David Blatt (foto Paolella)

David Blatt (foto Paolella)

Non sembra esattamente passata l’estate più scoppiettante nella storia della franchigia sul mercato. I risultati di inizio stagione sono sinistramente simili al triste passato. Troppo presto, ovviamente, per far scattare l’allarme a Cleveland ma tre sconfitte nelle prime quattro partite sono un segnale certamente non confortante. E un risultato difficilmente accettabile.

Il percorso di creazione della squadra è solo all’inizio, le personalità sono ingombranti, non necessariamente tutte funzionali al contesto e la maturazione che il roster deve fare è notevole. A dispetto di un talento offensivo pazzesco, il gioco al momento ristagna troppo, non c’è sufficiente circolazione di palla né capacità di creare da questa i canestri che servono. Cleveland è ultima per assist serviti (16.0 per gara: contro Utah, è arrivato il minimo storico di appena 6, già collezionato nel primo anno di vita della franchigia e nel 2010-11, stagione delle 26 sconfitte in fila) in quest’avvio e non può essere esente da colpe in questo senso un Kyrie Irving fenomenale per talento individuale ma ancora troppo propenso a giocare in maniera individuale come nei Cavs “dei poveri”. Invece questa versione è ricca di qualità, ma non riesce ancora a sfruttarle a pieno. A cominciare da un LeBron James che, per sua stessa ammissione, sta giocando “troppo passivamente”, sta tirando male e sembra ancora indietro di condizione fisica ma nella veste del leader e del motivatore si è già messo al lavoro. La conferma è il faccia a faccia che, dalle indiscrezioni, ha avuto con lo stesso Irving negli spogliatoi a Portland dopo la partita persa abbastanza nettamente con i Blazers: “Qui ci sono tante cattive abitudini costruite negli anni. Serve tempo per cambiare rotta“ ha commentato LBJ.

Dalla loro convivenza passa molto del futuro di Cleveland: giocare al fianco di James non è semplice, l’MVP degli ultimi Mondiali deve dimostrare di poter maturare in termini di gestione e personalità e insieme al numero 23 dare quelle certezze che servono anche ad un Love finora abbastanza spaesato e che invece potrebbe beneficiare, finalmente, di non dover essere a tutti i costi il leader della squadra. La trasferta a Salt Lake City ha mostrato lampi del talento offensivo dei Cavs che, con i 65 punti di Kyrie e LeBron, stavano salvando una partita che pareva compromessa.

Ma sono stati meritatamente puniti da un “signor canestro” di Gordon Hayward allo scadere, confermando che, se è credibile che l’attacco possa essere messo a posto, la difesa rischia di essere il vero problema della squadra dell’Ohio, quarta peggiore in termini di protezione del proprio ferro: “Se non difendi, non puoi vincere, non hai neanche una chance” è il commento piuttosto eloquente di uno Shawn Marion lanciato in quintetto all’interno di una rotazione variata anche per l’infortunio che fermerà per qualche settimana Dellavedova. Ma che rende particolarmente sospetta la posizione di un Dion Waiters, che sembra aver mal digerito la retrocessione a “sesto uomo” e in più poco si adatta a questo contesto per le scarse qualità difensive e la tendenza ad occupare spazi e tiri che non gli dovrebbero competere anziché essere pronto a colpire sugli scarichi. Presto per allarmarsi, il percorso è lungo e tortuoso, ma di certo anche per David Blatt, all’esordio nella NBA, il banco di prova è subito uno dei più impegnativi. La pressione sale, la medicina per abbassarla si chiama “vittoria”.