Lebron James torna a casa con il trofeo di MVP delle NBA Finals in mano

Lebron James torna a casa con il trofeo di MVP delle NBA Finals in mano (getty images)

LeBron James e Stephen Curry. Sono loro due lo Yin e lo Yang delle memorabili NBA finals appena andate in archivio. Il primo veste i panni dell’eroe, annunciato alla vigilia ma non così scontato. Il secondo, frenato da troppi tarli fisici e mentali, mostra il lato più umano di sé, quello di un uomo e di un giocatore che sembrava non dovesse sbagliare mai ma che ha invece steccato nel momento decisivo.

Capita anche ai più forti. Nelle righe seguenti diamo i voti ai protagonisti di una serie dimostratasi imprevedibile come poche altre prima di essa e che ha incoronato i Cleveland Cavaliers i campioni NBA del 2016.

Stephen Curry, stella dei Golden State Warriors NBA

Stephen Curry, stella dei Golden State Warriors (getty images)

Golden State Warriors 

Stephen Curry 5 Deludente, triste, stanco, provato, svuotato. Provate voi a definire il Curry di queste Finals. Di sicuro, al netto di problemi fisici evidenti, gioca senza quell’allegria e competitività che ne hanno contraddistinto le sublimi prestazioni da fine ottobre al tardo maggio. Recita a soggetto solo in gara 4. Nelle altre partite in cui alterna buone cose a molti errori, alcuni di essi anche banali ed intrisi di una qual certa presunzione, non riesce mai ad incidere davvero. Il vero Curry è altra merce.

Klay Thompson 6 Più efficace del “compagno di merende”. Nel primo tempo di gara 5 dà segni di onnipotenza tecnica. Cresce di rendimento con il passare della serie. In difesa, as usual, è un fattore.

Però, e non è un però da poco, stecca nella partita più importante, in quella gara 7 chiusa con il 35% dal campo ed un misero 20% da tre. Ci si aspettava di più.

Drayman Green 6,5 Meriterebbe un voto più alto, soprattutto per l’impatto che ha nell’ultimo episodio della serie, quando si traveste da Curry e prova quasi da solo a rendere ancora una volta amara la notte del “Prescelto”. Non si può, però, non tenere conto del puerile atteggiamento e del brutto gesto ai danni di James che gli costa la squalifica in gara 5 e che probabilmente costa ai Warriors  il titolo.

Andre Iguodala 6,5 Encomiabile. Per atteggiamento, determinazione, concentrazione. Ha il compito più duro, quello di interporsi tra James e l’appuntamento con la storia. Ci prova, lo condiziona nei limiti del possibile, incide anche in attacco ma l’infortunio alla schiena in gara 6 e la stoppata subita proprio da LeBron in gara 7 sono due tra le immagini più evocative delle Finals

Harrison Barnes 5 E’ il giocatore che esce più ridimensionato dalla pugna contro i Cavs. Litiga con il ferro in molti momenti della serie. Lo “0” alla casella punti segnati in gara 6 è un manifesto d’impotenza.

Andrew Bogut 5,5 L’impatto nelle prime due partite è buono. Cala di rendimento nel trasferimento a Cleveland, per poi alzare bandiera bianca in gara 5 in seguito all’ennesimo infortunio della sua sfortunata carriera.

Shaun Livingston 6,5 Pound per pound, come piace dire a loro, è uno dei migliori in casa Warriors. In gara 1 è semplicemente straordinario. L’apporto in entrambe le metà campo è più che discreto. Sarebbe stato ingeneroso pretendere di più.

Leandro Barbosa 6 Neanche un minuto in gara 4 (perché?). Eppure il suo apporto alla causa è soddisfacente, quantomeno in attacco.

Festus Ezeli 4,5 Sarebbe sbagliato infierire su un giocatore serio e che dà sempre il massimo. Il problema è che il suo massimo, in palcoscenici del genere, non sempre fa scopa con il livello tecnico richiesto.

Steve Kerr 6 Lo scorso anno cambiò la serie promuovendo Iguodala in quintetto e giocando “piccolo”. Nelle finali del 2016 non tira fuori dal cilindro nulla di memorabile. La sensazione è che l’infortunio occorso a Bogut abbia pesato, così come abbia inciso, eccome se inciso, la scarsa vena di Stephen Curry.

 

Cleveland Cavaliers

LeBron James, tre volte campione NBA

LeBron James, tre volte campione NBA (getty images)

LeBron James 10 e lode Ricordate quel famoso spot in cui si diceva che la potenza è nulla senza controllo? Ebbene, il nostro pare aver fatto propria quella frase. Potente lo è sempre stato. Ma il controllo tecnico ed emotivo che ha avuto su compagni ed avversari è stato qualcosa di probabilmente mai visto prima. Dopo due gare da dimenticare, le prime della serie, è venuto fuori come compete solo ai più grandi. Citiamo Ibrahimovic e diciamo: “se ne è andato da Re, è tornato per diventare Leggenda”. Scusaci Ibra…

Kyrie Irving 9,5 Forte era forte, nessuno lo dubitava. Alzi la mano, però, chi si aspettava un Irving così continuo, cinico, spietato, freddo, decisivo, dopo i primi due episodi della serie. Neanche Wade nell’interregno di James ai Miami Heat ha avuto lo stesso impatto che ha avuto il numero 2 in queste Finals. Il tiro decisivo, quello che è valso il titolo, lo ha segnato lui ad una cinquantina di secondi dalla fine della partita. Una tripla in faccia a Stephen Curry, “alla Stephen Curry”. Una tripla da fuoriclasse, da predestinato. Il futuro è suo.

Kevin Love 5 Ok, in gara 7 si è in parte riscattato con un contributo a rimbalzo sia offensivo che difensivo di ottimo impatto. Il suo stipendio, però, non giustifica le deludenti prestazioni offerte in molti atti di questa serie finale. Il futuro di Irving è roseo, quello di Love crediamo sarà lontano da Cleveland.

J.R. Smith 6 L’approccio alle finali è il consueto. Irritante. Si redime man mano che si arriva all’atto conclusivo. Dà un più che discreto contributo in attacco. Sarà ricordato per il commosso tributo ai genitori pochi istanti dopo aver vinto il titolo ma, soprattutto, per essere stato l’MVP indiscusso della festa a Las Vegas. In questi palcoscenici, altro che LeBron James…

Tristan Thompson 7,5 Lo ha detto lui stesso: “Per i miei standard mi considero un fuoriclasse”. Concordiamo con lui, ancor di più dopo quanto Thompson ha fatto in questa serie chiusa in doppia doppia di media per punti e rimbalzi.

Richard Jefferson 6,5 Alziamo leggermente il voto perché non era così scontato aspettarsi un Jefferson così incisivo rispetto a quello che realmente poteva dare. Da tutti i compagni è stato indicato come uomo più importante dello spogliatoio. E allora sì, la piena sufficienza è ancor più meritata.

Imaan Shumpert 4,5 Il peggiore dei suoi. Senza dubbio alcuno. Aveva le possibilità per fare meglio ma non lo ha fatto. Anche per lui la conferma pare tutt’altro che certa.

Tyrone Lue 7 Bravo, bravissimo nel condurre la sua squadra ad un titolo che profuma di storia. Riduce al minimo le rotazioni per gran parte della serie. Si affida in toto al duo LeBron-Irving e la sua scelta paga i dividendi sperati. Come per l’arbitro, un bravo allenatore si distingue se commette pochi errori. Lue ne ha fatti pochi, pochissimi. Detto questo, non ci sembra tra i migliori del lotto, soprattutto in prospettiva.