L’NBA è grandi atleti, giocate spettacolari, rivalità e storie leggendarie. Un mondo straordinario che ha una propria lingua, frutto di termini tecnici e gergali, ma anche di modi di dire, spesso rubati allo slang made in USA. Catch This? cercherà di guidarvi alla scoperta di alcune delle  espressioni che colorano il vocabolario della lega più bella del mondo.

Il primo appuntamento della nostra rubrica non poteva che essere dedicato a chi ha fatto la storia dell’ NBA. Cominciamo, infatti, celebrando dei giocatori molto molto speciali: coloro che fanno parte del  “50-40-90 club”. Cioè? Semplice (almeno a parole): chi ha concluso almeno una stagione facendo registrare una percentuale pari o superiore al 50% nel tiro dal campo, il 40% o più nel tiro da tre e perlomeno il 90% nei tiri liberi. Il tutto a patto che si concluda la propria annata sopra il numero minimo di tentativi in ogni categoria statistica (300 tiri, 55 triple e 125 liberi).

Da quando nell’NBA è stato introdotto il tiro da tre, nel 1979-1980, solo sei i giocatori sono riusciti nell’impresa: Steve Nash (’06, ’08, ’09, ’10), Larry Bird (’87, ’88), Mark Price (’89), Reggie Miller (’94), Dirk Nowitzki (’07) e Kevin Durant (’13). Presto potrebbero aggiungersi altri membri. Stephen Curry, infatti, quest’anno sta viaggiando col 50.1% dal campo, il 40.1% da fuori e il 91.5% dalla linea della carità. Ancora meglio sta facendo Kyle Korver: 51.8%, 53.5% e 92.2%.

In realtà, ci sono altri giocatori che potrebbe essere considerati “membri ufficiosi” del club, visto che non ne fanno parte solo per questione di arrotondamento e relativa interpretazione delle percentuali (l’utilizzo di due o tre cifre decimali). Sono Jeff Hornacek (.518-.418-.897 nel 1990-1991) e José Calderón (.497-.406-.981 in 2008-2009). Lo spagnolo, tra l’altro, avrebbe anche concluso una stagione con tutte le cifre a posto (52%-42%-91% nel ’06-’07), ma con l’unico difetto di aver tirato solo 106 liberi, 19 meno del minimo.


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati