Storie tese tra Westbrook e Beverley  (Christian Petersen/Getty Images)

Storie tese tra Westbrook e Beverley (Christian Petersen/Getty Images)

Houston Rockets @ Oklahoma City Thunder 0-2

La partita: La tripla di Kevin Martin a 9’24” dal termine pareva aver sepolto ogni speranza per i Rockets relegandoli a -15, ma Houston con James Harden da 36 punti (17/20 ai liberi), 11 rimbalzi e 6 assist e un positivo Patrick Beverley in cabina di regia piazza un terrificante parziale di 21-2 chiuso dalla tripla di Delfino per il 95-91 a 3’27” dalla sirena finale. Un parziale in cui la zona 2-3 di coach McHale manda in totale confusione l’attacco di Brooks, forzandolo a palle perse e a conclusioni difficili dalla media/lunga distanza. I Thunder non schiacciano il pulsante del panico e con buona difesa di squadra riescono a mettere un lucchetto all’attacco dei Rockets tenendoli a solo un canestro realizzato negli ultimi 2′ e mezzo ed in attacco si affidano a Kevin Durant che con una tripla importante e 3 decisivi assist mette la sua firma nel parziale di 12-3 che decide la contesa. “Abbiamo fatto alcuni aggiustamenti contro la loro zona con Kevin come portatore di palla. Ha migliorato molto il suo playmaking nel corso degli anni, ha continuato ad aver fiducia dei compagni e loro lo hanno ripagato con canestri importanti” il commento di Brooks alla serata di Durant chiusa con 29 punti, 9 assist e 1 sola palla persa.

La serie: Rockets con altro impatto sulla gara, non arrendevoli e demotivati come in gara 1 con McHale che parte con un quintetto basso bocciando Smith e promuovendo Beverley nello starting five assieme a Lin e Harden. Nonostante questo Houston non va sotto a rimbalzo (57-40 Rockets) a differenza di gara 1 (46-39 Thunder), prende il controllo del pitturato (50-30 i punti in vernice), non si abbatte di fronte al grande inizio di Durant (15 punti nei primi 12′) e mette in mostra maggiore aggressività e maggiore coinvolgimento collettivo. L’infortunio a Lin per una contusione al torace a fine primo tempo mette in seria discussione la sua presenza per gara 3, ma i Rockets mantenendo il quintetto basso schierando Delfino e con ottimi brani di difesa a zona hanno comunque dimostrato di poter mettere in seria difficoltà i padroni della Western Conference: “Siamo una squadra giovane ma combattente. Lotteremo fino alla fine, sapevo che avremmo potuto giocare molto meglio rispetto a gara 1 e così è stato. Ora si torna a Houston e troveremo un modo per batterli” il commento finale di coach McHale.

Head to Head: Beverley vs Westbrook. La scelta di dare fiducia all’ex Spartak San Pietroburgo ha pagato, con la guardia dei Rockets ottimo in regia con 16 punti (7/13 al tiro), 12 rimbalzi, 6 assist e 2 recuperi, entrando in più di una circostanza sotto pelle a Westbrook facendolo innervosire e portandolo a spendere malamente il 3° fallo nel corso del 1°tempo.”Chi mi conosce sa che non mi tiro indietro contro nessuno, che sia Russell o qualcun altro” le parole di Beverley. Westbrook dal canto suo ha inizialmente accusato il colpo, salvo poi mantenere a freno le sue emozioni, non uscendo mentalmente dalla gara chiudendola con 29 punti, 5 rimbalzi e 4 assist. “Nel corso di questo periodo dell’anno abbiamo un solo obiettivo e non dobbiamo permettere che nessuno intralci il nostro cammino”.

