UPS

Los Angeles Lakers – L’addio a Derek Fisher è stato un duro colpo emotivo per i Lakers, ma a Los Angeles non hanno di certo di cui lamentarsi, perché il nuovo playmaker, Ramon Sessions, sta facendo anche più di quanto si sperasse. Da quando veste la maglia gialloviola, infatti, l’ex Cavalier sta segnando 14 punti a gara, a cui aggiunge 3,8 rimbalzi e 7,3 assist, tirando oltre il 50% dal campo (e il 54% da tre). È anche grazie a lui, quindi, se i Lakers, come spesso succede, stanno cambiando marcia in questo finale di stagione: Kobe&Co. hanno infatti vinto le ultime 4 partite di fila, e 5 delle ultime 6: il terzo posto a Ovest sembra sempre più sicuro.

LeBron James – Settimana scorsa lo avevamo inserito tra i “Downs”, ma in soli 7 giorni il panorama è cambiato completamente per “The Chosen One”. James infatti ha scacciato il brutto periodo con due prove fantastiche. La prima è arrivata martedì sera contro i 76’ers in una partita dominata dall’inizio alla fine da Lebron e chiusa con 41 punti, 6 rimbalzi, 4 assist e 3 recuperi, il tutto ritardo con il 60% dal campo. La seconda invece è arrivata nella notte, contro un avversario ostico come i Thunder, contro cui sono arrivati 34 punti (10/20 al tiro) conditi da 7 rimbalzi e 10 assist. Interessante notare come in entrambe le occasioni James sia riuscito ad andare in lunetta con continuità, 10 volte contro Phila e 13 contro OKC.

Toronto Raptors – I progressi di Bargnani dal ritorno dopo l’infortunio hanno lanciato i ragazzi di Dwane Casey. Questa notte a Philadelphia è arrivata la terza vittoria consecutiva (nonché la quarta nella ultime cinque con l’unica sconfitta subita dagli Heat) e il merito è anche dell’azzurro che è stato il miglior realizzatore della squadra in ognuno di questi successi. Al ritorno del “Mago” la squadra aveva avuto un po’ di problemi dettati dal fatto che stava trovando nuovi equilibri dal momento in cui Andrea aveva subito l’infortunio, ma ora che il romano è in ottima forma fisica la squadra ha ricominciato a seguire le sue splendide prestazioni offensive. Ottimo il periodo anche per Calderon che in questa striscia di vittorie ha smistato 10,7 assist di media. Fondamentale il ruolo di secondo violino in cui s’è calato DeRozan: per lui 17,7 nelle ultime tre partite. Da segnalare il fatto che in questo periodo i Raptors riescono sempre ad avere un apporto importante da un altro giocatore della rotazione: stanotte è stato il neo-acquisto Alan Anderson con 13 punti, nella partita precedente s’era messo in luce Kleiza con 18 punti, mentre nel match casalingo con i Wizards importanti erano stati i 10 punti e 6 rimbalzi di Amir Johnson.

Jordan Crawford – I risultati dei Wizards continuano ad essere molto deludenti (appena una vittoria nelle ultime 9 partite), ma se c’è qualcosa per cui i tifosi della capitale possono essere felici è sicuramente il rendimento di Jordan Crawford. La guardia di Xavier è stato il maggior a beneficiare della trade a tre fatta da Washington poco prima della chiusura del mercato: con l’addio di Nick Young e conquistando stabilmente il posto di guardia titolare infatti le sue cifre si sono impennate (21 punti di media nelle ultime 10). Se per il futuro più prossimo non potrà ambire a contratti importanti (è sotto contratto anche per la prossima stagione e ha un opzione a favore dei Wizards per il 2013/14) è comunque ormai assodato il fatto che per la Washington del futuro sarà un giocatore fondamentale, probabilmente il più importante dopo John Wall.

Carmelo Anthony e DeMarcus Cousins – Dopo gli infortuni che hanno colpito Amar’e Stoudemire e Jeremy Lin, Carmelo Anthony è tornato a fare pentole e coperchi, con risultati di squadra non proprio brillanti. Non si può però non citare, pur in occasione di una sconfitta, contro Indiana il 3 aprile, i suoi 39 punti (con un buonissimo 17/31 al tiro) conditi 10 rimbalzi. Qualche giorno prima, in un’altra sconfitta, stavolta contro Atlanta, ‘Melo ne aveva messi 36 con 9 rimbalzi e 5 recuperi. Un altro losing effort degno di nota è quello di Marcus Cousins, che contro i Suns ha scalinato per la prima volta in carriera sopra i 40 punti: 41, per la precisione (16/25 dal campo) a cui ha aggiunto 12 rimbalzi.

DOWNS

Orlando Magic – L’infortunio di Dwight Howard è una scusante soltanto parziale per giustificare il momentaccio dei Magic; infatti la squadra della Florida viene da quattro sconfitte consecutive, ma solamente le ultime due partite sono state affrontate senza il centro titolare. In classifica ha iniziato a perdere posizioni ed anche il quinto posto in cui si ritrova adesso è minacciato dagli Hawks distanti solamente mezza partita. Ultimamente sono uscite anche voci fastidiose sulla permanenza di Stan Van Gundy sulla panchina: si dice che la dirigenza avrebbe già individuato nell’ex coach di Portland Nate McMillan il possibile sostituto. L’addio di Van Gundy dovrebbe essere gradito alla stella della squadra Howard, a quanto viene detto. Non si può essere sicuri naturalmente sulla fondatezza di codeste voci, ma è certo che dopo aver risolto la grana riguardante la permanenza di Howard, una notizia del genere non fa certo il bene di una squadra che è costretta a vivere tutta la stagione su queste incertezze. Il rendimento non ne ha sicuramente beneficiato visti i continui alti e bassi stagionali e i tifosi si augurano che da qui alla conclusione della stagione si possa andare avanti più tranquillamente, per poi provare nell’estate a mettere a posto ogni tassello affinché questa formazione possa puntare finalmente al bersaglio grosso. Il talento per farlo sicuramente c’è.

D.J. Augustin – Logico che vista la stagione che sta passando la franchigia i problemi realizzativi dei singoli giocatori vengano trascinati nella spirale di mediocrità che affligge i Bobcats e che quindi sia difficile accusare un singolo per il pessimo campionato disputato dall’intera squadra, ma il rendimento del play titolare di Charlotte è calato in maniera preoccupante, dopo che lo scorso anno il giocatore sembrava sulla rampa di lancio (anche per squadre più importanti). Probabilmente l’arrivo in un ruolo simile di un rookie importante come Kemba Walker (da cui probabilmente passerà una buona fetta di futuro della franchigia) hanno influenzato Augustin, ma un calo di punti (da 14,4 a 10,9) e percentuali (da 41,6% a 37,9%) simili ci sembrano comunque difficilmente spiegabili visto anche il netto cambiamento del contesto di una formazione che comunque lo scorso anno (almeno per la prima parte di stagione) poteva lottare per un posto nei playoff a Est, mentre quest’anno farà fatica a chiudere con una doppia cifra di vittorie totali. Ci saremmo aspettati che il giocatore proveniente da Texas potesse aumentare notevolmente il proprio rendimento in una situazione simile, ed invece mai intuizione fu più lontana dalla realtà dei fatti.

Utah Jazz – Dopo il buon momento vissuto a metà marzo, in cui i Jazz sembravano tra i principali candidati per ottenere un posto nei playoffs, è arrivata una bella doccia fredda a Salt Lake City: i Jazz, infatti, hanno perso 4 delle ultime 5 partite (e 5 delle ultime 7), tra cui lo spareggio con i Suns, che ora sono tornati avanti nella lotta alla post-season. Le altre sconfitte della settimana sono arrivate con Boston, Sacramento e Clippers, mentre l’unica vittoria è stata ai danni degli ormai compromessi Blazers. Al momento i Jazz sono 10º a Ovest, con un record di 28W-27L; i Suns, noni, sono vicini, ma il divario con Denver e Houston inizia a essere delicati, specie se Jefferson e compagni non riusciranno a ritrovare l’energia di un paio di settimane fa.

Minnesota Timberwolves – I T-Wolves sono stata una delle belle sorprese dell’anno. Sotto la guida di Rick Adelman, con un Kevin Love davvero stellare un Ricky Rubio sbarcato nella NBA in pompa magna e tanti giovani subito pronti a buon livello hanno impressionato in tutta la prima parte di stagione. Dopo l’All Star game, complice anche l’infortunio che ha chiuso anticipatamente la stagione di Rubio Minnesota  ha iniziato a faticare sempre di più, ma nelle ultime settimane, svanito il sogno Playoff la situazione è peggiorata decisamente. Nelle ultime 10 partite sono arrivate solo 3 vittorie e nelle ultime 5 una sola, peraltro contro i Bobcats ovvero la peggior squadra della Lega. In questo periodo i punti segnati sono calati a 95, oltre in meno rispetto alle medie stagioni, ma soprattutto i punti concessi sono schizzati oltre quota 103, quarta peggior difesa della Lega, mentre in stagione sono solo 99; è evidente il rilassamento generale di una squadra che a questo punto della stagione non ha nessun traguardo da raggiungere.

Philadelphia ’76ers – La squadra di Doug Collins ha perso 3 partite negli ultimi 5 giorni, due di queste partite sono state perse, contro Washington e Toronto avversari a dir poco alla portata, con 21 punti di scarto. In mezzo la sofferta vittoria con Atlanta. Allargando gli orizzonti temporali vediamo come Phila abbia perso 4 degli ultimi 6 incontri, ma soprattutto vediamo come una squadra, che fino a poche settimane fa dominava l’Atlantic  Division e lottava per il terzo posto ad Est con Indiana e Orlando adesso, sia stata sopravanzata da Boston nella Division e sia precipitata la settimo posto nella classifica generale, che significherebbe incontrare i Miami Heat e quindi eliminazione quasi certa.  In più alle sue spalle NY e Milwaukee, impegnate in uno splendido testa a testa per l’ultimo posto disponibile si sono riavvicinate non poco a questi irriconoscibili 76’ers. Da qui al 10 Aprile i Knicks affronteranno due volte Chicago, mentre i Bucks giocheranno contro Charlotte, Porland e OKC e Philadelphia incontrerà Orlando in casa e Boston in trasferte, se le cose non dovessero andare bene Iguodala e compagni rischierebbero di ritrovarsi in una situazione di classifica pericolosa e nient’affatto piacevole.

Edoardo Lavezzari, Davide Moroni ed Eugenio Simoni