5. THIS IS MY TOWN!!

Sapevamo che le matricole di quest’anno ci avrebbero dato belle soddisfazioni. E infatti, Okafor, Mudiay, Porzingis, Hezonja, Johnson e compagnia bella hanno subito fatto intravedere, chi più e chi meno, di che pasta sono fatti.

E sapevamo anche che Karl Anthony Towns, che dell’ultimo draft è stato la prima scelta, sarebbe stato il ‘novizio’ da tenere maggiormente d’occhio.
Secondo gli addetti ai lavori, infatti, il titolo di “Rookie Of the Year” dovrebbe finire a lui, senza tanti dubbi. Le prime apparizioni dell’ex Kentucky non hanno fatto che alimentare queste convinzioni: numeri ottimi, impatto con la Lega senza molti indugi e una gamma di movimenti e soluzioni da grande stella. Un omone di quella taglia che sa fare tutte quelle cose è un tesoro da tenersi stretto. Appena due match, ok, ma siamo già a 21 punti, 13 rimbalzi e 2 stoppate di media, con poco meno del 60% dal campo e il 90% ai liberi.

KAT for the ROY….

 

4. PISTONI NUOVI DI ZECCA

Van Gundy aveva detto che i Pistons di questa stagione sarebbero stati lontani parenti di quelli sbiaditi e pasticcioni del 2014/2015. Stando agli albori della nuova annata, è stato di parola: tre successi in fila, contro Atlanta (106-94), Utah (92-87) e Chicago (98-94). Avversarie tutt’altro che molli e rinunciatarie.

Il gioco di Detroit è diverso: più veloce, dinamico, divertente e coinvolgente. Non ci si affida più a due torri (erano Drummond e Monroe) e a qualche solista da fuori. Tutti lavorano per tutti, cercando di costruire un gioco armonico, in cui possano risplendere quelle che possono essere considerate le stelle della squadra: Jackson e Drummond.

Ecco, a proposito del centrone: Van Gundy in estate ha rinunciato a Monroe perché convinto che il prodotto di Connecticut potesse dargli più garanzie; ci ha visto lungo pure qui. Non che Monroe stia facendo male nelle nuova avventura ai Bucks, anzi, ma il Drummond di quest’inizio stagione è mostruoso. Domina le plance come nessuno e spazza via tutto quello che gli passa attorno. In più, non deve nemmeno più ‘condividere’ il compito con un Monroe di turno; fa tutto lui. I 19 punti, 16 rimbalzi e 2 stoppate di media si spiegano anche così.

Dove possano arrivare questi Pistons, ancora non si sa. E nemmeno come continuerà la stagione del #0. Certo è che, per ora, abbiamo a che fare con il centro più dominante della Lega e una delle squadre più in palla del lotto.

 

3. MI CASA NO ES TU CASA

Dieci secondi al termine di Cavaliers-Bulls, sfida di lusso che ha inaugurato la stagione a Est. Chicago è avanti 97-95, ma il possesso è di Cleveland.

Timeout, Blatt disegna la rimessa, si ritorna in campo e, dopo un paio di tocchi, la palla arriva nelle mani di LeBron. Ovviamente. Il ‘Re’ parte, semina Butler, si lancia verso canestro e…demolisce il ferro? Appoggia dolcemente nella retina? Zittisce lo United Center? Pareggia il match? No! Niente di tutto ciò. Il #23 si stampa contro il muro iberico: stoppatona di Pau Gasol e Cavaliers rispediti al mittente.

Giocata decisiva che vale una partita e l’ennesima standing ovation per l’immenso fuoriclasse spagnolo. E pensare che, per tutto il resto della gara, del catalano non si era quasi avvertita la presenza.

 

2. A MAGIC THUNDERSTORM

Oklahoma City-Orlando è stata, senza alcun dubbio, la partita della settimana. 139-136, dopo due overtime e una girandola di emozioni poco adatta ai deboli di cuore.

Cominciamo subito dicendo che, in effetti, chi vede i Thunder come favoriti per il titolo, ha qualche buona ragione per farlo. Ragioni che hanno due nomi e due cognomi: Kevin Durant e Russell Westbrook, che hanno chiuso, rispettivamente, con 43 e 46 punti. Ma le ambizioni di OKC meriterebbero discorso a parte.

I due fenomeni, però, hanno dovuto sudare, e non poco, per prendersi lo scalpo dei talentuosi Magic, guidati da un Oladipo strepitoso da tripla doppia sonante: 21 punti, 13 rimbalzi e 10 assist.

E sono proprio Durant, Westbrook e Oladipo ad averci regalato le emozioni più belle di questo straordinario match. Si comincia con la sequenza di triple che ha forzato il primo overtime…

Per poi proseguire con la bomba dall’angolo di “Mister 360°” che ha prolungato lo spettacolo per ulteriori 5 minuti:

E ancora vi chiedete perché ci mancasse così tanto la NBA!!??

1. COME TI DISTRUGGO I PELICANS…

L’abbiamo lasciato a giugno con un titolo in saccoccia e il premio di MVP sulla mensola sopra il camino. Dominante, elettrizzante, divertente e incantevole. Lo ritroviamo ora, dopo un’estate, altrettanto fenomenale. Steph Curry ha voluto ribadire, sin dalla prima palla a due della stagione, che Golden State vuole ripetersi, e lui, campione com’è, vuole essere di nuovo il più grande della Lega.

L’ha fatto in tutte e tre le partite sin qui giocate, ma nelle due contro i Pelicans ha semplicemente dominato e triturato gli avversari. Nella prima, coincisa con la opening night, ha piazzato lì giusto una quarantina di punti, con 14/26 dal campo, 5/12 da tre, 7 assist. Questa notte si è ripetuto. Anzi, ha fatto ancora meglio: 53 punti e 9 assist, con 6/12 dal campo e 8/14 da tre. Tutto in pieno stile Steph: triple fulminanti, ball-handling ipnotico e disarmante superiorità. #DubNation!


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