di squadra che si sta gradualmente sviluppando, anche se talvolta il rendimento dei biancorossi è ancora troppo dipendente dalla serata di James Harden. Sembra che Josh Smith abbia finalmente accettato il suo ruolo da riserva di lusso e i risultati si vedono, con l’ottima serie di cinque vittorie di fila (contro Raptors, T’Wolves, Clippers, Nets e Cavaliers) a cavallo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo che è stata l’ennesima dimostrazione del potenziale dei texani. La squadra, attualmente terza nell’agguerrita Western Conference, in ottica playoffs può permettersi il lusso di non aver paura di nessuno, specialmente nel caso in cui il rientro di ‘D12’ (4 punti e 7 rimbalzi minuti ieri notte nella sua prima gara dopo l’infortunio al ginocchio) dovesse alzare ulteriormente il livello dell’organico di coach McHale. Preoccupano le condizioni del polso di Beverley, point guard titolare che rischia di aver finito qui il suo 2014-2015.

Gli Spurs puntano ancora all'anello, ma per ora sono un punto interrogativo (Foto: www.mlive.com)

Gli Spurs puntano ancora all’anello, ma per ora sono un punto interrogativo (Foto: www.mlive.com)

Gli Spurs (45-26) sembrano essersi lasciati alle spalle la preoccupante serie di quattro sconfitte di fila avvenuta verso la fine di febbraio, ripartendo subito a testa alta vincendone sei consecutivamente e mettendo sul parquet in maniera più continua il loro solito celestiale gioco d’attacco corale (non a caso sono il quarto team della NBA per assist distribuiti a partita). Nonostante ciò, però, le reali possibilità e la vera fame dei nero-argento sono piuttosto ignote, visto che l’alternarsi di prove di forza da grande squadra a scivoloni inaspettati è ancora eccessivamente frequente. La nota positiva è un Kawhi Leonard finalmente sano e produttivo, sempre protagonista nei successi di San Antonio, nucleo della difesa e in crescita costante considerando anche i playoffs che verranno.

Il record di questi Mavericks (45-27) è ingannevole, proprio perché la truppa di coach Carlisle continua, a parte qualche eccezione, a fallire contro le rivali della Western Conference che si potrebbe trovare davanti in postseason. Il talento del roster è sconfinato ma non ancora amalgamato, visto che quando si guarda Dallas giocare contro team del calibro dei Grizzlies, Warriors o Trail Blazers (nell’ultimo mese contro i Clippers sono 1-1) si percepisce facilmente che la squadra è inadeguata e lontana rispetto a quel livello di solidità complessiva anche da un punto di vista mentale. L’inserimento di Stoudemire non sta andando bene, Rondo è troppo discontinuo, il malumore di Ellis sta condizionando l’ambiente e gli aspetti del gioco che erano da migliorare qualche mese fa sono gli stessi, specialmente una difesa che fa acqua da tutte le parti e che subisce 101 punti di media a uscita.

Non hanno un gioco brillante, non sono belli da vedere ma nella selvaggia lotta all’ottavo posto nella Western Conference i Pelicans (37-34) rispondono presente, anche se il divario con OKC (ottava con quattro vittorie in più e tre insuccessi in meno, Phoenix è nona a 38-34) comincia a preoccupare vista l’attuale serie aperta di quattro sconfitte consecutive. Il ritorno di Anthony Davis ha sicuramente dato un’ondata di entusiasmo alla squadra, che però non riesce mai ad avere il roster al completo: Ryan Anderson è fuori da più di un mese, Jrue Holiday da più di due mesi e Tyreke Evans ha spesso qualche acciacco fisico. Mancano undici partite alla fine della Regular Season ed è inutile dire quando ognuna di queste potrebbe essere cruciale per l’annata di New Orleans: vietato sbagliare.

HOT – La mano più calda della Southwest Division, ma non solo, resta quella di James Harden. Il Barba, nonostante tre o quattro serate complicate al tiro nelle ultime settimane, continua ad essere il condottiero di questi promettenti Rockets, che hanno il loro destino nelle mani della guardia ex Thunder. Non è una novità: Harden tocca con una facilità disarmante quota 30 punti e quando mette assieme prestazioni da 25 o più punti la vittoria di Houston è più che assicurata; l’esterno è poi esploso letteralmente aggiornando il suo massimo in carriera con i 50 contro Denver e mettendone 44 a Indiana, sfruttando le sue abilità nel subire falli e convertire in maniera infallibile dalla lunetta. Oltre ai punti (28 di media a marzo e 27.1 in stagione, secondo top scorer della NBA) sono da segnalare i 7 assist a gara, top 10 nella Lega per questa voce statistica, e la sua crescita difensiva che va al di là delle numerose palle recuperate e delle stoppate. E’ da migliorare la gestione della palla in alcuni frangenti, visto che le eccessive palle perse in gare di playoffs possono pesare più di quanto si possa credere.