 

Paul George in azione contro la difesa schierata degli Hawks (Photo by Ron Hoskins/NBAE via Getty Images)

Paul George in azione contro la difesa schierata degli Hawks (Photo by Ron Hoskins/NBAE via Getty Images)

Atlanta Hawks @ Indiana Pacers 0-2

La partita: Ci si aspettavano degli Hawks differenti rispetto a gara 1, più aggressivi e volitivi sin dai possessi iniziali ed effettivamente così è stato per 3′ di gioco, fino al 5-0 in cui Josh Smith ha malauguratamente speso il suo 2° fallo, con seguente panchinamento e inizio delle difficoltà come accoppiamenti difensivi ed offensivi per la squadra di Drew. Indiana ne approfitta e sorpassa senza più voltarsi indietro con un parziale di 13-4 a fine prima frazione trascinata da Paul George che mette a referto 6 delle prime 10 conclusioni tentate per un bottino finale di 27 punti (11/21 dal campo), 8 rimbalzi, 4 recuperi, 3 assist e zero palle perse. Gli Hawks rispetto alla prima sfida attaccano maggiormente il ferro, guadagnano liberi importanti, ma sono piuttosto nervosi (3 falli tecnici nei primi due quarti) e nella propria metà campo non riescono ad arginare l’attacco di Vogel che trova nuova linfa dalle seconde linee Gerald Green e DJ Augustin. Indiana conduce sempre come in gara-1, ma non manda a tappeto definitivamente gli Hawks sino all’ultima frazione dove, dopo la tripla di Josh Smith per il -10 a 8′ dal termine, la squadra di Vogel cambia ritmo, stringe le maglie difensive e in 5 minuti piazza il parziale da 15-1 che chiude i giochi. Decisivo George Hill con 9 dei suoi 22 punti finali (7/12 al tiro) nel break decisivo.

La serie: Sfida per certi versi simile alla precedente con Atlanta che appare impotente, subito alle corde e sempre costretta ad inseguire, ma che resiste alla seconda miglior difesa della lega tenendo percentuali dal campo attorno al 50% e non crolla fino ai minuti finali. I problemi di falli di Josh Smith che lo hanno limitato a soli 20′ di gioco per 16 punti (7/10 al tiro) hanno messo in seria difficoltà coach Larry Drew costretto a fare affidamento a dei sostituti e in generale ad una panchina inconsistente e con scarsa pericolosità offensiva: “Josh ha speso troppo in fretta i primi due falli e ho dovuto tenerlo fuori. Ho fatto alcuni aggiustamenti e Indiana ha risposto con giocate importanti che ci hanno fatto male. In questa serie devi essere deciso e preciso per 48 minuti e non siamo ancora stati in grado di farlo. Per tre quarti abbiamo mantenuto il ritmo a noi più congeniale ma abbiamo compiuto troppi errori, non intesi come palle perse ma come errori di concetto difensivo e il margine di errore contro squadre come Indiana è molto basso”. In casa Pacers da sottolineare l’impatto della second unit che chiude la sfida con 38 punti contro gli 11 di quella Hawks e le sole 10 palle perse nonostante il gioco fisico e la pressione della difesa avversaria, come affermato a fine partita da coach Frank Vogel: “Atlanta è stata fisica, hanno cercato di prendere possesso del nostro pitturato, pressandoci difensivamente e cercando di costringerci a tante palle perse, ma abbiamo perso meno palloni rispetto a gara 1 ed è sorprendente. Sono orgoglioso dei miei ragazzi per questa performance; certo dobbiamo migliorare in certe circostanze, abbiamo avuto Lance con problemi fisici e David con problemi di falli, ma la panchina ha fatto una grande partita.” Ora si vola ad Atlanta dove i Pacers non vincono da 11 partite consecutive (l’ultima volta nel 2006) e per gli Hawks è l’occasione buona per mantenere viva questa striscia e riaprire la serie.

Head to Head: Paul George vs Atlanta Hawks. In queste due prime partite della serie il neo premiato NBA Most Improved Player ha messo in mostra una condizione incredibile sui due lati del campo. Gli Hawks hanno cercato di arginare il suo atletismo e la sua irruenza ruotando ben 5 giocatori nella marcatura diretta, ma Paul è stato inarrestabile. “Quando Paul gioca e segna in questo modo è un accoppiamento da incubo per qualsiasi avversario. Loro hanno ottimi difensori sulla palla e ottimi principi di difesa di squadra, ma se Paul è questo è difficile da fermare” parola di coach Vogel.

