“Dimenticate il talento e le capacità atletiche, è la sua maturità che è avanti anni luce”. (Doc Rivers)

Solo i migliori interpreti di questo sport possono vantare sterminate legioni di lovers e haters, chiedere a Kobe Bryant per ogni delucidazione. È uno di quei giocatori che nel tempo ha saputo evidenziare una crescente maturità, fuori e dentro il campo, in grado di portarlo a giocare 4 NBA Finals negli ultimi 4 anni, vincendo due anelli nel 2012 e nel 2013. Nel 2011 è stato deriso per aver firmato con gli Heat con lo scopo di costruire una squadra pronta a vincere da subito, salvo poi perdere contro i Mavericks di Nowitzki, Kidd, Terry e Chandler. Nei successivi due anni ha saputo giocare e vincere come nessuno, perché va bene che avere intorno Wade, Bosh e un supporting cast ampio e di livello aiuta, ma quando c’è stato da portare a casa le partite, raramente si è visto lo spettacolo di cui ci ha degnati il figlio dell’Ohio in quel biennio.

LeBron con William e Kate,e l'abbraccio che ha violato il protocollo reale (Getty Images)

LeBron con William e Kate, e l’abbraccio che ha violato il protocollo reale (Getty Images)

Ora che è tornato a casa, le critiche lo hanno colpito per essere ricomparso come il salvatore della patria, di una squadra che non è riuscita a decollare nonostante le 3 prime scelte assolute in 4 anni. Criticato perché “è tornato a Cleveland, ma ha voluto che arrivasse a tutti i costi anche Love con altri innesti utili ad allungare la panchina per non perdere qualità nonostante la rotazione”. Qualcuno se la sarà anche presa perché l’arrivo di Love ha comportato il sacrificio di Wiggins (ma non una parola sul povero Bennett), ma si sapeva che la decisione di LeBron avrebbe comportato un effetto domino di grande rilevanza, dove gli equilibri sarebbero stati un po’ scombussolati per far quadrare tutto e partire con la preparazione della stagione 2014/2015. Ad aggiungersi all’elenco, la mano messa intorno alle spalle di Kate Middleton, moglie del principe William d’Inghilterra, violando il “Protocollo Reale” che ha creato scalpore tra il popolo britannico e non solo. La realtà dei fatti vede un 29enne, tra poco sono 30 tondi tondi, arrivato ad un punto della propria carriera professionistica con una maturità che spesso passa in secondo piano, offuscata dalle singole giocate e dalle statistiche che evidenziano una completezza esasperante. Stiamo parlando comunque di 24.8 punti a partita, conditi da 5.5 rimbalzi e 7.7 assist.

Unico giocatore ad aver già vinto per due volte il premio di “Player of the week”, nella settimana dal 10 al 17 novembre e in quella dal 24 novembre all’1 dicembre. Prestazioni da 32 punti, 9 assist e 11 rimbalzi come quella contro i Pelicans di Davis, o quella da 29 punti, 10 rimbalzi e 8 assist contro Washington, sono solo degli esempi di come questo ragazzo trovi facile andare vicino alla tripla-doppia tutte le partite, ma al tempo stesso comprendere che l’obiettivo primario debba essere sempre portare la squadra alla vittoria, spostando in secondo piano la gloria personale.james_cartoon
Ha la media punti più bassa degli ultimi 10 anni, dato che solo nel suo anno da rookie (20.9 punti a partita) viaggiava ad una media inferiore rispetto a quest’anno. C’è da dire che anche il minutaggio si è ridotto, come il numero di rimbalzi catturati, ma non quello degli assist, che sfiorano gli 8 a partita. Quarto miglior marcatore della Lega, secondo per minuti giocati, sesto per tiri presi e realizzati, sesto per tiri liberi tirati e realizzati, quinto per assist. Le statistiche dicono qualcosa, non dicono tutto, anche se interpretate nella miglior maniera possibile. I Cavs hanno un record quasi identico a quello dei Bulls, proprio le due squadre che ad est potrebbero tendenzialmente giocarsi un posto per la Finale NBA, essendo ben attrezzate per arrivarci e con due ottimi allenatori in panchina. La stagione è ancora lunghissima e i playoff regalano sorprese sempre gradite, anche se sarà difficile avere la meglio sull’ovest e, soprattutto, dare vita ad una post-season entusiasmante come quella passata.

Adesso che Durant è tornato sul parquet potremo riassaporare, con i dovuti tempi, uno dei duelli più intriganti nella storia recente della Lega. Due macchine da guerra, programmate per vincere. L’11 dicembre, alla Chesapeake Energy Arena, la sfida nella sfida, come se si dovesse trattare di un incontro leggendario di boxe tra due magnifici interpreti dello sport come Ali e Foreman. Il giovanotto di Akron, prodotto della St.Vincent-St.Mary High School e della signora Gloria, non deluderà di certo la sua gente quest’anno.