La regular season è iniziata da pochi giorni e come ogni anno Dailybasket seguirà settimanalmente i progressi, i momenti migliori ma anche le difficoltà dei nostri connazionali nella NBA. Porremo l’attenzione sul loro impatto, sul loro adattamento a nuove realtà e su tutto ciò che li riguarda, fornendo così un quadro generale del loro percorso a stelle e strisce.

Andrea Bargnani (Photo by Jonathan Daniel/Getty Images)

Andrea Bargnani (Photo by Jonathan Daniel/Getty Image

Andrea Bargnani

Inizio di stagione difficile per Bargnani che si ritrova proiettato su uno dei teatri più affascinanti ed esigenti del mondo. Sono bastati pochi minuti e un non brillante 0/4 al tiro nell’esordio vittorioso contro Milwaukee per far rumoreggiare il pubblico e per udire i primi “boo”. Il percorso di adattamento che dovrà affrontare Andrea sarà piuttosto complicato e non solo per le grosse aspettative e la pressione mediatica, ma anche perché Woodson sta provando diversi assetti, prediligendo spesso lo small ball, sfruttando il doppio playmaker e Carmelo Anthony da 4. Questo però non ha impedito ad Andrea di partire come power forward titolare nella sconfitta con i Bulls, in una sfida che lo ha visto protagonista di 3 falli in attacco per blocco irregolare nel giro di 2′ di 2°quarto, estromettendolo rapidamente dal gioco. Molto meglio nella ripresa dove con 9 punti in pochi minuti ha mostrato brevi lampi di classe frutto di movimenti rapidi e fluidi dal palleggio e di una meccanica di tiro notevole, caratteristiche che pochi sopra i 2.13m possono vantare. Purtroppo però c’è anche il rovescio della medaglia, infatti Bargnani non mostra miglioramenti nella propria metà campo, continuando ad essere poco incisivo a rimbalzo e inadeguato come posizione e aiuti difensivi. A corroborare tutto ciò anche il defensive rating parametrato su 100 possessi: da 116.3 punti subiti a 84.5 con Andrea in panchina. Woodson però lo rilancia in quintetto anche nelle due sfide casalinghe contro gli imbattuti Timberwolves e contro i Bobcats, ma a parte un buon 2°quarto offensivo contro Minnesota (10 punti con 2 triple consecutive) in cui prova a dare una scossa non solo a se stesso ma a tutti i compagni, non riesce in generale ad essere efficace, venendo utilizzato poco nei secondi tempi nonostante le difficoltà generali della squadra.

Marco Belinelli

Marco Belinelli (Getty Image)

Marco Belinelli (Getty Image)

Alla settima stagione nella NBA, Marco Belinelli sta affrontando probabilmente il definitivo passo verso la completa maturazione, passando per le mani di uno dei migliori coach in circolazione. Fino ad ora Marco è riuscito a ritagliarsi il suo spazio nella lega nonostante manchi ancora la costanza di prestazione, infatti anche in quest’avvio si è passati dal debutto in sordina contro i Grizzlies in cui propizia sì il super parziale di 22-0 del 2°quarto salvo poi sparire dal match con alcuni errori dall’arco, a cui è seguita un’altra partita incolore allo Staples Center da 2 punti e 5 errori al tiro, venendo poco coinvolto dalla manovra offensiva. Ma questo primo scoglio Marco lo supera come ha sempre fatto nel corso della sua carriera, non abbattendosi e rialzandosi prontamente. Al Rose Garden contro i Blazers mette in mostra tutto il suo talento offensivo con un 4° quarto da urlo da 15 punti (3/3 dalla lunga distanza). Non basterà per la rimonta e la vittoria, ma è comunque un segnale positivo che fa spendere buone parole non solo al suo allenatore, ma anche ai compagni di squadra, in particolare Manu Ginobili: “Tira molto bene, può giocare il pick and roll e creare per i compagni, fa un po’ di tutto e ci divideremo spesso i possessi in campo”. Purtroppo a questo acuto fa seguito una partita scialba al Pepsi Center dove gli Spurs vincono, ma Marco trova poco spazio (soli 11′) restando seduto nel 2° tempo quando Popovich gli preferisce Patty Mills. In ogni caso il Beli tra alti e bassi ha dimostrato di essere parte integrante delle rotazioni degli Spurs in un ruolo non solo di realizzatore monodimensionale ma anche da trattatore di palla e spetterà a lui cogliere al volo la prima occasione disponibile per ritagliarsi uno spazio ancora maggiore.

Luigi Datome (NBA.com)

Luigi Datome (NBA.com)

Luigi Datome

Un inizio sfortunato per Datome, l’intera preseason saltata per l’infortunio al piede e per un problema al tendine del ginocchio, svolgendo tanta riabilitazione e tornando ad allenarsi con la squadra solo a ridosso dell’opener contro i Wizards. Gigi non ha forzato i tempi, cercando di non perdere la calma: “Ascolto le sensazioni del mio corpo, non ho alcuna fretta. Voglio essere pronto al momento giusto. Ho visto il livello di atletismo e rapidità di esecuzione di tanti giocatori della lega e devi essere al 100% per giocare”. Nei due allenamenti precedenti al debutto al Palace of Auburn Hills, coach Maurice Cheeks ha sottolineato l’ottimo lavoro di Datome e proprio contro Washington premia il suo impegno mandandolo in campo per una fugace apparizione di 19” di garbage time, giusto per saggiare il parquet e respirare l’ambiente di una partita di regular season. “Dovrà allenarsi duramente come ha fatto in questi giorni. Avrà le sue chance. Ha dimostrato di essere un gran tiratore e solo il tempo ci dirà come evolveranno le cose”,  il commento di Cheeks. Nelle due combattute sfide seguenti Datome non trova spazio, visti anche i pochi allenamenti sulle gambe, ma finalmente l’occasione buona capita contro gli imbattuti Pacers, e non sono minuti di garbage time ma di 2°quarto. Arriva una buona prova nella propria metà campo contro avversari esperti come Scola e arriva anche il primo canestro dal campo di questa sua nuova avventura oltreoceano, condito però da 6 errori (0/4 da 3). Il tiro di certo non preoccupa (è stato soprannominato “the shooter”), come sottolineato anche da Will Bynum (“Sapevo che era un tiratore, ma non fino a questo punto”) e da Greg Monroe (“Si sta muovendo bene e ha un tiro incredibile”), quello che conta è vedere come Gigi si sta integrando alla perfezione nello spogliatoio e nei meccanismi di squadra.

Danilo Gallinari

Danilo Gallinari

Danilo Gallinari

Dopo la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro il 5 aprile scorso, il percorso riabilitativo di Danilo procede a gonfie vele e sembra possa anticipare il suo rientro, inizialmente previsto per l’anno nuovo. Il Gallo nonostante il lavoro differenziato non ha mai abbandonato la squadra, seguendola in trasferta, anche per fare gruppo con il nuovo coaching staff e i nuovi compagni. Il suo ottimismo lo si evince anche da queste parole: “Sono veramente felice di come stanno andando avanti le cose, anche se il cammino è ancora lungo. Una estate passata ad allenarmi duramente, fino ad 8 ore al giorno, vedendo il pallone solo in fotografia. Il tempo non passava mai, ma sto vedendo piano piano i frutti di questo lavoro e stando ai medici dovrei essere pronto per la fine di novembre”. La conferma sembra arrivare anche da un recente comunicato dei Nuggets che riporta la notizia per cui Danilo aumenterà la frequenza e intensità degli allenamenti riabilitativi a partire da questa settimana. Se da un lato Danilo scalpita, dall’altra Brian Shaw, il nuovo coach dei Nuggets, non si sbilancia, ricordando il caso di Derrick Rose in cui i medici avevano più volte dato il via libera, ma il giocatore non si è sentito pronto, saltando tutta la passata stagione. “In questi giorni dirò a Danilo di contattare alcuni giocatori che hanno subito infortuni simili, soprattutto per capire cosa hanno passato psicologicamente e come hanno capito di essere pronti al rientro. Ho sentito diverse versioni sul suo possibile ritorno, ma solo Danilo riuscirà a percepire quando sarà effettivamente pronto. Farà la sua riabilitazione e seguirà ogni allenamento in modo da essere in pari anche dal punto di vista tattico”.


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