I Thunder non sono riusciti a beneficiare della grande prova giocata da Derek Fisher (Lucy Nicholson/Reuters)

Derek Fisher (Lucy Nicholson/Reuters)

MOSSE KNICKS – La ricerca di un allenatore è diventata per Phil Jackson un compito più difficile di quello che ci si potesse attendere. Dopo la rinuncia di Steve Kerr, che al progetto di ricostruzione dei Knicks ha preferito la già competitiva Golden State, anche Mark Jackson, ex coach proprio degli Warriors e nativo di Brooklyn, si è, almeno per il momento, levato dalla corsa alla panchina del Madison Square Garden, firmando un accordo pluriennale con ESPN e tornando, quindi, a commentare le partite della Lega. Lo Zen Master dovrà ora individuare un nome nuovo che, assieme a lui, riesca a riportare una mentalità vincente in casa Knicks, reduci da una pessima stagione (37-45) e incapaci di salire sul treno playoffs, seppur nella modesta Eastern Conference. La priorità di Jackson resta trovare un allenatore che abbia lavorato con lui in passato, in veste di giocatore o assistente, e che sia quindi disposto a mettere in pratica la sua filosofia cestistica, ma le opzioni limitate potrebbero portarlo ad allargare gli orizzonti. Il primo della lista è Derek Fisher e pare che la ricerca di Jackson non continuerà fino a quando l’attuale giocatore dei Thunder, che dovrebbe chiudere quest’anno con il basket giocato, non darà una risposta definitiva. Un altro candidato molto apprezzato da Jackson è Brian Shaw, ma le possibilità che possa liberarsi dai Nuggets, con cui ha ancora due anni di contratto, sono minime. Si è fatto recentemente anche il nome di Mike Dunleavy, che però interesserebbe anche ai Lakers, mentre sono molti i nomi che circolano per quanto riguarda i potenziali assistenti del prossimo head coach, da Kurt Rambis, ai Lakers con D’Antoni, a Luke Walton, assistente in D-League con i Los Angeles D-Fenders, passando per Tyronn Lue, assistente ai Clippers, Bill Cartwright e Scottie Pippen.

RIVOLUZIONE MEMPHIS – Scossone in Tennessee, i Memphis Grizzlies licenziano l’amministratore delegato Jason Levien, ponendo fine ad una situazione tesa tra questi e il proprietario Robert Pera, che proprio con l’aiuto di Levien aveva rilevato la franchigia da Michael Heisley nel giugno 2012. A fare le valigie anche Stu Lash, assistente GM, che assieme all’ormai ex CEO aveva partecipato la scorsa settimana al predraft camp di Chicago. La notizia ha colto tutti di sorpresa, ma pare che Levien e Pera fossero ormai ai ferri corti da un po’ di tempo, complici alcune scelte del primo, come la decisione di non rinnovare il contratto a Lionel Hollins al termine della scorsa stagione, pur avendo condotto i Grizzlies alle Finali di Conference e la promozione di Dave Joerger a capo allenatore. Già ad inizio stagione Pera era stato tentato dal licenziare Joerger, dopo il record negativo di 10 vinte e 15 perse, ma Memphis si era poi rimessa in carreggiata, placando le ire del suo proprietario e centrando i playoffs, nonostante mille infortuni e vicissitudini. Il GM Chris Wallace gestirà ad interim l’intera area tecnica e il consulente Dave Mincberg avrà più poteri nel processo decisionale della franchigia. A rischio sarebbero anche l’allenatore, Dave Joerger, e il vice presidente esecutivo John Hollinger. Il tutto sarebbe solo l’inizio di una rivoluzione architettata da Pera, che in un comunicato ha affermato come la società “continuerà a lavorare per portare il titolo a Memphis” e di come sia certo che i tifosi “saranno entusiasti del roster e dell’assetto societario nella prossima stagione”.

NO LOVE – I mal di pancia dell’uomo franchigia di Minnesota erano noti da tempo e non è quindi una sorpresa il fatto che Kevin Love abbia reso noto ai Timberwolves che al termine della prossima stagione intende avvalersi dell’early termination option prevista dal suo contratto, e diventare quindi free agent. Love ha infatti sempre affermato di voler dare una svolta alla sua carriera e approdare in una contender, poiché stufo di inanellare delusioni con i Timberwolves, che mancano i playoffs ormai da dieci stagioni. Se il club si era inizialmente espresso categoricamente, rifiutando ogni prospettiva di trade, ecco che ora la posizione del proprietario Glen Taylor e del presidente operativo Flip Saunders sembra essersi ammorbidita, consci che un mancato scambio entro l’inizio della prossima stagione o al massimo entro la trade deadline del prossimo febbraio, porterebbe Minnesota a perdere il suo giocatore simbolo senza ricevere nulla in cambio, sempre che Love non decida di tornare sui propri passi. I malumori di Love, che però non ha mai espressamente chiesto di essere scambiato, complicano infatti anche la ricerca del nuovo allenatore, dal momento che pochi sarebbero pronti ad assumere l’incarico di head coach prima che la posizione di Love, e conseguentemente i futuri piani dei Timberwolves, vengano definiti. Le pretendenti non mancano di certo (Warriors, Bulls, Lakers, Knicks, Suns e Celtics per citarne alcuni), ma bisognerà conciliare le esigenze della società, che vorrà pianificare un eventuale futuro senza Love, e i desideri quest’ultimo, che vorrebbe al contempo sbarcare in una squadra competitiva e giocare in uno dei cosiddetti big markets. Boston e Los Angeles potrebbero infatti garantire a Minnesota delle scelte alte al prossimo Draft, cosa impossibile per i Knicks, mentre Golden State punterebbe ad offrire a Minnesota giocatori del calibro di David Lee ed Harrison Barnes. Love dovrà però far capire alle squadre interessate di essere intenzionato a firmare un prolungamento.

PANCHINE: REBUS MINNESOTA, OLLIE RESTA A UCONN – Non sono solo i Knicks (vedi sopra) a dover trovare un nuovo allenatore. Tanti, tantissimi, sono in questi giorni i nomi di allenatori e possibili tali che vengono accostati alle panchine rimaste libere nella Lega. Come già scritto, i Minnesota Timberwolves devono prima risolvere la “grana” Love, che sembra far tentennare i potenziali candidati alla panchina di Minneapolis. Il candidato principale per guidare i lupi la prossima stagione è al momento l’ex allenatore dei Raptors Sam Mitchell, ma anche Lionel Hollins e Scott Skiles sono nomi caldi sull’agenda di Minnesota. Un’altra ipotesi è che l’attuale presidente operativo Flip Saunders possa tornare ad allenare, anche se sembra abbastanza remota. I Timberwolves si sono inoltre mossi per sondare la disponibilità di tre dei più importanti allenatori della scena collegiale, Tom Izzo di Michigan State, Billy Donovan dei Florida Gators e Fred Hoiberg di Iowa State. Ma a far parlare di sé negli ultimi giorni è stato l’allenatore dei campioni NCAA in carica, i Connecticut Huskies. Kevin Ollie è rimasto in bilico tra la tentazione NBA, ambito soprattutto dai Cleveland Cavaliers e un nuovo ricco contratto propostogli dall’Università. “Non sto cercando un altro lavoro” – aveva affermato Ollie – “chiaramente ascolto le diverse offerte ma stiamo parlando e speriamo di concludere al più presto la questione e preparare il nuovo contratto”. E nuovo contratto è stato. Ollie percepirà più di 15 milioni di dollari nei prossimi cinque anni.