MIAMI HEAT

Dwyane Wade: molto meglio in gara-3, dato che nell’ultima apparizione non merita neanche la sufficienza. Ci si aspettava molto in una situazione di svantaggio nella serie, giocando in casa e, soprattutto, tentando di rimediare alla gara di martedì notte. Gara-5 sarà fondamentale per far vedere di che pasta è fatto. Voto 5.

Rashard Lewis: diverso dal Lewis con l’istinto del killer visto nelle scorse gare. Non è di certo colpa sua se Miami si trova sotto 3-1, ma con l’attenzione e i riflettori puntati su LeBron e Wade ci si poteva aspettare che qualcuno potesse sfruttare l’occasione per mettere a referto prove importanti. Voto 5.

Chris Bosh: prestazione non malvagia, ma non sufficiente visti i 38 minuti giocati. Discorso simile a quello di Lewis per ciò che riguarda la situazione da sfruttare, a maggior ragione avendo assistito a playoffs decisamente di alto livello fino a gara-2. Voto 5,5.

LeBron James: sembra solo, più che mai. Prescelto sì, onnipotente no. La carica non manca, anche se in alcuni casi si nota differenza rispetto ad altri anni o, semplicemente, ad altre partite disputate in questi playoffs. Tira bene, con buone percentuali, e infatti a fine partita il

James al tiro contro Leonard

James al tiro contro Leonard

tabellino dice 28, ma in gara-4 delle Finals ci saremmo aspettati di vedere un LBJ un filo più dominante e sfacciato. Se c’è uno degli Heat che crede nella rimonta, questo è proprio lui. Voto 7,5.

Mario Chalmers: dopo una gara-3 così uno si aspetta di vederlo entrare in campo, davanti al suo pubblico, con in coltello tra i denti e la fascia rossa in testa stile Rambo. In realtà è lo stesso giocatore delle gare precedenti, nonostante i 30 minuti sul parquet. Insufficiente e, francamente, inaccettabile. Voto 4.

Ray Allen: non è quello del 2013, che ancora oggi Pop si sogna la notte facendolo sobbalzare nel sonno. Ha un impatto sicuramente limitato, realizza 8 punti tirando tutt’altro che male. Non si arrenderà, nonostante non sia più un giovanotto fresco e con una carriera davanti. Potrebbe essere l’uomo in missione per gara-5, pronto a far tornare gli incubi in Texas. Voto 5,5.

Chris Andersen, Norris Cole e Udonis Haslem: sono i giocatori che hanno giocato più di 10 minuti (Cole 17 per l’esattezza) ma che non hanno lasciato un segno in questo match. Voto 5.

Shane Battier, James Jones, Toney Douglas e Greg Oden: per loro solo le briciole. Le sfrutta bene Jones che infila 11 punti, che però hanno un peso specifico decisamente basso. S.v.

SPURS

Danny Green: gioca meno di 20 minuti e segna 9 punti, ma tira bene dalla lunga e i suoi punti si rivelano sempre pesanti. Discreta prestazione per lui. Voto 6.

Boris Diaw: 8 punti, 9 rimbalzi e 9 assist. Inutile fare calcoli dicendo “se e ma” alludendo alla tripla doppia, ma la partita del francese è di

Tim Duncan

Tim Duncan

qualità elevatissima. Sempre sotto controllo, dispensa talento nonostante non abbia l’esplosività e la freschezza fisica di diversi altri giocatori in queste Finals. Decisivo. Voto 7,5.

Kawhi Leonard: se qualcuno pensava che avesse abbassato la guardia dopo gara-3, la risposta è arrivata con precisione svizzera in gara-4. 20 punti e 14 rimbalzi, conditi da 3 assist, 3 recuperi e 3 stoppate. Partita a 360 gradi, intensità ammirevole e scelte giuste. Se la serie si chiudesse ora, si potrebbe descrivere con 3 semplici lettere. MVP. Voto 8,5.

Leopnard al tiro contro Bosh

Leopnard al tiro contro Bosh

Tim Duncan: prestazione abbastanza normale del caraibico, che regala un’altra doppia-doppia, quella che gli fa sorpassare ufficialmente Magic nella classifica di sempre per ciò che riguarda i playoffs. Anche per ciò che riguarda i minuti giocati in post-season, eguaglia il record di sempre. Alla carriera, un 10 sarebbe quasi riduttivo, a maggior ragione se riuscirà a mettersi un altro anello al dito tra pochi giorni. Voto 7.

Tony Parker: avere un playmaker che gestisce come lui ha fatto tutta la differenza di questo mondo vedendo come invece sono andate le cose per gli Heat. Sbaglia sempre poco, anche se le sue prestazioni stanno facendo meno scalpore del solito. Detta i tempi giusti nel capolavoro di Popovich. Voto 7.

Manu Ginobili: meno incisivo del solito. Fa il minimo indispensabile, e forse avrebbe fatto di più se gli SPurs fossero stati più in difficoltà. Voto 6.

Tiago Splitter e Matt Bonner: il primo sicuramente più efficace del secondo, inserito tutto sommato bene nei giochi nero-argento. Non giocano molti minuti ma fanno la loro parte. Voto 6.

Patty Mills: decisivo con le sue percentuali molto alte e il numero di punti in relazione ai minuti giocati. Dalla panchina è sicuramente quello che si è alzato facendo più male agli avversari. Spietato. Voto 7.

Marco Belinelli, Cory Joseph, Aron Baynes e Jeff Ayres: entrano a partita già decisa. Attenzione al Beli che potrebbe da qui a poco scrivere la storia dei giocatori italiani volati oltreoceano. S.v.