Gli Atlanta Hawks come al solito passano sotto traccia, anche quando escono da un mese di dicembre che recita 12 vittorie e solamente 1 sconfitta. Silenziosamente si sono issati al  secondo posto nella Eastern Conference e hanno stabilito il record franchigia per la miglior partenza della storia del club con quel 74% di vittorie dopo un terzo di stagione regolare già agli atti.

Si parla poco di loro perchè, essenzialmente, non hanno una stella di prima grandezza (ma in compenso hanno l’unico quintetto in cui tutti i titolari scollinano oltre i 10 punti di media) e nel roster solamente Paul Milsapp e Al Horford sono materiale da All Star Game. Aggiungeteci il fatto che Atlanta poi non è proprio una metropoli glamour e un mercato pubblicitario di primo livello.

ATTACCO EQUILIBRATO

Definire sulla carta chi sia la loro prima opzione offensiva è un’impresa ardua, ma è anche il loro punto di forza: il primo marcatore della squadra è Jeff Teague, lo sfuggente playmaker che spezza in due ogni difesa ed innesca la circolazione di palla letale degli Hawks che non va oltre i 16.5 punti di media, Paul Millsap guida i suoi per tiri presi dal campo, e Kyle Korver è il centro gravitazionale che costringe le difese avversarie a cambiare la propria strategia difensiva. Ma nessuno di loro è il go-to-guy che tanto va di moda nella NBA odierna dominata dagli individualismi e dalla cosiddetta “Hero Ball”.

In questa prima parte di stagione l’Offensive Rating (punti segnati ogni 100 possessi) li posiziona al 7° posto assoluto della lega, chiaro segnale che ci troviamo di fronte ad un attacco elitario a livello NBA. La chiave? La ripartizione delle responsabilità.

Solamente i disastrati Detroit Pistons hanno il primo terminale offensivo della squadra che si prende così pochi tiri dal campo come fa Paul Millsap, che tenta in media 12.7 tiri a partita. Solo in tre giocatori scollinano oltre i 10 tentativi dal campo a gara e sono Milsap, Teague e Al Horford. Il quarto “tiratore” è DeMarre Carroll con poco più di 9 tiri a partita, un giocatore che fino a 3 anni fa era considerato semplicemente uno specialista difensivo da usare con il contagocce agli Utah Jazz e che oggi sta contribuendo su ambo i lati del campo come il perfetto esemplare di “3&D” segnando oltre 12 punti di media conditi da oltre 5 rimbalzi a gara tirando da tre con il 42% su più di 5 tentativi a sera.

Gli Hawks sono una squadra che non dà punti di riferimento alla difese avversarie, ogni giocatore che scende in campo può dare tangibilmente il suo contributo, giocano la pallacanestro più democratica dell’intera lega. In questo senso ci viene incontro il dato dell’Usage Rate, ovvero la percentuale di possessi offensivi sui totali di squadra quando un giocatore è in campo: nessun Hawk è nella top 50 della lega e ben 11 giocatori hanno un USG% compreso tra il 25% e il 14%. Tradotto in soldoni, ad eccezione dei playmaker che devono iniziare il gioco e sono la base di partenza per sviluppare l’attacco, gli altri giocatori in campo tengono poco la palla in mano, gli isolamenti sono rari, e tutti sono parte integrante dell’attacco.

Il merito è senz’altro di coach Mike Budenholzer, un pretoriano di coach Gregg Popovich, divenuto Head Coach dei Falchi appena un anno e mezzo fa portandosi in dote uno spicchio della “Spurs Culture” che in campo si manifesta con un attacco equilibrato, incentrato sul pick & roll, con un occhio di riguardo alle spaziature e fondato sulla circolazione di palla.

CIRCOLAZIONE DI PALLA

Il passaggio è l’arma per eccellenza di questa squadra: gli Hawks capeggiano la NBA per tiri assistiti con il 67% dei loro canestri che avviene a seguito di un passaggio smarcante, sono la miglior squadra a smazzare assist dell’intera lega – quasi 26 a partita – e sono l’unica, tra la prime 5 in graduatoria, che ha il miglior passatore sotto i 7 assist a partita.

Andando a spulciare le statistiche avanzate offerte da SportVU si nota che solo 5 squadre NBA eseguono più passaggi a partita di loro, ovvero Jazz, Knicks, Spurs, 76ers e Hornets. Esclusi gli Spurs, sono tutte squadre che usano il passaggio per entrare nei meccanismi di gioco, più a oliare il meccanismo che non usato come arma tattica.

La qualità dei passaggi che fanno gli Hawks li porta ad avere quasi 50 opportunità di assist a partita sugli 80 tiri che mediamente prendono, ovviamente nessuna squadra è migliore di loro in questa peculiare caratteristica. Non solo: solamente i Golden State Warriors producono più secondary assist, ovvero il passaggio prima di un assist, che molto spesso è un indicatore di ottima circolazione di palla.

