I Miami Heat hanno vinto il titolo 2012/2013 da poco meno di due mesi. Da allora si è parlato poco della squadra campione in carica, in un mercato che ha visto tantissimi protagonisti, che hanno come primario obiettivo quello di battere la squadra di South Beach nel prossimo giugno. Miami da 3 stagioni a questa parte è ruotata attorno alla figura di LeBron James, con il quale gli Heat hanno un legame a dir poco indissolubile. Le notizie estive sulla squadra della Florida toccano quasi sempre, in un modo o nell’altro, l’MVP in carica: dal suo tour nelle Filippine alla chiamata al dovere civico presso il tribunale di Akron per finire ai discorsi, i soliti discorsi, ormai davvero noiosi, se sia o meno il più forte giocatore di sempre. Il numero 6, quattro volte MVP della lega, è dal canto suo tranquillamente “rifugiato” in quel di Akron, dove non soltanto continua a lavorare sul suo gioco e sul suo fisico, ma anche a pensare alle sorti dell’associazioni dei giocatori (NBPA), per la quale si era paventata una sua candidatura come presidente della stessa. Candidatura che alla fine si è rivelata inesistente, nonostante sembrasse chiaro nei giorni scorsi di come LeBron avesse in mente di risollevare le sorti della stessa associazione.

Kevin C. Cox/Getty Images

I Miami Heat festeggiano il titolo NBA 2013 (Kevin C. Cox/Getty Images)

Ma per quanto sia James il punto di riferimento di una franchigia che sta conoscendo il successo come non mai, l’offseason in Florida ha regalato, nonostante l’apparente tranquillità, spunti importanti al di là del più forte giocatore del pianeta. Mentre squadre come Indiana e Brooklyn stanno facendo la voce grossa per tentare la detronizzazione degli Heat, Pat Riley ha passato e sta passando un offseason finora ordinaria, impegnata soprattutto a far quadrare i conti, ma anche a tentare di migliorare comunque una squadra che aveva (e forse ha ancora) bisogno di alcuni innesti importanti in vista di una stagione in cui i Miami Heat saranno chiamati al difficilissimo inseguimento del “threepeat”, impresa riuscita a pochissime squadre nella storia.

Gli Heat hanno mantenuto, bene o male, gli stessi effettivi rispetto alla stagione appena conclusa, Birdman (prima firmato con alcuni decadali e poi per tutta la stagione) compreso. Nella scorsa stagione il roster si era arricchito con l’aggiunta appunto di Chris Andersen a febbraio e si potrebbe dire che grazie a questo innesto i Miami Heat abbiano preso il volo: il contributo del tatuato più famoso della NBA è stato fondamentale specialmente sotto canestro e Riley non poteva esimersi dal rifirmarlo, almeno per un altro anno.

Steve Mitchell, US Presswire

Steve Mitchell, US Presswire

Ma la novità più rilevante è in uscita e si tratta, come saprete, di Mike Miller, che è stato tagliato tramite la “amnesty clause”, mossa giustificata dalla volontà di risparmiare della proprietà e il contratto dell’ex rookie dell’anno era perfetto per il caso (Miller arrivò subito dopo le firme di LeBron, Wade e Bosh). Miller tornerà nella “sua” Memphis dopo aver contribuito in maniera minima per tutta la stagione e per gran parte dei playoffs, soltanto per fare la voce grossa nelle ultime gare della finale NBA contro i San Antonio Spurs: celebre e per sempre viva nella mente dei tifosi Heat quella sua tripla senza una delle due scarpe. Uno dei preferiti del pubblico e dai compagni se ne va e la reazione di profonda delusione dello spogliatoio alla notizia del taglio vale più di mille parole, tanta era la stima e tanto importante era la sua presenza all’interno dell’organizzazione (Wade ha detto “E’ difficile perdere uno dei tuoi fratelli, ma tutti sappiamo che non è personale ma si tratta di business”). Il suo posto nel roster, in un ruolo ovviamente diverso, è stato per il momento preso dalla vituperata ex prima scelta di Portland nel 2007, Greg Oden, che non vede il campo dalla stagione 2009 e che arriva in Florida con un enorme punto interrogativo, dovuto ai noti problemi fisici.

Siamo di fronte ad una offseason davvero piatta, se non per questi pochi movimenti. Niente a che vedere con le altre contenders e non, ma in ogni caso Miami è considerata ancora una volta strafavorita, ma nonostante molti addetti ai lavori siano convinti che le quote per il terzo titolo consecutive siano davvero buone, Miami dovrà sicuramente faticare per raggiungere questo raro obiettivo. E dovrà faticare ancora di più rispetto ai playoffs scorsi, per vari motivi. Abbiamo parlato poco di LeBron James, ma su di lui si scrive di tutto e non sarà questo pezzo a scoprirne la forza e l’importanza. Coach Erick Spoelstra dovrà fare i conti con le condizioni di Chris Bosh e in particolare di Dwyane Wade. Ambedue vengono da una stagione che non se non si fosse conclusa in trionfo (e con prestazioni decisive in gara 6 e 7 da parte di entrambi), avrebbe certamente portato a una postseason completamente differente da questa. La maggiore preoccupazione al momento è la salute di Wade, che più volte ha sofferto di problemi al suo ginocchio destro e altre volte si è comportato da spettatore non pagante, tutto per poi decidere la serie contro gli Spurs in gara 7.

Soobum Im-USA TODAY Sports

Dwyane Wade (Soobum Im-USA TODAY Sports)

Quel che è certo è che non Miami non può ricominciare da quel Wade e anche da quel Bosh, a tratti imbarazzante e trasformato a tiratore da tre: i Miami Heat dovranno assolutamente essere fisicamente al 100% per poter nuovamente dire la loro. Fisico, atletismo, nuova chimica offensiva con l’addio di Mike Miller, Ray Allen sempre decisivo ma anche con un anno in più e una panchina che è lungi dall’essere top 10 della lega, sono i punti interrogativi di coach Spo. L’unica certezza è LeBron James e la capacità di quest’ultimo di portare, quasi da solo, la sua squadra alla vittoria, come nessuno aveva mai fatto.

Per finire un pò di numeri, precisamente quelli dei bookmakers. Abbiamo parlato di Heat considerati strafavoriti da molti. Ecco, se volete scommettere su di loro sappiate che il rischio non vale la candela visto che la quota più alta che si può trovare è 3 (ovvero vincereste soltanto tre volte la posta giocata). Raggiungere il threepeat sarà davvero una scalata dura, e ricordando quanto difficili sono stati i playoffs 2013, gli Heat dovranno davvero sudare per tornare di nuovo sulle strade di Miami a festeggiare.