Ricky Rubio, out per l'infortunio al ginocchio

Nuova puntata della rubrica NBA Rookies e subito una brutta notizia. Ricky Rubio, l’unico che avrebbe potuto contestare a Kyrie Irving nella corsa al titolo di matricola dell’anno, esce infatti dalla classifica a causa del brutto infortunio al ginocchio occorso nella gara del 9 marzo contro i Lakers. Il catalano, operato due giorni fa a Denver, starà fuori per almeno sei mesi e il suo rientro è previsto per l’inizio della prossima stagione.

A lui, che sarebbe stato sicuramente il secondo classificato viste le ottime prestazioni fornite fino al momento dell’infortunio, vanno i nostri migliori auguri per una pronta guarigione e per un ritorno in campo sugli stessi livelli di quelli da rookie.

Come accennato sopra, vista l’uscita di scena del play di Minnesota (ma probabilmente anche con la sua presenza) l’unico candidato al premio di Rookie of the Year rimasto è Kyrie Irving. Il play dei Cavs è infatti ormai irraggiungibile per chiunque e anche le ultime prestazioni, nonostante il record di squadra sia calato, non fanno altro che consolidare la sua posizione.

1 – Kyrie Irving – PG Cleveland Cavaliers (31.3mpg, 19.0ppg, 3.8rpg, 5.7apg, 1.0spg)
Ormai Kyrie ha ampiamente capito come giocare nella Lega e nonostante le difese si siano adeguate e abbiano iniziato a prestargli un’attenzione maggiore, il neo ventenne (compie gli anni proprio oggi, auguri!) non pare soffrire troppo. Le sue percentuali sono sempre alte, il 47% abbondante, anche grazie alla sua caratteristica principale, quella di attaccare il ferro e concludere da sotto canestro. Più della metà delle conclusioni infatti arrivano da dentro il pitturato dove tiene una media di quasi il 60%. Altro dato interessante sono gli assist, in aumento rispetto alle scorse settimane e in crescita dall’inizio dell’anno, segno che il rookie da Duke sta imparando a dar via la palla con più naturalezza. Pare quasi assodato che in futuro Irving possa realmente diventare una star in questa Lega.

2 – Isaiah Thomas – PG Sacramento Kings (22.3mpg, 10.1ppg, 2.4rpg, 3.4apg)
Nelle ultime 10 gare i Kings sono riusciti nella difficile impresa di vincerne 5 realizzando per la prima volta in stagione un record del 50% in una striscia di almeno 10 partite. Gran parte dei meriti vanno dati a questo ragazzo, scelto con l’ultima chiamata possibile allo scorso draft. In questa striscia di 10 gare Isaiah ha tirato con percentuali del 57% dal campo e il 45% da tre, segnando 13.5 punti di media e smazzando 4.4 assist, realizzando la sua seconda doppia doppia stagionale nella gara vinta da Sacramento a Boston.

3 – Kenneth Faried – PF Denver Nuggets (20mpg, 9.1ppg, 7.1rpg, 1bpg)
Da un paio di mesi il rookie da Morehead State ha conquistato la fiducia di coach Karl, contraccambiandola con prestazioni di altissimo livello, tanto che nel giorno della deadline i Nuggets hanno deciso di muoversi, a sorpresa, cedendo Nené in cambio di JaVale McGee, in scadenza e non così sicuro di essere confermato il prossimo anno dalle Pepite. Questo la dice lunga sulla fiducia che la società ripone in Faried per il futuro, certa che la sua energia possa sopperire alla mancanza di centimetri. Mancanza di centimetri che non si fa troppo sentire a dire la verità, dato che il ragazzo nel solo mese di marzo prende di media 8.2 rimbalzi e tira con il 60% abbondante, contribuendo in modo concreto alla ripresa di Denver, caduta in basso dopo gli infortuni patiti in febbraio.

4 – MarShon Brooks – SG New Jersey Nets (29.8mpg, 13.1ppg, 3.6rpg, 2.2apg, 1spg)
In calo rispetto all’inizio di stagione, la sua annata rimane comunque di ottimo livello. Le sue prestazioni rimangono altalenanti e a gare da 20 e più punti contrappone serate in cui perde il feeling con il tiro e non arriva alla doppia cifra. Il potenziale però rimane e anche a rimbalzo continua ad andare più che bene. Coach Avery Johnson continua giustamente a concedergli parecchia libertà e lui non si fa pregare, prendendo in media più di 10 tiri a partita. Ora nel prosieguo della stagione dovrà far vedere ai Nets se potranno effettivamente contare su di lui per il futuro.

5 – Klay Thompson – SG Golden State Warriors (20.0mpg, 9.6ppg, 1.9rpg, 1.6apg)
I Warriors, soprattutto dopo la cessione di Ellis, sono entrati in modalità tanking e quindi largo spazio ai giovani e ai rookies. Ne sta approfittando Klay Thompson, che da quando ha avuto minuti a disposizione è andato costantemente in doppia cifra, arrivando nelle ultime 11 gare a segnare 17 punti di media. Per la verità per farlo è andato abbondantemente in doppia cifra anche nelle conclusioni tentate, sfiorando le 15 a gara con il 42% scarso al tiro, però alcuni lampi mostrati sono stati veramente interessanti e non si può dire che non sia stata una piacevole sorpresa dell’ultimo periodo tra i rookie.

