La maledizione della classe 2014 continua. Uno dei draft più ricchi di talento sta vedendo assottigliarsi la pattuglia di rookies, ormai decimata dagli infortuni: più della metà degli uomini da lotteria ha già avuto seri problemi. L’ultimo, quello che ha fatto maggiormente scalpore, ha colpito Jabari Parker. Ed è stata una brutta botta.

Uscito da Duke dopo l’anno da freshman, il nativo di Chicago è stato scelto col numero 2 assoluto da Milwaukee, dopo essere stato a lungo in lotta con Andrew Wiggins per la primissima chiamata. Ma una normale notte di regular season, a Phoenix, ha trasformato la stagione del probabile favorito al titolo di “Rookie of the Year” – già vincitore del premio di “Rookie of the Month” a novembre – in un’avventura tristemente terminata già prima di Natale.

Infatti, Parker, nel 3° quarto della vittoria dei suoi Bucks in Arizona, si è rotto il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Un episodio – un cambio di direzione su un’entrata a canestro (testimoniata dal video sotto) già eseguita molte volte con successo in stagione – in cui ha fatto tutto da solo come spesso accade negli incidenti che determinano le conseguenze peggiori, un guaio che pareva inizialmente solo una distorsione, ma che aveva preoccupato soprattutto per la reazione immediatamente stranita del giocatore (“E’ successo qualcosa” aveva detto ai compagni che cercavano di riportarlo a camminare sulle sue gambe, salvo trovarsi costretti a portarlo a braccia negli spogliatoi). E la risonanza magnetica svolta al ritorno a Milwaukee non ha lasciato dubbi: “Parker si sottoporrà ad intervento chirurgico per riparare il danno subito e salterà il resto della stagione 2014-15”, è stato riferito dai Bucks in un comunicato.

Già, i Bucks. I giovani talenti a disposizione di Jason Kidd stavano viaggiando oltre le previsioni, con un 13-12 dopo le prime 25 partite (ora diventato 14-13) che, oltre a valere una temporanea (e puramente platonica) posizione nella griglia playoffs ad est, vuol dire essere già a ridosso delle 15 vittorie ottenute nell’intera ultima stagione. Ma il rischio di subire un brusco rallentamento c’è, perché l’assenza di Parker è destinata a farsi sentire.

La shotchart stagionale di Jabari Parker

La shotchart stagionale di Jabari Parker

Il contributo da 12.3 punti e 5.5 rimbalzi, con segnali costanti di crescita e lampi di enorme talento, è qualitativamente il migliore tra i rookies della decimata classe 2014, perché oltretutto ottenuto sotto forma di impatto consistente in una squadra capace anche di vincere. Jabari ha impiegato solo un paio di giorni di regular season a realizzare la sua prima doppia-doppia, 11+10 rimbalzi, seppur contro Philadelphia, e poco più di una ventina per scollinare oltre i 20, segnandone 23 contro i Nets (la miglior prova realizzativa di un teenager nella storia della franchigia). E’ rimasto in campo 29.5 minuti di media, facendo “guadagnare” anche qualche critica a Jason Kidd per un minutaggio che, specialmente in certe situazioni, avrebbe potuto essere più ampio, sia per favorirne lo sviluppo sia per avere maggiore contributo di un giocatore già in grado di incidere.

Finisce l’anno con un più che accettabile 49% su azione, anche se la distribuzione indica che oltre il 63% delle sue conclusioni è arrivata negli ultimi 3 metri di campo (col 58% di realizzazione) e molta più fatica è stata fatta tirando sia sugli scarichi (28%) che dal palleggio (35%). Tra le matricole è 2° realizzatore, di un’incollatura dietro a Wiggins – che però gioca in una squadra decisamente peggiore, tira di più e peggio come scelte ed esecuzioni –, e 3° rimbalzista. Al college andava in lunetta 6 volte a partita, nella NBA c’è andato la metà, dimostrando che il salto l’ha sentito anche un realizzatore come lui in grado al “piano di sotto” di dominare.

Pur avendo confermato le aspettative di chi lo dava da subito in grado di valere 12-15 punti di media (anche se non abbiamo la conferma sulla stagione intera) ed avendo già guadagnato molta credibilità in giro per la lega (su Twitter molti colleghi gli hanno inviato un messaggio con gli auguri di pronta guarigione), ha margini di miglioramento su questi aspetti del suo attacco e su una difesa ancora troppo contemplativa – che male si è integrata nel sistema dei Bucks -, ma ha tempo perché ha solo 19 anni. E fa ben sperare il fatto che la lacerazione del legamento sia stata definita ‘lieve’, per cui per l’operazione si aspetterà almeno un’altra settimana, in attesa che il ginocchio si sgonfi. Anche se il timore, dopo un infortunio del genere, c’è sempre, i compagni lo aspettano fiduciosi. Jared Dudley e John Henson, su Twitter, hanno parlato chiaro per tutti: