Roy Hibbert è finalmente tornato ad essere il giocatore dominante che tutti conoscevamo (AP Photo/Darron Cummings)

Roy Hibbert è finalmente tornato ad essere il giocatore dominante che tutti conoscevamo (AP Photo/Darron Cummings)

Una delle poche cose che può consolare i tifosi degli Indiana Pacers in questi difficili Playoffs è che la squadra finora quando s’è trovata con le spalle al muro ha sempre saputo reagire: era successo nella serie con gli Hawks quando si sono ritrovati sotto prima per 1-0 e poi per 3-2 ed è successo nuovamente stanotte, quando una nuova sconfitta davanti al proprio pubblico contro i Washington Wizards avrebbe fatto scivolare la franchigia dell’Indiana sull’orlo di un baratro da cui sarebbe stato difficile tirarsi fuori. Quindi per ora la creatura di Larry Bird è ancora integra, ma anche se in gara 2 è riuscita a vincere di certo non si può dire che sia riuscita a convincere, soffrendo enormemente per tutta la partita i capitolini, i quali hanno pagato qualche scelta scriteriata nel finale che non gli ha permesso di portare a casa la partita. Insomma, la serie si preannuncia ancora ben lungi dal finire e capace di regalarci molte altre sorprese da qui alla conclusione.

UPS

Roy Hibbert: probabilmente nel momento più difficile della propria carriera, dopo aver concluso gara 1 con un inspiegabile doppio zero nelle caselle di punti e rimbalzi, e non aver comunque convinto (eufemismo) nel resto dei Playoffs (5.5 punti di media prima della gara di stanotte), il prodotto di Georgetown ha dato una risposta da campione (quale poi è), facendo rivedere il centro dominante che lo scorso anno andò vicinissimo ad eliminare i Miami Heat. 28 punti (10/13 dal campo e 8/8 ai liberi) e 9 rimbalzi, dominando dal primo all’ultimo minuto l’area avversaria sia contro Nenè che contro Gortat. Ora i tifosi Pacers da lui si aspettano quella continuità che finora è mancata, già a partire dalla prossima partita.

Born Ready: in una gara dominata più che altro dalle difese e dagli errori alla fine ad emerge (e a risolverla) è stata la rabbia e la voglia di vincere di Lance Stephenson, in grossa difficoltà al tiro (comincia la partita con uno 0/8 dal campo), ma decisivo come non mai nel secondo tempo. Sue sono le due triple che verso la fine del terzo quarto provano a fare scappare Indiana e suo è il canestro che (virtualmente) la chiude a 21 secondi dal termine, dopo che ad inizio quarto periodo gli ospiti erano rientrati. Non chiedetegli di dominare la partita, ma di essere pronto al momento del bisogno.

Nené-Gortat: le soluzioni offensive dei Wizards si basano per tutto il match sulla coppia di lunghi che riescono a colpire con efficacia sia da sotto che da fuori grazie ad una buona alternanza fra pick’n’roll e pick’n’pop. La sconfitta finale non si può certo attribuire a loro visto che nei possessi decisivi Wall e Beal si intestardiscono al tiro da tre punti (in una serata in cui la squadra ha tirato con il 23.8%). L’unica pecca della coppia è stata la fase difensiva, in cui nessuno dei due è riuscito a limitare questo Hibbert dominante.

John Wall è stata la principale delusione dei Wizards in gara 2 (fot. Getty Images)

John Wall è stata la principale delusione dei Wizards in gara 2 (fot. Getty Images)

DOWNS

John Wall: dovrebbe essere il faro e la guida della squadra ed invece in molte occasioni va fuori giri, accontentandosi molto spesso di un tiro da fuori che non è certamente il proprio marchio di fabbrica. Chiude con un irritante 2/13 al tiro e la fastidiosa sensazione che probabilmente in un finale con Andre Miller in campo al posto suo sarebbe andata in maniera diversa.

Gli errori ai liberi dei Wizards: in una partita conclusa solo agli ultimi secondi con una scarto di 4 punti è logico che salti agli occhi la percentuale ai liberi dei capitolini. La squadra di Wittman non ha avuto molte opportunità dalla linea della carità, ma quelle poche che gli sono state offerte le ha sfruttate assai male. 5/12 alla fine (41.7%) e 7 punti in meno in una partita persa punto a punto che gridano vendetta.

La panchina dei Pacers: a dir la verità in termini di produttività offensiva qualcosa Watson e Mahinmi sono riusciti a darla (in due hanno messo a segno 11 punti con 5/9 al tiro), ma quello che deve preoccupare Frank Vogel nel prosieguo della serie è il plus minus negativo avuto da tutta sua panchina e soprattutto la partenza dell’ultimo periodo (1/8 al tiro) che rischiava seriamente di compromettere gara 2 (e di conseguenza l’intera serie). Poi ci sarebbe da evidenziare l’ennesima partita inutile giocata da Evan Turner, ovvero il giocatore che, preso dal mercato a stagione in corso, avrebbe dovuto far compiere il salto di qualità alle riserve dei Pacers: altra prestazione anonima per l’ex 76ers che in 8 minuti di gioco non ha mai tentato un tiro.