Rivoluzione si prevedeva e a Cleveland rivoluzione è stata. Alle 21 ora italiana si è chiusa la finestra di mercato NBA e la franchigia dell’Ohio ha completamente rivoluzionato il proprio roster. Le partite, perse e molto male, contro Houston Rockets e Orlando Magic sono state l’istantanea di una squadra che al momento è in profonda crisi. LeBron James ne è l’esempio: svogliato in campo e il suo linguaggio del corpo faceva trasparire tutta la sua frustrazione. Possiamo capirlo. A complicare tutto anche l’infortunio alla mano di Kevin Love che lo terrà fuori per 2 mesi.L’atteggiamento rinunciatario dei giocatori e il momento attuale non sembravano risolversi; a tutto questo si erano aggiunti continui rumors di mercato, che sicuramente non hanno aiutato la stabilità di questo ambiente già precario. Addirittura nei giorni scorsi la dirigenza dei Cavs sembrava aver chiesto a LeBron di rinunciare alla No Trade Clause presente nel suo contratto (clausola che permette al giocatore di accettare o rifiutare una trade che lo coinvolga direttamente). Questa volontà dei Cavaliers sarebbe stata spinta dal contratto stesso di LeBron, che in estate avrà una player option (cioè la possibilità di uscire dal contratto e di diventare free agent) e che quindi potrebbe andarsene senza che i Cavs possano ricevere qualcosa in cambio. Scelta che avrebbe fatto presagire ad un suo possibile coinvolgimento in uno scambio prima della trade deadline, ma lo stesso James poche ore dopo questa fuga di notizie ha smentito tutto in prima persona. Il giorno dopo però Jason Llyod di “The Athletic” scrive di un James furioso con la dirigenza e che da mesi (nello specifico dopo la trade Irving per la quale pare non essere stato consultato) non ha nessun tipo di rapporto con il proprietario Dan Gilbert. Di conseguenza a tutto questo anche il campo stava dando risposte pessime. I numeri difensivi della squadra di Tyron Lue sono ben lontani dalla sufficienza. Ventinovesimi in tutta la lega per efficenza difensiva, numero 23 per palle recuperate, numero 28 per punti subiti nel pitturato (47 di media a gara) e sono alla posizione numero 21 per punti concessi da seconda opportunità agli avversari (27.1 a gara). Anche lo scorso anno la squadra vice campione NBA aveva faticato molto in alcuni spezzoni della stagione, salvo poi riprendersi ed arrivare per il terzo anno consecutivo in finale. Difensivamente, anche in quel periodo, i numeri erano scarsi ma ai playoff i Cavs avevano saputo sistemare in maniera efficace molti di essi. Fare un paragone però con la passata stagione sembra davvero difficile.

Alla luce di tutto questo la dirigenza, nella giornata di ieri, ha deciso di cambiare rotta e di dare probabilmente l’ennesimo segnale al proprio leader e giocatore più importante di sempre facendo mosse di mercato estreme. Via Isaiah Thomas, che ai Cavs ha convinto il giusto: con lui in campo su cento possessi il Net Rating era di -6 punti e il giocatore, ex Suns, anche offensivamente era molto distante dai livelli della passata stagione. 15.2 punti e 4.2 assist di media contro i 28.9 punti e 5.9 assist dell’ultima annata. Totale di 15 partite giocate con un record di 7 vinte e 8 perse, 36% dal campo e 25% da tre punti. Poi il problema difesa. Il corpo di Thomas nell’NBA del 2018 è un “buco” troppo grande da coprire. Quando viene coinvolto nei pick&roll è un disastro. Nella partita con Houston, quando erano Harden e Paul a giocare questo fondamentale si è visto come il povero I.T. non possa nulla fisicamente. Non può praticamente cambiare su nessuno, lo abbiamo visto, anche e ancora, nelle due sfide contro gli Warriors di questa stagione. Quando a giocare il pick&roll stavolta, erano Kevin Durant e Stephen Curry la situazione era addirittura imbarazzante. Curry, pur non essendo fisicamente un mostro, domina su Thomas, per non parlare poi di Durant: in quel caso il miss match è un vero e proprio suicidio difensivo. Con lui se ne va ai Los Angeles Lakers anche Channing Frye e una prima scelta, in cambio di Jordan Clarkson e Larry Nance Junior. Cleveland riceve due giocatori funzionali che possono portare attacco e punti (Clarkson) e difesa intensa (Nance) dalla panchina. Clarkson in questa stagione sta viaggiando a cifre molto interessanti: 14.5 punti e 3 assist di media in 27 minuti di impiego. Un tipo di giocatore che mancava alla panchina dei Cavs, come anche Larry Nance che pur non avendo numeri stratosferici in stagione (8.6 punti e 6.8 rimbalzi di media) può dare tanta intensità e atletismo.