Si può dire inoltre che sono una squadra “programmata” per effettuare un extra pass ovvero quel passaggio in più che permette di avere un tiro migliore.

Extra pass

Un chiaro esempio di extra pass con Korver che segna da tre punti

10-GIOCATORI-10

Gli Hawks sono titolari di una delle squadre più lunghe della lega. Senza stelle che ingombrano lo spazio salariale, è stata una precisa scelta dirigenziale quella di avere una qualità diffusa dal 1° al 10° uomo in rotazione.

Nessun giocatore degli Hawks gioca più dei 33.5 minuti di Paul Millsap (41° giocatore della lega per minuti giocati a partita) e nessun giocatore di rotazione gioca meno dei 10.3 minuti di Kent Bazemore, l’11° uomo. Una suddivisione dei minutaggi che solamente i San Antonio Spurs e i Phoenix Suns hanno così ampia tra le squadre che puntano ai playoff.

Sono talmente bene assortiti che nessun giocatore è insostituibile ma tutti sono necessari. A parte forse Kyle Korver, come vedremo tra poco.

Durante queste prime 30 partite di stagione regolare gli Hawks hanno un rating offensivo di 106.0 punti segnati per 100 possessi ed un rating difensivo di 100.6 punti concessi sui canonici 100 possessi.

A guardare bene i differenziali con un singolo giocatore dentro o fuori dal campo risulta che togliendo dallo scacchiere una pedina piuttosto che un altra, l’efficienza degli Hawks varia per valori minimi.

L’ATTACCO

Gli Hawks sono la 4° squadra più precisa della lega per quanto riguarda la percentuale di tiri dal campo e la percentuale al tiro da tre punti. Tirano molto da tre, quasi 25 tiri a partita, 7° nella lega, ma diversamente dai Rockets, che tirano da oltre l’arco in modo scientifico, “sporcano” la propria shot chart usando tutte le zone del campo.

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La Shot Chart degli Atlanta Hawks

Gli Hawks attaccano per costruirsi il miglior tiro possibile, anche se questo significa tirare dal midrange, il tiro più sconsigliato nella NBA odierna. Ecco perchè la ripartizione dei tiri è molto omogenea.

La ripartizione dei tiri degli Hawks

La ripartizione dei tiri degli Hawks

Ad eccezione di Elton Brand, il cui contributo è marginale, ogni giocatore che è a roster è una minaccia fronte a canestro, lunghi compresi. Al Horford, il centro titolare di questa squadra, nelle ultime due stagioni si è preso 31 delle 44 triple in carriera, Paul Milsap ne spara quasi 3 di media a partita mentre Mike Scott e Pero Antic, rispettivamente il “4” ed il “5” di riserva prendono la metà dei loro tiri oltre l’arco.

Nonostante le percentuali al tiro dei bigman siano ondivaghe, questa caratteristica permette agli Hawks di avere in ogni momento 4 minacce appostate oltre l’arco dei tre punti, fornendo autentiche autostrade ai razzenti Jeff Teague e Dennis Schroder.

Jeff Teague è il quarto miglior penetratore NBA secondo le stime di SportVU con le sue 11.5 penetrazioni a gara che producono alla squadra altrettanti punti a partita ponendolo all’8° posto in tutta la NBA per efficienza quando mette palla a terra e punta il canestro.

Invece tra coloro che partono regolarmente dalla panchina, nessuno produce come il funambolico tedesco Dennis Schroder che per ogni penetrazione a canestro (6 a gara) produce 1.2 punti di squadra – numeri superiori a Derrick Rose e Rajon Rondo per intendersi – giocando appena 18,6 minuti a partita.

Proprio Schroder è una delle note più liete della stagione per coach Budenholzer: lo scorso anno, da rookie, fatturava appena 3.7 punti a gara in 13.1 minuti di media, chiuso nel ruolo da Lou Williams e non certo pronto a dare il suo contributo. La dipartita di Williams verso Toronto gli ha dato una chance, e mostrando notevoli progressi ha stravinto il confronto diretto con Shelvin Mack (che spesso gli gioca affianco) diventando il vice-Teague. In questa stagione segna quasi 1 punto ogni due minuti che sta in campo – 9 in 19 minuti – ed è con ogni probabilità il miglior play di riserva della lega. Deve ancora crescere nella gestione dei ritmi, nel coinvolgere i compagni e nel restare concentrato in difesa, ma il futuro è della sua parte.

La capacità dei due playmaker di spezzare le difese e la chirurgica circolazione di palla porta gli Hawks a ergersi al primo posto per percentuale dal campo in situazione di catch and shoot (tiro su scarico) con il 44% dal campo e per canestri segnati a partita (13) e per punti messi a referto in tale situazione (oltre 34).

LA DIFESA

Gli Hawks sono 7° nella lega per efficienza difensiva, e solo poche altre squadre in giro per la lega tengono gli avversari sotto il 33.6% al tiro da tre e 44% complessivo al tiro.