James Harden e Anthony Davis stanno dominando la stagione (Foto: fantasy.usatoday.com)

James Harden e Anthony Davis stanno dominando la stagione (Foto: fantasy.usatoday.com)

E’ doveroso menzionare anche Anthony Davis, che a 22 anni sta mostrando un potenziale e un talento semplicemente imbarazzanti, perfettamente in linea con i giocatori che sono poi diventati leggende. Dal suo rientro il sopracciglio più famoso d’America segna più di 28 punti e cattura più di 11 rimbalzi e ad impressionare sono anche l’irreale verticalità (2.9 stoppate di media in stagione, 8 contro Detroit il 4 marzo e 9 contro Denver il 15 marzo), le percentuali e le capacità di creare gioco nonostante la stazza. Il suo tiro dalla media distanza è ormai una delle armi più potenti della Lega, il suo atletismo continua a stupire e l’ex Kentucky ha ancora ampi margini di miglioramento: il futuro è tuo, AD23!

NOT – Quattro volte all’All-Star Game, due volte miglior passatore NBA: l’impatto di Rajon Rondo con il sistema di gioco dei Mavericks è sicuramente una delusione rispetto alle aspettative. Il playmaker ha un rapporto enigmatico con coach Carlisle, c’è la partita in cui ci litiga dopo il cambio e quella in cui lo elogia per gli schemi offensivi ma in ogni caso l’ex Celtics sta giocando con molta discontinuità. Il 29enne è sempre stato altalenante per quanto riguarda la selezione dei tiri e il modo di mettere in ritmo la squadra (quando decide di farlo per davvero ha pochi eguali), solo che nell’ultimo periodo sta facendo una tremenda fatica a mantenere buone percentuali e spesso non riesce a sfruttare le sue qualità da passatore come vuole. Le cifre parlano chiaro anche se i minuti giocati sono minori considerando le annate precedenti: Rondo viaggia a 8.8 punti e 8.0 assist, non ha mai avuto una media punti così bassa (togliendo l’anno da rookie) e le assistenze sono decisamente poche rispetto alle buone abitudini del vero Rajon; ma a preoccupare sono anche le 3.3 palle perse nel mese di marzo, decisamente troppe per un attacco che ha bisogno di velocità e continuità come quello di Dallas. Il cambio d’aria sembra non abbia avuto, per ora, gli effetti sperati.

STATSLeonard ladro di palloni – sicuramente il rientro di Leonard ha fatto fare un buon salto di qualità alla difesa degli Spurs, visto che la manone dell’MVP delle scorse Finali recuperano 2.3 palloni a gara per il primato nella NBA nelle classifica delle “steals”, come le chiamano gli americani.
Rockets troppo dipendenti da Harden?   nelle cinque sconfitte di Houston nel mese di Marzo, il ‘Barba’ non ha mai realizzato più di 18 punti (16.7 di media in quattro partite perché in una non ha giocato). Sta a significare che spesso i Rockets sono troppi dipendenti dalle prestazioni di Harden e questo potrebbe essere un problema in chiave playoffs. Cambieranno le cose con il rientro di Howard?

Patrick Beverley potrebbe saltare tutti i playoffs (Foto: fansided.com)

Patrick Beverley potrebbe saltare tutti i playoffs (Foto: fansided.com)

INJURIES – I Rockets sono col fiato sospeso per quanto riguarda le condizioni di Patrick Beverley, che si è strappato il legamento del polso il 23 marzo a Indiana. Il 26enne nativo di Chicago è il playmaker titolare di Houston e la sua presenza è troppo importante per il sistema di gioco di coach McHale, anche perché in panchina non ci sono point guard che possono dare alla causa più di 15-20 minuti di buon livello a incontro. Purtroppo Beverley potrebbe aver bisogno di un intervento chirurgico che lo terrebbe fuori fino alla fine dei playoffs, ma comunque le sue condizioni saranno rivalutate tra una settimana e lo staff medico biancorosso prenderà successivamente la decisione definitiva. Sempre per quanto riguarda i Rockets, il rookie greco Kostas Papanikolaou, infortunato alla caviglia, dovrebbe tornare verso l’inizio del mese prossimo e anche l’ala grande Terrence Jones (problema alle costole) è sulla via del rientro.

La loro assenza sta pesando e peserà nello sprint finale dei Pelicans per un posto ai playoffs; i giocatori in questione sono Jrue Holiday e Ryan Anderson, che stanno vivendo una stagione discreta dal punto di vista delle cifre ma molto sfortunata per via dei problemi fisici. Il playmaker 24enne ha avuto una ricaduta dell’infortunio da stress alla gamba, è fuori da 14 gennaio e non c’è ancora una data precisa sul suo ritorno. Situazione leggermente meno grave per il tiratore nato a Sacramento, che non gioca dal 23 febbraio per una distorsione al ginocchio ma tra massimo una settimana tornerà sul parquet.

TWEETIl grande cuore di Belinelli: anche quest’anno, durante la prima settimana di marzo, il nostro Marco ha deciso di mettere all’asta le scarpe da lui usate (Nike Hyperdunk iD col tricolore dedicato all’Italia, con tanto di autografo) durante la gara del tiro da tre punti all’All-Star Weekend. Il ricavato è stato donato a Dynamo Camp, primo camp di Terapia Ricreativa italiano che accoglie gratuitamente bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni affetti da patologie gravi e croniche per un periodo di vacanza e svago.


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati