Avery Johnson e i Brooklyn Nets (Photo by Mike Stobe-Getty Images)

Avery Johnson e i Brooklyn Nets (Photo by Mike Stobe-Getty Images)

Brooklyn Nets, Humphries in bilico. E coach Johnson?
Kris Humphries, ora ai box per un paio di partite per uno stiramento addominale, è stato rifirmato in estate dai Nets con un biennale da 12 milioni all’anno. In virtù di un investimento del genere, neanche vagamente pensabile qualche anno fa quando era ai margini a Toronto, a Brooklyn si attendevano tutti ben altro rendimento rispetto a quello offerto nel primo quarto di stagione. 7.1 punti e 7.4 rimbalzi di media sono cifre quasi dimezzate rispetto alla scorsa stagione, ma mentre possono aprire maggiori spazi all’impiego contemporaneo di Blatche – che pare resuscitato dal trasferimento a Brooklyn – e Lopez, lo mettono anche sulla lista dei giocatori spendibili dalla neonata franchigia di Brooklyn, con il proprietario Prokhorov che certamente non sta impazzendo di gioia per il rendimento estremamente alterno. E questo mette in discussione anche coach Avery Johnson, che non sta riuscendo a trovare la miglior sintonia con la sua star principale, Deron Williams, visto anche nella partita natalizia troppo poco aggressivo e con un atteggiamento che potrebbe far pensare ad un certo distacco dal sistema proposto dal tecnico. Ma mentre D-Will non è di fatto scambiabile, si può cambiare l’allenatore. E questa sarà la prima occasione per valutare quanto durerà la pazienza di Prokhorov che non ci risulta essere proprio tantissima…

D’Antoni: “Nash può allungare la carriera di Kobe”
Il rientro di Steve Nash ha subito avuto effetti positivi sui Lakers che, pur senza vedere il canadese entusiasmare ai livelli dei suoi anni migliori, hanno acquisito maggiore sicurezza e – come ha detto Gasol – ora sanno “cosa fare nei momenti difficili”. Così la serie positiva ha toccato quota 5 e, dopo una lunga rincorsa, si è tornati col record al 50%. Inoltre i tiri di Bryant sono cambiati, in positivo: “Penso che grazie a questo, Kobe potrebbe giocare altri 5 o 6 anni” ha commentato coach D’Antoni, che finalmente sta cominciando a vedere la sua squadra al completo e avvicinarsi al livello desiderato. Bryant, alla nona gara consecutiva oltre i 30 punti, intanto guarda già avanti: “Se disputi una grande stagione ma poi perdi in Finale, sei criticato. Ma se dopo un’annata complessa, riesci a migliorare fino a vincere in Finale, allora la gente neppure considera quanto accaduto prima”.

Quando torna Stoudemire?
Continua ad esserci incertezza attorno alla data del ritorno in campo di Amare Stoudemire. Anche se ormai non manca molto e la sfida dell’1 gennaio contro Portland può essere un obiettivo realistico, se la riabilitazione proseguirà senza imprevisti in questi giorni. Con i Knicks che viaggiano spediti, nonostante la sconfitta di ieri con i Lakers, reinserire un giocatore di questo peso e questa portata in un meccanismo che sta funzionando rischia di non essere semplice. Coach Woodson anche per questo motivo ci tiene a dargli un po’ più di tempo per allenarsi insieme ai compagni, prima di gettarlo nella mischia. A New York nel mese di gennaio tornerà anche Iman Shumpert e la rotazione rischia di diventare parecchio affollata…

Kendrick Perkins si fa sentire
Dopo la sconfitta con Miami, il centro dei Thunder, Kendrick Perkins, ha invitato i compagni a non farsi distrarre dalle attenzioni mediatiche: “Dobbiamo spegnere la televisione e smettere di leggere gli articoli su di noi. Abbiamo il dovere di tornare a pensare di più alla squadra, fonderci meglio nel sistema e limitare le nostre considerazioni individuali”. L’ex giocatore dei Celtics non ha tirato in ballo nessun compagno in modo specifico, ma la sua presa di posizione è piuttosto chiara per indicare che l’atteggiamento mentale dei Thunder non sta andando nella corretta direzione: “Dobbiamo ricordarci come siamo arrivati qui e il contributo dato da ogni giocatore per arrivarci. E’ fondamentale che capiamo chi siamo e cosa rappresentiamo all’interno della squadra come singoli, il resto verrà da solo”.

LeBron James (AP Photo/J Pat Carter)

LeBron James (AP Photo/J Pat Carter)

LeBron James
Nella sfida vinta contro i Thunder, di cui è stato eccezionale protagonista, LeBron James (miglior giocatore dell’ultima settimana insieme a Chris Paul, leader della squadra più calda della lega, i Clippers) ha visto interrompersi la serie di partite senza neanche un fallo commesso. Con 7’57” da giocare nel 1° quarto ha infatti fermato fallosamente un tentativo di schiacciata di Serge Ibaka, per la prima penalità personale dall’8 dicembre contro gli Hornets. In tutto quest’intervallo di tempo, che corrisponde a 254 minuti e 7 secondi sul parquet, aveva preso solamente un fallo tecnico per aver protestato contro un mancato fischio a suo favore.

Slam Dunk Contest
In genere nella gara delle schiacciate all’All-Star Weekend non partecipano i più grossi nomi della lega. Ma nell’edizione di febbraio a Houston ci sarà un pezzo di Italia visto che, dopo i successi nel nostro paese, James White, ex Sassari e Pesaro ed ora poco utilizzato ai Knicks, è stato scelto dall’Associazione Giocatori ed avrà la possibilità di esprimersi sul palcoscenico più prestigioso. Per l’evento, che diventa una sfida tra le due conference, verrà nominato un capitano per ogni squadra che poi provvederà a scegliere gli ultimi partecipanti. Di sicuro ci sarà il detentore del titolo Jeremy Evans.

Firme
Cleveland ha pescato Shaun Livingston, appena tagliato da Washington, che continua il suo girovagare dopo essere passato negli ultimi mesi anche da Milwaukee e, brevemente, Houston. Per fargli spazio nel roster, i Cavs hanno rilasciato Donald Sloan, pescato in D-League lo scorso marzo ma che era relegato al ruolo di terza point-guard.

Washington, che ha rilasciato anche Earl Barron, ha annunciato la firma di Shelvin Mack e Garrett Temple, entrambi al momento impegnati in D-League. Mack, chiamato al secondo giro nel 2011, aveva già disputato nella Capitale la propria stagione da rookie e rappresenta un altro tentativo di colmare la lacuna in regia resa cronica dall’assenza di John Wall. Temple, passato da Casale Monferrato, aveva disputato la preseason con la maglia di Miami.

Luol Deng, altro protagonista di serata (Foto Dennis Wierzbicki/USA TODAY Sports)

Luol Deng (Foto Dennis Wierzbicki/USA TODAY Sports)

Infortuni
Non è un momento particolarmente fortunato per Luol Deng, che nella gara di venerdì scorso con New York aveva riportato un infortunio alla spalla sinistra, trovandosi costretto a giocare sabato ad Atlanta ma a saltare l’allenamento di domenica per recuperare in vista della gara natalizia contro Houston. In Texas l’anglo-sudanese è stato condizionato da una distorsione alla caviglia subita nel 1° quarto, che non gli ha impedito di finire la partita, persa da Chicago, ma che rende dubbia la sua presenza nelle prossime uscite, a cominciare da quella nel back-to-back contro Indiana.

Cleveland, in una stagione assolutamente nefasta, deve continuare a fare a meno di una delle sue pochissime note liete, cioé quell’Anderson Varejao che sta vivendo un’annata di altissimo livello, da miglior rimbalzista della lega e da uno dei primi tre centri della Eastern Conference. Per lui ancora problemi al ginocchio destro, salterà la gara di stanotte contro Washington e poi sarà valutato giorno per giorno.

Byron Mullens, ala forte dei Bobcats, dovrà stare fuori per alcune settimane a causa della distorsione alla caviglia riportata contro Denver. Lo staff si è già detto contento che il giocatore, a cui è stato dato l’ordine di non appoggiare nessun peso sulla giuntura, non abbia riportato fratture. Durante la sua assenza, che coincide anche con quella perdurante di Tyrus Thomas, probabilmente crescerà il minutaggio di Hakim Warrick.

Beno Udrih ha finalmente ripreso ad allenarsi dopo la distorsione alla caviglia del 30 novembre scorso contro Minnesota. Dovrebbe però tornare a disposizione di coach Skiles nella sfida di stanotte che vedrà i Bucks impegnati in casa contro i Nets. La panchina di Milwaukee si era rivelata molto produttiva all’inizio grazie allo sloveno ex Milano e a Mike Dunleavy, poi però entrambi si sono infortunati nella stessa gara. Ora però il rientro di Udrih è vicino, con l’obiettivo di tornare a fare il primo cambio di Jennings e Ellis: “Punto a giocare tra 20 e 25 minuti, perché quello è il minutaggio in cui sono più efficace. Toglierò pressione da Jennings, che potrà giocare anche da guardia”.

E’ tornato ad allenarsi anche Eric Gordon, impegnato senza problemi fisici nel primo allenamento completo con gli Hornets da ottobre. Vicino al rientro pure Richard Hamilton, che però i Bulls vorrebbero cedere (si è fatta avanti Phoenix), contando sull’attrattibilità del suo contratto in scadenza, per evitare la luxury tax. Non è neppure da escludere, vista la crescita negli ultimissimi tempi di Marquis Teague, che venga sacrificato pure Nate Robinson, che ha un contratto non garantito e quindi può essere scaricato senza costi aggiuntivi entro il 10 gennaio.