Finita qui? Ovviamente no. Successivamente a questa trade i Cavs sono entrati in uno scambio a tre con Utah Jazz e Sacramento Kings, che si è concluso con l’arrivo a Cleveland di Rodney Hood e George Hill, Sacramento ha ricevuto Iman Shumpert e Joe Johnson (rilasciato poche ore dopo dalla squadra californiana) e a Utah si sono accasati Derrik Rose (tagliato poi dai Jazz e accordatosi poche ore dopo con i Minnesota Timberwolves) e Jae Crowder. Da questa trade i Cavs ricevono una nuova point guard titolare e cioè Geoge Hill, che a Sacramento stava producendo poco ma va precisato che i Kings, dopo aver capito che la stagione era già compromessa senza nessuna possibilità di competere, stavano dando sempre più spazio ai giovani e Hill spesso era relegato in panchina e giocava un minutaggio molto limitato. Qui invece troverà una squadra con voglia di rinascere e di tornare la prima della classe a Est, troverà una situazione competitiva e in grado di fargli avere un ruolo certo. Con queste premesse potremmo rivedere il George Hill visto a Utah la stagione scorsa con numeri molto importanti: 16.9 punti e 4.2 assist a gara (sua miglior stagione da quando è nella lega). Con J.R. Smith in netto calo e un Jae Crowder ceduto perché non ha mai convito in questa stagione, Hood sembra essere un altro upgrade per il roster dei Cavs. Dalla panchina o in quintetto, può portare tante soluzioni offensive e tiro da tre punti. I suoi numeri parlano chiaro: 16.8 punti e 2.6 triple di media a gara. Rivoluzione totale quindi nel backcourt per i vice campioni NBA.

Ultima, ma non meno importante, mossa della caotica giornata dei Cavs è stata quella di cedere Dwayne Wade ai Miami Heat in cambio di una seconda scelta protetta. Wade non era più quello dei tempi d’oro, ma il rapporto di amicizia che lo lega a LeBron è molto forte. Per questo prima di cederlo, la dirigenza ha chiesto il parere del Re che non si è opposto alla trade e poche ore dopo ha postato una foto di Wade in maglia Heat sul proprio profilo Instagram con scritto: “sono molto felice per mio fratello, ora è dove voleva essere”. Trade che non sposta a livello tecnico ma molto romantica. Flash torna dove è cresciuto cestisticamente, dove è diventato una stella e dove ha vinto tre titoli.

Cleveland cambia completamente faccia dopo un periodo fatto di 15 sconfitte nelle ultime 23 partite cedendo Thomas, mai integrato e mai decisivo. Scelta forse obbligata o forse disperata per convincere LeBron a rimanere; quello che è certo è che i Cavs ora dovranno trovare nuova chimica e nuovi equilibri, ma i giocatori che sono arrivati potrebbero essere più adatti a giocare attorno al Re. Dall’All-Star Game in poi vedremo se tutte queste mosse porteranno i Cavaliers alla quarta finale consecutiva.