La mappa di tiro degli avversari conto gli Hawks

La mappa di tiro degli avversari conto gli Hawks

Non hanno intimidatori di primo livello, ma hanno una difesa organizzata e di tipo “contenitivo” di matrice spursiana che tende a concedere poche occasioni vicino al ferro, sporcare il tiro da tre punti, sfidando gli avversari dal midrange. Ecco spiegato anche perchè sono tra le prime 5 squadre in NBA che spendono meno falli e concedono meno tiri liberi.

Non mancano gli specialisti, a partire da DeMarre Carroll fino ad arrivare al neo acquisto Thabo Sefolosha, raramente si fanno battere dal palleggio ed attaccarli in situazione di isolamento è caldamente sconsigliato.

A rimbalzo potrebbero fare di più – sono tra le peggiori squadre nella lega per rimbalzi catturati perchè non hanno un vero e proprio specialista, ma agendo di squadra riescono a farsi contestare appena 12 rimbalzi a gara, meno del 30% del proprio fatturato a rimbalzo, i migliori della lega assieme ai Pelicans – ma la loro difesa “orizzontale” è in grado di generare molte palle recuperate di “sistema”, costringendo gli avversari a passaggi azzardati intercettati da Paul Milsap (3° per palle recuperate in NBA) o Jeff Teague (20°).

IL FATTORE KORVER

Kyle Korver è un giocatore unico nel panorama NBA: è nella lega da 12 anni, è sempre stato considerato un tiratore micidiale ma in questa stagione sta andando oltre ogni logica, in lizza per diventare il primo giocatore di sempre a chiudere la stagione in doppia cifra di media con almeno il 50% dal campo, il 50% da tre punti e il 90% ai tiri liberi.

L'incredibile shot chart di Kyle Korver

L’incredibile shot chart di Kyle Korver

Segna quasi 9 punti a partita in catch and shoot con un irreale percentuale del 49% sia da due che da tre punti che porta la sua eFG% (percentuale effettiva, parametro che conta anche l’impatto del tiro da tre punti) ad un clamoroso 64%. In generale prende più di 2/3 dei propri tiri da oltre l’arco (5.5 sugli 8 tiri presi a gara) che segna con un clamoroso 54% ed ha una TS% (acronimo di True Shooting Percentage, un parametro che aggiunge nel conteggio della eFG% anche l’impatto di un tiro libero) del 74.5%, migliore assoluto nella NBA, unico esterno assieme a Kevin Durant oltre il 65% in una graduatoria notoriamente dominata dai bigman che segnano solo nell’area colorata.

Qualsiasi allenatore NBA istruisce i propri giocatori affinchè non perdano mai d’occhio Korver, che nell’attacco degli Hawks riveste un ruolo di primaria importanza per la sua capacità di correre sui blocchi e muovere le difese. Coach Budenholzer nell’ultimo anno ha previsto una serie di giochi chiamati appositamente per sfruttare le peculiarietà di Korver che, come un polo gravitazionale, attira le attenzioni della difesa, liberando gli spazi ai propri compagni di squadra.

Korver gravity

La difesa dei Mavs è tutta concentrata su Korver, ne approfitta Horford per un comodo piazzato.

Il suo USG% ad Atlanta è ai minimi storici (14% in tre anni contro il 17% in carriera) con il solo Elton Brand che lo ha più basso, ma la sua efficacia è a livelli astronomici ed è un giocatore estremamente condizionante per le difese avversarie, un ulteriore arma in faretra dell’attacco Hawks, che crea ogni sera grattacapi ai coaching staff altrui.

Per farvi capire meglio il concetto: quando Korver è in campo gli Hawks hanno un OffRtg di 110.4 (+4 rispetto al loro OffRtg medio) mentre quando è seduto in panchina scende a 98.5 (-7) per un -11,9 di differenziale che fa calare drasticamente la qualità dell’attacco dei falchi.

COSA ASPETTARSI DAGLI HAWKS

Hanno appena interrotto una striscia di 9 vittorie consecutive e dal 28 novembre hanno perso una sola partita, per giunsta in back-to-back. Hanno una fiducia nei propri mezzi che non hanno mai avuto dai tempi di Dominique Wilkins, e nonostante una situazione dirigenziale poco chiara, stanno emergendo come una delle potenze della Eastern Conference.

A dir la verità, secondi i criteri di Basketball Reference, sono stati titolari di uno dei calendari più “soft” della lega, che li ha portati a giocare 20 delle prime 28 partite stagionale contro team della costa Est vincendo per ben 10 volte con scarti in doppia cifra, per cui un calo è lecito attenderselo.

Battaglieranno fino in fondo con gli Washington Wizards per la supremazia nella Southeast Division che equivale a ottenere di default il terzo seed nella Eastern Conference risultando clienti scomodi per i playoffs.