LA PARTITATony Parker festeggia con una vittoria (la sedicesima consecutiva di San Antonio, con uno scarto medio di 17 punti nella striscia) la sua partita 143 di playoffs, nel giorno del suo trentesimo compleanno (secondo solo a Magic Johnson con 158 e Kobe Bryant con 152 prima della terza decade), senza che i Clippers riescano minimamente a rovinargli la festa ampiamente programmata all’AT&T Center.

Tony Parker festeggia il suo 30° compleanno con una vittoria nella sua partita 143 nei playoffs (Foto: ESPN.LA).

Con un Chris Paul sbiadita controfigura del monumentale fattore nel winning-time della serie contro Menphis, il confronto con il francese è un impietoso no-contest. Parker ne mette 22 con 5 assist, pur non essendo particolarmente preciso (8/21 dal campo, più 6/6 dalla lunetta), mentre il play ex Wake Forest totalizza più falli (3), che punti (2), assist (2) e rimbalzi (2), ai quali va aggiunto il career high nei playoffs di palle perse (8): il suo tabellino nella serie recita un inappellabile 7-22, con 16 punti e 13 palle perse. San Antonio, dopo il record di 13 triple in gara 1, replica con 30 punti da oltre l’arco (10-25), facendo male in particolare con Green (10-17 nella serie dalla distanza), in una partita in cui gli esterni dei Clippers si sono comunque prodotti in un insperato 9-13 (69,2%) da 3. Il collasso di Los Angeles è avvenuto nei pressi della restricted area: 50-18 nel pitturato e addirittura 20-0 nella prima metà della gara. Sul fronte interno regge, infatti, solo Griffin con 20 punti (ma un solo rimbalzo), costruiti attingendo spesso al jumper dalla media, contro un Duncan (18 punti) che più dell’ex-Sooner ha 13 anni e quella gamma di solide soluzioni offensive che mancano alla giovane ala dei Clippers per consentirle di guidare finalmente la macchina, anziché saltarla. La partita si spacca nel terzo quarto sotto le bombe di Green e di un Diaw alla partita perfetta (5-5 da 2, 2-2 da 3, con 4 rimbalzi e 4 assist), e i Clippers, pur essendo riusciti a rifarsi sotto più volte (ultimo distacco minimo 63-70 con 2:39 da giocare nel terzo quarto), non riescono più a mantenere il contatto, staccati nell’ultimo periodo sempre in doppia cifra.

LA SERIE – Sebbene i Clippers abbiano giocato 7 partite in 13 giorni (e ne giocheranno 9 in 16 con gara 4 di domenica), mentre gli Spurs dopo gara 4 contro Utah abbiano riposato 7 giorni (7-15 maggio), e abbiano tirato in gara 2 con un surreale 53,2% totale dal campo, il fattore che più pregiudica la possibilità di vittoria dei Clippers resta, fatalmente, la prestazione di Chris Paul: i texani hanno avvicendato molti marcatori su di lui, come di consueto, non concedendogli scelte agevoli in attacco e frustrandolo sino al terzo fallo (in attacco) con 2:57 prima dell’halftime. Contro la gioiosa macchina da guerra di Popovich, che ha totalizzato 52 assist nella serie (23 a partita in RS), solo grazie ad un Paul in perfetta condizione, i Clippers potranno uscire dalla stagnazione offensiva che ha portato a soli 32 assist nelle prime 2 partite (13 in gara 2) e al 92-48 di prolificità in area a favore dei San Antonio, ristabilendo, così, la supremazia in territorio pitturato, per evitare, questa notte, lo sfratto esecutivo dallo spazio aereo di “Lob City”.

Marco Mantovani