Kyrie Irving è il nostro vincitore del premio Rookie Of The Year

Si è chiusa da poche ore la stagione regolare e la rubrica NBA Rookies può assegnare il suo premio di Rookie Of The Year.

Mai come quest’anno, anche a causa dell’infortunio che ha colpito lo spagnolo Ricky Rubio a metà stagione, il vincitore è insindacabile. Parliamo ovviamente di Kyrie Irving, il rookie che dopo aver giocato solamente 11 gare a Duke l’anno scorso ha preso in mano una squadra NBA in crisi di risultati e orfana di LeBron James ed è stato capace di rimetterla sulla mappa della Lega portandola ad un certo punto della stagione anche vicina al 50% di record.

Se però nelle scorse settimane il Rookie Report dava una sorta di andamento borsistico dei giocatori, segnalando quelli che erano in ascesa e peggiorando le posizioni di quelli che erano in calo, adesso, a stagione conclusa, ci pare giusto dare un premio sull’andamento di tutta la stagione, ovviamente considerando anche le aspettative che ogni matricola aveva su di sé.

1 – Kyrie Irving – PG Cleveland Cavaliers (51gp, 30.5mpg, 18.5ppg, 3.7rpg, 5.4apg, 1.1spg)
Come detto il vincitore non era in dubbio. Kyrie ha infatti giocato un’ottima stagione facendo intravedere la stoffa e la leadership di chi è in grado di riportare in alto una franchigia. Ha saltato per infortunio 15 partite e senza di lui i Cavs sono riusciti a vincerne solo 4. Questo la dice lunga sull’importanza del diciannovenne nel gioco di Cleveland e su quanto il proprietario Gilbert possa puntare su di lui. Da segnalare inoltre anche le percentuali al tiro (46.9% dal campo e 39.9% da tre), molto buone per un esterno.

2 – Ricky Rubio – PG Minnesota TimberWolves (41gp, 34.2mpg, 10.6ppg, 4.2apg, 8.2apg, 2.2spg)
Lo sfortunatissimo catalano ha iniziato benissimo la stagione per poi avere un lieve calo fisico che ne ha un po’ minato il rendimento, soprattutto al tiro. Inizialmente infatti Ricky stava stupendo tutti anche per le buone percentuali, nonostante storicamente fosse un giocatore dal tiro non proprio mortifero. Alla fine infatti chiuderà con il 35.7% dal campo e il 34% da tre, cifre che sono decisamente più in linea rispetto a quanto fatto vedere in Liga ACB. Dove però l’ex Barcellona ha dato il meglio è nelle assistenze. Su 41 gare disputate, 15 volte è andato in doppia cifra di assist, chiudendo la stagione con 8.2 di media, ovviamente il migliore tra i rookies, al 6° posto generale di questa speciale classifica. Purtroppo l’infortunio lo terrà fuori a lungo e pare possa rientrare solo a settembre. La speranza, la sua in primis, è quella di tornare sugli stessi livelli di questa stagione.

3 – Isaiah Thomas – PG Sacramento Kings (65gp, 25.5mpg, 11.5ppg, 2.6rpg, 4.1apg)
A conti fatti il piccolo (1,75 per 83kg) play di Sacramento è quello che si merita il terzo gradino del podio. Prima di tutto per le prestazioni sciorinate in campo. Da quando è stato schierato infatti i Kings hanno trovato la quadratura del gioco, spostando Evans nel ruolo di guardia/ala e lasciando al giovane Thomas il compito di guidare l’attacco. Lui, da par suo, l’ha fatto più che bene finendo addirittura in crescendo, sia a livelli di punti segnati che di assist. In più bisogna considerare che è stata la 60esima scelta assoluta, scelta che solitamente ha scarsissime possibilità di giocare nella lega. L’ex Washington invece ha stupito tutti e si può considerare a buon titolo uno tra i migliori rookie della stagione.

4 – Kawhi Leonard – SF San Antonio Spurs (64gp, 24.0mpg, 7.9ppg, 5.1rpg, 1.1apg, 1.3spg)
A livello di cifre forse Kawhi non meriterebbe una posizione così alta nel ranking, però il rookie da San Diego State ha giocato davvero una bellissima pallacanestro questa stagione, mostrando in ogni istante che era in campo tutta la sua utilità. Non è un caso che un coach come Popovich lo abbia fatto giocare 24 minuti di media a partita nella sua stagione da matricola, come non è un caso che gli Spurs siano riusciti a chiudere la stagione al primo posto ad Ovest mettendosi dietro anche i favoritissimi Thunder. Leonard in tutto questo ha infatti messo molto del suo, difendendo sempre allo strenuo su ogni tipo di avversario che coach Pop gli assegnava. La sensazione è che non sia finita qui e che ai playoffs la 15esima scelta all’ultimo draft continuerà ad essere una pedina importante per gli speroni.

