5. A TUTTO RUSS!!

In una sola azione, gran parte del Russell Westbrook difensore degli ultimi tempi: tante, troppe pause compensate da un atletismo spaziale e da un agonismo fuori dalla norma.

Infatti Smart si presenta solo soletto al ferro perché RW ha dormito sui blocchi, lasciando un’autostrada al play dei Celtics. Poi ovvio, se Smart fosse sfuggito alla marcatura di un giocatore ‘umano’, sarebbe arrivato tranquillo e beato al lay-up. Ma non è questo il caso, perché se Westbrook decide che non devi segnare, tu non segnerai.

E allora il #0 accelera, mangia metri all’avversario (che fisicamente non è proprio un dopolavorista) e gli zompa sopra la testa, inchiodando la palla al vetro e facendo la solita faccia cattiva. Ma cattiva per davvero.

Insomma, dormita iniziale a parte, una performance da alieno.

 

4. RINGALLUZZITI

32 punti, 8 rimbalzi e 8 assist, con 12/19 dal campo e 5/8 da tre.

Harden? Westbrook? LeBron? No, Danilo Gallinari.

Il #8 si è abbattuto sui Pelicans con tutto il suo talento e la sua carica agonistica. Una partita da protagonista assoluto, come sempre più spesso gli capita. Un’altra dimostrazione di leadership e classe, condita da tutti i pezzi forti del repertorio (e sono tanti): tiro da tre, passaggio, intensità ecc… Ormai lo conosciamo bene.

Per tutti coloro che avessero ancora bisogno di convincersi che Danilo sia una stella assoluta di questa NBA, eccovi l’ennesima riprova. Certo, i Pelicans non sono l’avversario più ostico (eufemismo) della Lega, ma metterne 32 non è mai facile. Provateci voi..

 

3. KABOOM!

Questa la mia traduzione onomatopeica dell’inchiodata di DeMar DeRozan in Raptors-Jazz.

Una schiacciata terrificante, mix di atletismo, straprepotenza e carattere. E a rendere ancor più straordinario il pacchetto, il fatto che il ‘posterizzato’ sia Rudy Gobert, uno dei migliori stoppatori e rim protector della Lega. Non sono nemmeno così sicuro che il #10 dei Raptors si sia accorto di chi gli fosse davanti. Ci fosse stato un muro, non avrebbe fatto differenza: avrebbe buttato giù pure quello.

 

2. THE WHITE-SIDE OF THE PAINT

“Whiteside ha fatto tripla doppia: 22, 14 e 10!”

– “Ah però! E da quando fa anche l’assistman?”

– “No, no. Le 10 sono stoppate”

– “Whatttt?!”

Questo, più o meno, il dialogo immaginario che si è scatenato nella mia testa quando ho letto le stats di Hassan Whiteside nel tabellino di Timberwolves-Heat. Tripla doppia con le stoppate: pazzesco. Il settimo giocatore della storia a riuscirci (già l’aveva combinata nella passata stagione, contro Chicago).

Senza stare a ritirare fuori la storia del Libano e della ricomparsa, sembra davvero pazzesco che questo ragazzone si sia preso piena “cittadinanza NBA” nel giro di metà anno. Una crescita esponenziale che, cosa più importante, si sta confermando e perpetuando. Per tutta gioia dei rossoneri e Pat Riley, che a fine anno dovranno prepararsi a rompere il salvadanaio per trattenere in Florida il #21.

 

1. DATECENE ANCORA!!

Clippers-Warriors finale di Conference? Se queste sono le premesse, c’è solo da sperarlo.

Mi riferisco, ovviamente, alla stupenda sfida di giovedì notte tra due delle franchigie più forti della Lega. Campioni a confronto, clima da playoff, giocate eccellenti e un film della partita scritto per farci saltare sulla poltrona.

LA scappa via, trascinata da un Paul rientrante ma già sublime, da un Griffin stellare e dal resto della squadra in palla più che mai. Golden State sta a guardare, stranamente ‘legata’ e in affanno, non solo tecnicamente. Poi la pausa lunga, il ritorno in campo e la magia gialloblu: da -23 al pareggio, poi il sorpasso, quindi la lotta punto a punto verso il 124-117 finale. E con un ultimo quarto da 73% al tiro e l’89% da tre!! Una poesia che va oltre i 40 punti di Steph e i 35 di Paul. Cose da grandi squadre.

Si faceva realtà il 13-0: l’ennesima perla in questo inizio spaziale. Ma onore ai Clippers: i primi a mettere veramente sotto quelli della Baia.