Un mese è già passato, anzi volato, e noi di DailyBasket abbiamo deciso di riassumere ciò che è successo nel mese di Novembre con i suoi 10 migliori (e peggiori) momenti, con un appuntamento che vi terrà compagnia con cadenza regolare.

Lance Stephenson

Lance Stephenson

10) Lance Stephenson e gli Hornets
Siamo di fronte ad una delusione enorme, almeno finora. Il marketing che gira intorno alla NBA aveva stuzzicato i fans con il ritorno dello storico brand Charlotte Hornets, che ricorda grandi del passato e che oggi rappresenta una squadra giovane, in grado di raggiungere i playoffs lo scorso anno e che ha tutte le carte in regola per confermare quanto di buono fatto nelle ultime due stagioni. Sennonché, le aspettative erano talmente grandi da far scivolare la franchigia di Michael Jordan ad un record inaspettato di 4 vittorie e ben 14 sconfitte, con l’ultima ripassata subita ad Atlanta (sconfitta da 105-75). Le speranze maggiori erano e sono ancora riposte sull’incostante Lance Stephenson (di cui abbiamo parlato in un precedente Focus). Ma anche Lance sta deludendo i suoi tanti estimatori e per qualcuno la situazione delicata in North Carolina è in gran parte causa sua.

9) Come vanno i coach esordienti?
Fra i 4 coach esordienti nella nuova stagione NBA, quello che sta meglio è sicuramente Steve Kerr. L’ex opinionista televisivo NBA si è ritrovato una squadra più divertente da allenare rispetto ai suoi colleghi rookie, ma avere Steph Curry in squadra aiuta parecchio, anche se Kerr sta dando quell’anima vincente che era mancata nelle stagioni di Mark Jackson. Al contrario dell’ex Bulls, Quin Snyder e Derek Fisher stanno facendo i conti con partenze negative per motivi diversi. Snyder si ritrova una squadra in completa ricostruzione, che nella giungla della Western Conference viaggia con un record di 5-13. Fisher ha cominciato a capire che probabilmente non basta Phil Jackson per avere successo a New York: con il solo Carmelo Anthony, in una rosa che ha moltissimi punti deboli, è assolutamente difficile essere in grado di gestire le pretese sempre troppo esagerate della Grande Mela. Capitolo a parte lo merita David Blatt, esordiente assoluto nel mondo del basket americano, che ha avuto il privilegio, se così possiamo chiamarlo, di allenare la squadra più chiacchierata dell’anno nello sport americano. L’inizio di Cleveland ha fatto storcere un po’ il naso ai più, ma sarà un lungo avvicinamento alla postseason, e siamo sicuri che il tempo per adattarsi dal basket europeo a quello americano sia più che sufficiente.

8) I Memphis Grizzlies
Ne abbiamo parlato noi (ecco il link), lo hanno fatto i media americani, sono sulla bocca di tutti. I Grizzlies di novembre sono stati la migliore squadra della Western Conference, od oggi con un record di 15-2 sono la migliore squadra NBA. Li abbiamo definiti sottovalutati, come squadra e come singoli, ma se il primo mese di regular season conta qualcosa, questi Grizzlies questa volta fanno sul serio e sarà meglio non sottovalutarli.

7) Il Canada in vetta all’Est
I Toronto Raptors, da terzi assoluti lo scorso anno, approfittano dei problemi delle rivali della Eastern Conference, che quest’anno sembra essere alla portata di tutti, e riescono a piazzarsi al primo posto ad Est del Mississippi. Certo, la seconda sconfitta consecutiva, l’ultima contro i derelitti Lakers, ha lasciato un po’ di amaro in bocca, ma siamo sicuri che sia soltanto un piccolo incidente di percorso (ed infatti nella notte è arrivata la bella vittoria a Sacramento). Coach Casey ha a disposizione una squadra (oggi da 13-4 di record) giovane e potenzialmente devastante, guidata dai 19.4 di DeRozan, dalla crescita esponenziale di Jonas Valanciunas (8.6 rimbalzi a partita) e dalla saggia regia di Kyle Lowry, tutto un altro giocatore rispetto al passato (fino ad oggi chiude con 6.6 assist a partita).

Derrick Rose (photo Jonathan Daniel/Getty Images)

Derrick Rose (photo Jonathan Daniel/Getty Images)

6) Derrick Rose è davvero tornato?
Speravamo di potervi raccontare dei Chicago Bulls in maniera diversa quest’anno, ma nonostante sia come al solito la squadra più difficile da affrontare e sia stata in grado di mantenere un record fra i migliori della lega, 11-7 per il terzo posto ad Est, il topic principale è stato ancora una volta la salute di Derrick Rose, che ha faticato molto a stare al 100% e che ha sollevato enormi dubbi sulla sua condizione fisica. Ma l’ultima gara, quella contro i Celtics vinta con 21 punti dell’MVP 2011, fa ben sperare tutti i tifosi: “La mia fiducia è enorme, ho soltanto bisogno di giocare perché so quanto posso dare e quello che posso fare in campo”.  La prestazione del numero 1 nella sconfitta della notte contro i Mavs, nonostante il pessimo risultato, segue questa strada: è stato bello vedere Rose di nuovo decisivo con la tripla che allo scadere del primo overtime ha pareggiato la gara e forzato un secondo tempo supplementare.