6 – Kawhi Leonard – SF San Antonio Spurs (24.2mpg, 7.8ppg, 5.1rpg, 1.4spg)
Sempre di più Kawhi sta dimostrando di essere l’uomo giusto al posto giusto. Gli Spurs stanno andando a gonfie vele e lui immancabilmente si dimostra perfetto per marcare gli avversari più pericolosi. Anche per lui il mese di marzo è stato particolarmente positivo; prova ne sono le percentuali al tiro, il 45.5% da tre e il 57% abbondante dal campo. Da ricordare la sfida contro i Thunder, vinta da San Antonio il 16 marzo, in cui il rookie da San Diego State ha fatto registrare 15 punti, 5 rimbalzi e 3 palle rubate marcando con profitto Kevin Durant, il giocatore più forte degli avversari. La sensazione è che i margini di miglioramento tecnici non siano così elevati, ma anche se restasse questo tipo di giocatore sarebbe una manna per i texani.

7 – Brandon Knight – PG Detroit Pistons (32.4mpg, 12.5ppg, 3.2rpg, 3.7apg)
Nelle ultime dieci gare i Pistons sono 5W e 5L, riuscendo a mantenere una striscia del 50% in una stagione che li vede sfiorare a malapena il 35%. Il rookie da Kentucky continua come la sua squadra nella crescita, soprattutto tecnica, nel ruolo di playmaker. Le occasioni per mettersi alla prova e imparare dagli errori non mancano, data anche la stagione dei Pistons dalle basse aspettative. Il problema di Brandon pare quello di inizio stagione, ovvero la continuità. Ha picchi interessanti, come la gara da 11 assist contro i Kings o quella da 16+4 contro i Nuggets appena giocata, ma anche preoccupanti cali, come nella sconfitta contro Utah un cui ha tirato male (4 su 12) e perso 4 palloni. Dalla sua ha il vantaggio della giovane età e di un ambiente che crede in lui.

8 – Kemba Walker – SG Charlotte Bobcats (27.2mpg, 12.2ppg, 3.5rpg, 4.0apg, 1.0spg)
Kemba continua a mostrare tutti i limiti di cui ormai siamo a conoscenza, ovvero l’altissima instabilità delle sue prestazioni. Kemba passa infatti da serate in cui arriva a toccare quota 20 alla voce punti, ad altre in cui tira malissimo e a malapena sporca il foglio del referto. A ulteriore aggravante c’è il record della squadra, che alla casella delle vittorie è ferma a 7, con la franchigia che rischia di riscrivere i record meno invidiati della storia. La stagione per lui pare ormai incanalata verso i binari della delusione, anche perché alla mera voce statistica ci si aspettava sicuramente qualcosa in più dall’ex Connecticut. La sensazione è che la squadra il prossimo anno difficilmente migliorerà, per cui avrà modo con un anno di esperienza alle spalle, di far vedere il suo talento, al momento mostrato solo a sprazzi.

9 – Chandler Parsons – SF Houston Rockets (27.1mpg, 8.8ppg, 4.8rpg, 2.1apg, 1.1spg)
Marzo è stato un mese esaltante per Parsons, che si conferma ottimo innesto per i Rockets, attualmente all’ottavo posto a Ovest, con serie possibilità di guadagnarsi un posto ai prossimi playoff. Chandler ci ha messo molto del suo, con prestazioni tutta sostanza come ci ha abituato finora. In particolare la sua essenzialità si è mostrata al tiro. La sua capacità di prendersi i tiri che lo script della gara gli consente gli ha infatti permesso nell’ultimo mese di realizzare una media di 13 punti con percentuali stratosferiche da tre (55%) e dal campo (58%), aggiungendo anche la solita fisicità a rimbalzo. Dritta negli Highlights della sua stagione finisce l’ultima gara contro i Warriors, dove l’ex Gator ha realizzato 20 punti, 11 rimbalzi e 4 assist.

10 – Derrick Williams – PF Minnesota Timberwolves (21.0mpg, 8.7ppg, 5.0rpg, 0.6apg)
Di lui si temeva un po’ che l’assenza di Rubio ne limitasse il potenziale. Lo spagnolo infatti era l’ideale per servire un atleta del calibro di Derrick. Invece l’ex Arizona nella gara successiva all’infortunio del catalano ha realizzato una delle migliori gare in stagione, facendo registrare 16 punti e 9 rimbalzi in 33 minuti. Nella gara successiva il tiro non è stato così preciso, ma Williams si è fatto trovare pronto sotto le plance raccogliendo 11 rimbalzi, aspetto del gioco in cui inizia davvero a essere un fattore. Nelle ultime 9 gare infatti ne raccoglie 8 di media e se riuscisse a essere più incisivo anche al tiro, in cui la percentuale del 44% che sta attualmente tenendo non è sufficiente a farlo diventare una minaccia seria per gli avversari, il suo spazio potrebbe aumentare esponenzialmente.