Kobe Bryant

Kobe Bryant

Tra i delusi, gli sconfitti, gli amareggiati, e gli screditati usciti da questa offseason ci sono anche loro, i Los Angeles Lakers, una squadra che per storia e tradizione non ha mai avuto problemi a piazzare colpi grossi e convincere i pezzi da novanta a firmare per la franchigia californiana, facendo leva sul fascino e sul prestigio della canotta gialloviola, desiderata e ambita come un Oscar nella notte delle stelle, tanto per rimanere in tema hollywoodiano. Stavolta nei pressi di El Segundo di pezzi da novanta nemmeno l’ombra, forse da cinquanta, massimo sessanta. Ed anche la pazienza di Kobe ha un limite, un filo bianco che Mitch Kupchak e Jim Buss stanno tirando un po’ troppo, con il rischio che prima o poi si possa rompere. Sono gli ultimi anni della carriera del Mamba e ormai non può più stare fermo ad aspettare ricostruzioni tanto sbandierate quanto disattese. Ad aprile con un tweet aveva dichiarato che la stagione 2014-2015 “will be epic”, accendendo le speranze dei tifosi per una offseason da protagonisti, ma adesso a quattro mesi di distanza la certezza è che nessuno dei top free agent è stato messo sotto contratto, sono stati rifirmati alcuni giocatori dello scorso roster, e per la gioia di Kobe la prossima stagione non sarà per niente epica.

Doveva essere l’anno della rinascita, e i presupposti facevano ben sperare, ma ancora una volta il front office di L.A. ha rimandato tutto alla prossima estate. Il piano iniziale era quello di puntare ai big di questa free agency grazie allo spazio salariale a disposizione. All’inizio dell’estate i Lakers si trovano infatti ad avere nel libro paga solo il contrattone di Kobe, quello (molto basso) di Robert Sacre e l’ultimo anno di Steve Nash. Lo spazio salariale non mancava e nemmeno le occasioni per poterlo utilizzare, ma tutti gli amori si sono rivelati dei semplici flirt estivi. LeBron è tornato a casa, Melo ha sposato il progetto dei Knicks, guidato oltretutto da due come Phil Jackson e Derek Fisher che di Lakers ne sanno qualcosa, Bosh ha rifirmato per Miami e il primo amore Love è ormai destinato a seguire il Re in maglia Cavs. Saltati così i piani A, B e C del mercato gialloviola, Kupchak e Buss sono stati costretti a virare su un mercato di ripiego. Per quel che riguarda le entrate, è arrivato Jeremy Lin, regalato da una Houston che aveva bisogno di liberare spazio salariale, con un contratto da poco più di 8 milioni, e ci sono stati i rinnovi alquanto generosi di Jordan Hill (18 milioni in due anni con una team option per il secondo), sponsorizzato dallo stesso Kobe, e Nick Young. Altri volti nuovi sono quelli di Ed Davis, contratto biennale con player option per il secondo anno, e Carlos Boozer, acquisto criticato da tifosi e addetti ai lavori. In realtà le cifre di Boozer, giocatore comunque in parabola discendente per quanto riguarda la carriera cestistica, sono abbastanza modeste, con un annuale da 3.2 milioni che è bastato a vincere l’asta seguita al taglio via amnesty da parte di Chicago. Le notizie più liete sono arrivate dal Draft: alla numero sette è stato chiamato Julius Randle, considerato uno dei giocatori più pronti ad avere impatto sulla Lega, e al secondo giro un Jordan Clarkson che si è messo ben in mostra nella Summer League di Las Vegas.

Mitch Kupchak

Mitch Kupchak

Dopo una stagione conclusa con un record di 27-55 e un sentirsi continuamente ripetere la profetica frase “abbiate pazienza e vedrete” questa offseason ha certamente disatteso le aspettative che il front office aveva creato intorno alla squadra, riuscendo a farsi scappare le opportunità più importanti, mettendo su un roster di media bassa classifica, e rimandando tutto (forse) al 2015. In realtà, i mali di questi Lakers nascono nel 2012, quando sì è deciso di smantellare un buon roster e appesantire il salary cap con l’arrivo di Steve Nash e Dwight Howard, scelta che tuttora ha effetto sulle manovre gialloviola. Per quanto riguarda il capitolo allenatore, è da poco giunto a Los Angeles Byron Scott, dopo una trattativa tirata veramente per le lunghe, non si sa se per la poca fiducia verso l’allenatore o per le effettive difficoltà di trovare un accordo. Scott si considera uno adatto a ricostruire, ed anche per questo accettò l’incarico a Cleveland, ma questa è una prova del nove anche per lui che dopo le due ottime stagione ai Nets è riuscito ad arrivare solo 4 volte ai playoff in 11 stagioni, con un record di vittorie del 44 %.

In fondo c’è però una logica anche in quanto fatto dai dirigenti di L.A, basti osservare attentamente la natura dei vari contratti fatti firmare. Davanti al mancato arrivo dei big nella free agency si è preferito mantenere una certa flessibilità finanziaria per poi riprovarci il prossimo anno. Nell’estate 2015 i Lakers si troveranno con soli 4 giocatori (Kobe, Randle, Young e Kelly) sotto contratto, con appena 35 milioni di monte ingaggi garantito, avendo così di nuovo disponibile un notevole margine di manovra. Nash e Lin hanno infatti un contratto in scadenza, il pluriennale di Robert Sacre non è garantito nel 2015/2016 e Jordan Hill ha una team option per il secondo anno che se non esercitata libera 9 milioni di spazio. Il risultato è comunque il sacrificio di un’altra annata nella speranza di arrivare nel 2015 ad almeno due dei grandi nomi a disposizione, a partire da Love, Aldridge, Dragic, Klay Thompson, Rajon Rondo e DeAndre Jordan. Stavolta però una cosa è certa, sbagliare non sarà più possibile.