5 – Kenneth Faried – PF Denver Nuggets (46gp, 22.5mpg, 10.2ppg, 7.7rpg, 1bpg)
Inizialmente il rookie di Denver ha visto pochissimo il campo, con coach Karl che ha protetto la sua matricola da un impatto con la lega che poteva essere pesante per un giocatore di energia come lui. Centellinandolo e modellandolo ad ogni allenamento e ogni volta che metteva piede in campo, però, il coach ha ottenuto un giocatore in grado di cambiare l’inerzia della gara grazie alla sua vitalità. Sotto le plance l’ex Morehead State ha infatti già da subito dimostrato di essere tra i migliori della lega e anche i numeri dimostrano come il numero 35 sia il migliore tra i primi anno in questo fondamentale. Con una squadra come i Nuggets che si basa molto sugli alti ritmi, inoltre, Faried può nascondere i limiti del suo gioco ed esaltare invece le sue caratteristiche. Insomma, pare proprio il giocatore giusto al posto giusto.

6 – Chandler Parsons – SF Houston Rockets (63gp, 28.6mpg, 9.5ppg, 4.8rpg, 2.1apg, 1.2spg)
Scelto al secondo giro alla numero 38, l’ex Gator ha stupito molti addetti ai lavori per il suo rendimento e per la sua capacità di far da collante in una squadra come i Rockets che fino all’ultimo si è giocata l’accesso ai playoff. A livello di cifre forse la costanza non è stata il suo forte, ma a vederlo giocare in campo si vedeva sempre lo stesso livello di intensità e la capacità di fare la cosa giusta per la squadra, soprattutto a rimbalzo dove ha dato un ottimo contributo al reparto di lunghi dei Rockets. Il futuro è ancora da inquadrare, ma la sensazione è che possa essere un elemento da quintetto in una squadra importante, ovviamente con compiti da comprimario.

7 – Klay Thompson – SG Golden State Warriors (66gp, 24.4mpg, 12.5ppg, 2.4rpg, 2.0apg)
Il rookie da Washington State è esploso dopo la pausa dell’All Star Game. Fino ad allora la sua presenza in campo era quasi impalpabile e non sempre coach Mark Jackson si fidava di lui, concedendogli un minutaggio contenuto. Poi il 22enne ha iniziato a far vedere tutto il suo talento e anche l’ex commentatore tv ora allenatore dei Warriors ha iniziato a dargli più fiducia. Oggi (considerando marzo e aprile) Klay gioca quasi 33 minuti di media a partita e segna più di 18 punti, anche grazie ad un record e agli obiettivi di una squadra che puntava più alla lotteria che a collezionare vittorie.

8 – MarShon Brooks – SG New Jersey Nets (56gp, 29.4mpg, 12.6ppg, 3.6rpg, 2.3apg)
Dopo un ottimo inizio in cui pareva veramente essere lo “steal of the draft”, MarShon ha avuto un rallentamento. Nell’ultimo mese è parso in netta ripresa, anche dal punto di vista fisico dove ha dimostrato di aver completamente recuperato dai guai avuti prima della pausa dell’All Star Game. Di negativo MarShon ha le percentuali al tiro, ancora basse nonostante considerando la quantità di tiri che si prende. L’ex Providence ha chiuso infatti con il 42.8% dal campo e il 31.3% da tre, sicuramente un aspetto del gioco dove dovrà migliorare per essere un giocatore importante anche il prossimo anno quando la franchigia si trasferirà a Brooklyn.

9 – Iman Shumpert – SG New York Knicks (59gp, 28.9mpg, 9.5ppg, 3.2rpg, 2.8apg, 1.7spg)
Dopo un inizio in cui coach D’Antoni lo schierava da play, grazie all’esplosione di Jeremy Lin e al recupero di Baron Davis è stato successivamente spostato nel ruolo di guardia, più idoneo al suo modo di giocare. Se è vero infatti che le prime gare sono state buone, nel prosieguo della stagione l’ex Georgia Tech ha dimostrato di patire il ruolo di organizzatore di gioco, perché poco nelle sue corde. Molto meglio il suo rendimento da guardia dove anche difensivamente può curarsi di giocatore atleticamente più simili a lui. Difesa in cui a dire la verità è ancora piuttosto incostante. I mezzi per essere uno dei migliori difensori nel ruolo ci sarebbero tutti infatti, ma a volte mentalmente mostra ancora qualche lacuna.

10 – Kemba Walker – SG Charlotte Bobcats (66gp, 27.2mpg, 12.1ppg, 3.5rpg, 4.4apg)
A livello di talento Kemba non uscirebbe dal podio tra le matricole di questa stagione. Però anche lui come molti ha problemi nel dare continuità alle proprie prestazioni come si evince anche dalle percentuali al tiro. Kemba inoltre pare in involuzione nelle ultime settimane. Come suo ulteriore capo di imputazione il fatto che giochi nella peggior squadra NBA di sempre (con la sconfitta di stanotte hanno battuto il poco invidiabile record di peggior percentuale di vittorie nella storia) e che nonostante abbia avuto carta bianca fin dall’inizio non ne abbia saputo approfittare a dovere.