5) Boogie e i sorprendenti Kings

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato un inizio di stagione così da parte dei Sacramento Kings. Immaginiamo che non ci fosse nessuno che avrebbe pensato di poter vedere finalmente un DeMarcus Cousins così dominante ed una squadra finalmente vincente, che ricorda a tutti i tifosi NBA quella dei tempi di Mike Bibby e Chris Webber, e che nelle preview di tutta la stampa specializzata non aveva ricevuto il credito che, forse, vedendo il primo mese di gioco, avrebbe meritato. Il finale del mese di Novembre ha però visto tre sconfitte consecutive (oltre a quella della notte contro i Raptors) che hanno fatto scivolare la squadra di coach Malone sul record di 9-9. Ma ciò non toglie nulla alla straordinaria partenza di una squadra completamente sottovalutata e di un giocatore come Cousins, in grado di mettere insieme 23.5 punti, 12.6 rimbalzi e 1.5 stoppate a partite. Se non è un All-Star questo…

4) Jabari Parker e Jason Kidd, nuova linfa vitale a Milwaukee
Come i Kings anche i Bucks sono una delle sorprese del primo mese di stagione. Milwaukee è quinta nella Eastern Conference, grazie ad una squadra brava soprattutto dalla parte difensiva del campo: il decimo posto in punti concessi non dice molto sulle qualità dei “big men” dei Bucks, a cominciare da Larry Sanders, autentico intimidatore d’area. C’è molto di Jason Kidd in questo successo iniziale della squadra del Wisconsin, partita con pochi riflettori puntati addosso ma che grazie anche alle prestazioni del lunghissimo Giannis Antetokounmpo si erge a sorpresa dell’Est. Ma non abbiamo nominato Jabari Parker a caso: il rookie è il primo dopo 30 anni ad aver registrato 2 triple doppie nelle sue prime tre gare da pro e sta dimostrando di essere lui il vero affare del tanto pubblicizzato draft 2014. Non ci sono dubbi, infatti, che grazie alla guida di Kidd sia lui il vero favorito al titolo di rookie dell’anno.

3) Stephen Curry, un uomo solo al comando
Ci siamo svegliati con la sua tripla quasi allo scadere che ha battutto gli Orlando Magic. E’ stata l’ennessima sua prestazione che ci ha fatto strabuzzare gli occhi. E’ cosi che Steph Curry sta aiutando, come già accennato, coach Steve Kerr ad ambientarsi al meglio sulla nuova panchina e lo sta facendo nel migliore dei modi: 23.8 punti e 7.8 assist a partita, con una percentuale dalla lunga distanza del 42% (51 su 122). Ma le statistiche sono fredde per raccontare il Novembre del figlio di Dell, ed infatti non dovreste fare altro che andare e riguardare gli highlights di questo meraviglioso giocatore, una su tutte la prestazione da 40 punti contro i Miami Heat il 25 Novembre.

2) L’NBA ha un nuovo re?
All Star? Sì. MVP? Anche. Il primo mese di Anthony Davis ha fatto alzare in piedi tutti, anche i più scettici, se mai ci sono stati, riguardo il “monociglio”. Ancora non sono stati resi noti i premi per il mese di Novembre, ma siamo sicuri che dovrebbe decisamente essere lui il giocatore del mese per la Western Conference, con la concorrenza di Stephen Curry. I Pelicans si trovano oggi, dopo la vittoria contro i Thunder nella notte, con un record di 8 vinte 8 perse, che al momento vale come terza squadra fuori dalla postseason, nonostante le prestazioni monstre dell’ex Kentucky. Le statistiche ci dicono che è il giocatore più efficiente della lega, anche più di LeBron James, con i suoi 24.9 punti e ben 11.3 rimbalzi di media, e che nessuno come lui ha avuto un impatto così devastante sui due lati del campo, e se i Pelicans riusciranno grazie alla sua guida a raggiungere i playoffs, sappiamo in quali mani sarà quel titolo di MVP.

Kobe Bryant (Photo by Christian Petersen/Getty Images)

Kobe Bryant (Photo by Christian Petersen/Getty Images)

1) I Lakers e i record di Kobe
Come ogni sitcom che si rispetti i Lakers hanno fatto in modo che tutti parlassero di loro. Il merito, nemmeno a dirlo, è di Kobe Bryant, rientrato dopo praticamente un anno e mezzo di stop e tornato a dominare come se non avesse 19 stagioni sulle spalle e 36 anni e non avesse sofferto un infortunio che avrebbe mandato KO praticamente tutti gli sportivi del mondo. Tranne lui, che in un modo o nell’altro ha trovato il modo, di nuovo, di far scontrare hater e lover della sua persona. Ha appena superato i 32000 punti e i 6000 assist in carriera, con il terzo posto assoluto nella classifica marcatori di tutti i tempi, occupato oggi da Michael Jordan, ormai a portata di mano. Ma, e non si chiamerebbe Kobe Bryant altrimenti, c’è anche un record negativo, quello che lo vede come primatista assoluto per i tiri dal campo sbagliati, il che ha fatto scatenare i suoi detrattori, che oltre a questo, non vedono come continuare con quest’atteggiamento da prima donna possa aiutare i Lakers in qualche modo. Intanto sulla sponda gialloviola di Los Angeles il futuro non è affatto roseo, e come se non bastasse questo, l’infortunio a Julius Randle (di cui abbiamo parlato) ha fatto sprofondare nella tristezza e rassegnazione la maggior parte dei tantissimi tifosi gialloviola.