5. WHAT ELSE?
Periodo più che positivo per gli Spurs, in striscia aperta di sette vittorie consecutive, e che dall’inizio di dicembre hanno fatto registrare l’invidiabile record di 18-2. Il tutto ruotando ampiamente tutti i giocatori a disposizione per far riposare quelli più attempati, ricevendo risposte positive anche da chi solitamente gioca poco: per esempio, si vedano i 18 punti del rookie Jonathon Simmons contro i Bucks, i 13 di Kyle Anderson e 10 con 3 assist di Ray McCallum contro Utah, o le medie pazzesche di Boban Marjanovic, utilizzato poco (7,3 minuti di media) ma con risposte assai efficaci (5 punti e 3 rimbalzi).
E poi c’è sua maestà di Boris Diaw, che in settimana ha forse spiegato il vero segreto suo e degli Spurs: il caffè.

“Ancora imbattuti in casa e un espresso, what else?”. Sì, avete capito bene, il buon Boris ha una macchinetta del caffè personale nel suo armadietto. Sempre il numero 1.

4. D-WILL IS BACK
È una stagione con molti alti e bassi per Deron Williams, ma all’alba delle 32 primavere può anche essere comprensibile. Quello che è certo, però, è che il playmaker dei Mavericks sappia ancora come si gioca: pochi giorni fa, contro i Kings, in una gara finita dopo due tempi supplementari, non solo ha segnato 25 punti, ma anche messo la ciliegina sulla torta con la tripla della vittoria. Con 1.3 secondi sul cronometro, Deron ha avuto la freddezza necessaria per ricevere palla, far saltare il difensore con una finta, e tirare a fil di sirena, a coronamento di una rimonta dal -7 negli ultimi 80 secondi del secondo supplementare.

3. PIOGGIA DI TRIPLE (DOPPIE)
Il periodo di Natale ha dato una spinta in più a Draymond Green, che nell’ultima settimana ha realizzato altre tre triple doppie, portando il totale a quattro nelle ultime sei partite. Triple doppie, tra l’altro, tutt’altro che risicate, come testimonia quella da 29 punti, 17 rimbalzi e 14 assist contro Denver.

Uno dei tanti assist è questa cosina facile facile che vedete qui sotto…

2. DIESEL DECISIVI
È stata la settimana dei giocatori “diesel”, che dopo una prestazione anonima o comunque “normale” nella prima parte della gara si sono accesi nel finale. Quello di Lou Williams è stato uno sforzo inutile (i suoi 44 punti, di cui 23 nel quarto periodo, non sono bastati per battere i Thunder), ma il gialloviola si è potuto consolare pensando al fatto che è stato l’unico giocatore dei Lakers (escluso Kobe Bryant, ovviamente) a segnare 40 punti dai tempi di Shaquille O’Neal.

Più fruttuose le altre due prestazioni diesel: Paul George ha messo 21 dei suoi 31 punti nell’ultimo quarto per battere i Detroit Pistons, ma la vera partita monstre è stata quella di Jimmy Butler, che contro i Raptors, dopo un primo tempo da 2 soli punti, ne ha segnati 40 nel secondo tempo, infrangendo il record di 39 punti di un certo Michael Jordan in maglia Bulls.

1. 33.000 DI QUESTI PUNTI
È la sua ultima stagione, il suo fisico non è più quello di una volta e sta giocando ai livelli più bassi della sua carriera, anche se ultimamente è in netto miglioramento. In ogni caso, Kobe Bryant non smette di far parlare di sé: non solo per essere finora il giocatore più votato dal pubblico per l’All-Star Game – doveroso tributo alla sua carriera –, ma anche per continuare a scrivere record nella storia della NBA. Contro i Kings, infatti, Bryant ha superato la soglia dei 33.000 punti in carriera, impresa finora riuscita solo a Kareem Abdul-Jabbar (38.387 punti) e Karl Malone (36.928).

A dispetto dell’età e del fisico traballante, poche azioni prima del canestro del record Kobe aveva messo questa schiacciata d’altri tempi…