 

Tony Parker, man of the match

Tony Parker, man of the match

Los Angeles Lakers @ San Antonio Spurs 0-2

La partita: Netta la differenza tra le due squadre con i Lakers che lottano e restano aggrappati con i denti alla partita nel corso del primo tempo, ma il lavoro di squadra e la profondità del roster degli Spurs riesce a produrre parziali importanti nei momenti finali dei quarti (10-3 il parziale a fine 1° quarto e 13-4 quello a fine 2° quarto), come evidenziato da coach D’Antoni: ”Ogni volta che ci riportavamo davanti, rispondevano con parziali in doppia cifra ricacciandoci indietro, è dura fermarli. Questa sera oltre a Ginobili anche Bonner e Leonard sono stati formidabili” . E come se non bastasse ad inizio secondo tempo Dwight Howard, uno dei migliori tra i suoi, spende frettolosamente il 4° fallo, lasciando i compagni in balia di un Tony Parker incontenibile. Il francese dopo uno scialbo primo tempo chiuso con 4 punti, 1/6 al tiro esplode con un terzo quarto memorabile da 15 punti, 5/9 al tiro e 5/6 ai liberi portando gli Spurs sul +12 e anche quando i Lakers tentano l’ultimo assalto sul finire della partita ancora Parker con 9 punti di fila mette la parola fine alla contesa. “Parker ci ha dato una grossa spinta. Nel primo tempo è rimasto nei ranghi, ha giocato per la squadra, ma nella ripresa quando avevamo bisogno di lui, della sua aggressività, dei suoi canestri è stato decisivo” le parole a fine match di coach Popovich.

La serie: Difficile pensare ad un cambio di rotta nelle prossime partite con i Lakers alle prese con una infermeria sempre più affollata, a partire da Jodie Meeks (tenuto a riposo dopo la distorsione della caviglia in gara 1), a Steve Blake infortunatosi nel 4° quarto (problema al tendine del ginocchio), fino ad arrivare alla complicata situazione di Steve Nash apparso lento e zoppicante nei movimenti. Una delle chiavi per i Lakers era quella di aggiustare le cifre realizzative e dal 41% di gara-1 si è passati al 45% dal campo (anche se si sono ridotti i viaggi in lunetta, 9 in meno), ma nello stesso tempo sono migliorate anche quelle degli Spurs passate dal 38% al 51% con un notevole 7/14 dall’arco. “Abbiamo giocato due buone partite sui due lati del campo, specialmente nella nostra metà campo e questo era il nostro obbiettivo principale ad inizio anno e lo abbiamo fatto per buona parte della stagione” il commento di Popovich alle statistiche finali. Difficile per i Lakers mettere un freno nel secondo tempo allo strapotere di Parker apparso finalmente in palla per la prima volta post infortunio con 28 punti, 7 assist e zero palle perse e difficile limitare l’impatto dalla panchina di Manu Ginobili, ancora decisivo nei 19′ giocati chiusi con 13 punti e 7 assist come sottolineato anche da coach D’Antoni: “Ginobili sta giocando benissimo, dobbiamo cercare di limitarlo, spingendolo sulla mano debole e aggredendolo con raddoppi”. La serie ora si sposta a Los Angeles e gli Spurs staranno attenti a non ripetere quanto accaduto lo scorso anno nella Finale della Western Conference contro i Thunder. La caratura dei Lakers è ben differente rispetto a quella dei Thunder, ma guai a sottovalutare gli avversari: “In passato abbiamo perso serie del genere, abbiamo un buon vantaggio ma dobbiamo restare umili, lavorare sodo e rimanere focalizzati sulla vittoria” le parole di Ginobili.

Head to Head: La second unit Spurs vs second unit Lakers. In queste due prime sfide l’apporto delle due panchine è stato decisivo, in positivo per gli Spurs ed in negativo per i Lakers. In gara 1 la panchina neroargento ha surclassato quella gialloviola 40-10, mentre nella sfida di ieri i Lakers hanno migliorato il fatturato raggiungendo i 24 punti segnati grazie al corposo contributo di Darius Morris. Dall’altro lato Bonner, Ginobili e Neal hanno segnato 6/8 da 3 allargando il campo e creando mismatch con i lunghi avversari con Bonner dirottato prettamente sul perimetro.

 


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