(1) CLEVELAND CAVALIERS – (8) DETROIT PISTONS: 4-0.

Un cappotto bello pesante, elegante, per le grandi occasioni. Di pregiata fattura, confezionato da rinomatissime firme: James, Love, Irving, Smith…

I Clevelando Cavaliers spazzano via i Pistons e superano il turno. Senza fatica, impressionando un po’ tutti. Eh sì, perché LeBron e compagni sembrano arrivati alla post-season in gran forma, come confermato anche dai due match di Auburn Hills: big three in super condizione, a cui si aggiunge un J.R. Smith mai così continuo e caldo, sia nel tiro da tre che nell’interpretazione tattica della partita, e un approccio mentale da primi della classe.

A bassa voce, per precauzione: tutto sembra funzionare per il verso giusto.

Detroit ci ha provato, disputando un buon primo tempo in gara-3 (poi finita 101-91) e tenendo viva la fiammella anche in gara-4, fino a quando Irving, spettacoloso con i suoi 31 punti, ha zittito tutti a pochi secondi dal termine scrivendo il 100-98 finale.

Semplicemente, Cleveland ha mantenuto il proprio ritmo e, finalmente, si è data anche un certo tono in difesa. Tenere gli avversari sotto i 100 punti, per un attacco come quello dei Cavs, equivale a una vittoria quasi automatica.

Una serie che, dunque, si conclude senza storia. Detroit non ne esce ridimensionata (ha fatto il suo), Cleveland sì, in meglio: LBJ e i suoi scudieri sono da titolo. E se anche la panchina cominciasse a dare qualcosina in più…

 

(2) TORONTO RAPTORS – (7) INDIANA PACERS: 2-2.

Forse i Raptors, dimenticata la sconfitta del debutto grazie alle due vittorie successive, erano convinti che non avrebbero più trovato ostacoli. Si sbagliavano; e di molto.

Indiana ha reagito alla brutta delusione di gara-3 con una prova eccellente, imponendosi per 100 a 83 e pareggiando la serie.

I Pacers hanno raccolto le forze e, in sole 48 ore, hanno ritrovato lo spirito giusto: difesa aggressiva, energia, movimento di palla e precisione al tiro (alla fine, 47% dal campo). E non ci ha pensato il solo Paul George (comunque 19) a indirizzare il match. Da sottolineare, infatti, i 22 punti a testa di Ian Mahinmi (con 10 rimbalzi e 5 assist) e George Hill, finalmente continuo e determinato anche in attacco (clamoroso 9/11 dal campo).

Padroni di casa sempre in controllo, con gli avversari in mano. Si è addirittura arrivati a un +25. In sostanza, non c’è stata partita. Indiana ha vinto la lotta a rimbalzi, ha perso meno palloni, ha sfruttato le ripartenze e ha dominato nel pitturato (50 punti a 26).

Ovviamente, discorso ribaltato per i Raptors, ancora una volta molli, inconcludenti e pasticcioni. Troppe indecisioni difensive, molti tiri forzati, attacco lento e prevedibile, atteggiamento rinunciatario. Valanciunas è stato il migliore con 16 punti, Carroll ne ha messi 12 e Powell, impiegato troppo poco, ha contribuito con 10 di pura voglia in uscita dalla panca. Per il resto, serata deludente. Soprattutto per le due stelle, Lowry e DeRozan. Il play, limitato dai falli, ha sparato a salve da tre (0/5) e ha chiuso con soli 12 punti, mentre il #10, apparso insofferente e frustrato, non ha mai trovato la via del canestro (8 in tutto), insistendo con conclusioni insensate e infrangendosi contro il muro Pacers.

Insomma, i soliti, lunatici e inconcludenti Raptors. Se Paul George e compagni dovessero riuscire a innervosire di nuovo i canadesi, e a mettere lo scontro sul piano mentale, questa serie potrebbe avere un finale sorprendente…

 

(3) MIAMI HEAT – CHARLOTTE HORNETS (6): 2-2.

Incassate le due sconfitte a Miami e l’infortunio di Batum, Michael Jordan ha dettato la linea per cercare pronto riscatto: Kaminsky in quintetto.

Clifford ha ascoltato. E ha fatto bene. “The Tank” è riuscito a scardinare la rognosa difesa Heat con il suo eclettismo: bravo in post, pericoloso da fuori, troppo mobile per i lunghi, troppo alto per gli esterni. Un’ala piccola insolita, capace di trascinare Charlotte a una W, 96 a 80, che nei playoff mancava da addirittura quattordici anni. Nonché costringere Spoelstra a rivedere i propri piani tattici.

Gioia replicata anche in gara-4, portata a casa da Charlotte dopo una sfida a basso punteggio, 89-85. La franchigia della North Carolina è riuscita ad avere la meglio nonostante rotazioni ridotte all’osso (solo in otto a referto), continua sofferenza a rimbalzo (46 totali a 36 per Miami) e Jefferson, Kaminsky e Williams in giornata no.

Le chiavi del match sono state essenzialmente due: gli Hornets hanno perso la metà dei palloni degli Heat e, soprattutto, hanno accelerato al momento giusto. O meglio, Kemba Walker ha accelerato al momento giusto. Ovvero a metà dell’ultimo periodo, quando i suoi 11 punti consecutivi (34 alla fine) hanno piegato le resistenze di Miami, ancora una volta limitata dalla propria inefficacia offensiva, sotto accusa più che mai.

Ora si ritorna in Florida, con la serie di nuovo in parità e l’inerzia ribaltata, nonostante, a onor del vero, Miami non sia mai sembrata in crisi. Solo che, come ha dimostrato l’intera stagione, con questi Hornets c’è poco da scherzare.

 

(4) ATLANTA HAWKS – (5) BOSTON CELTICS: 2-2.

Fattore campo decisivo e la sensazione che, come da pronostico, questa possa essere la serie giusta per gustarci sette partite.

Boston ne vince due in fila, sfrutta al meglio l’atmosfera di casa e pareggia i conti. Si tornerà in Georgia sul 2-2. Con tutto in gioco, perché, dopo i primi due appuntamenti affrontati con un’imprevedibile inconsistenza, i Celtics hanno ricominciato a interpretare il proprio basket: tiro da tre, circolazione palla, aggressività e spinta emotiva. Con le ciliegine di Isaiah Thomas: 42 e 28. Ben supportato, soprattutto due giorni fa: Jerebko da 16+10, Smart da 20, Turner da 17+7+6.

Dall’altra parte, però, ci sono sempre gli Hawks, tutt’altro che in bambola. E’ vero, gara-3 non ha avuto troppa storia, ma, all’incrocio successivo, hanno rialzato la testa e battagliato sino all’ultimo, alzando bandiera bianca solamente all’overtime. Sono mancati i punti di Horford e Teague; non è bastata la prestazione monstre di Millsap: 45 punti e 13 rimbalzi, con 19/31 da tre e 3/6 dall’arco.

Palla al centro e si riparte. Con gli uomini di Budenholzer che avranno la chance di sfruttare la spinta del proprio pubblico e riportarsi immediatamente in vantaggio.