UPS

Philadelphia ’76ers – Sono senza ombra di dubbio la squadra sorpresa di questa stagione e dopo la vittoria con Chicago di questa notte si trovano addirittura a lottare per la testa della Eastern Conference (anche se con altre 4 squadre). Il passo falso casalingo con New Jersey della scorsa settimana è stato subito dimenticato con 4 vittorie consecutive. La forza più grande di questa squadra rimane probabilmente la ripartizione delle responsabilità: infatti è difficilissimo individuare una stella che sovrasti i suoi compagni per prestazioni individuali. Iguodala è con ogni probabilità il regista occulto del team: a lui si devono la maggior parte delle costruzioni offensive effettuate. Ai due playmaker resta così “solamente” da finalizzare le azioni decisive: Jrue Holiday e Louis Williams stanno avendo le migliori cifre in carriera e il secondo è a questo punto della stagione anche il candidato principale a sesto uomo dell’anno. Sotto canestro Thaddeus Young è probabilmente il terminale offensivo principale ed Elton Brand, nonostante non renda assolutamente per la cifra astronomica che guadagna (17 milioni quest’anno), sta dando un ottimo contributo da veterano in una squadra infarcita di giovani; tutto questo senza poi parlare delle cifre che stava offrendo Hawes prima dell’infortunio. A questo punto si aspettano solamente segnali anche dalla scelta numero 2 del draft 2010 Evan Turner, piuttosto discontinuo finora, ma già così nella città dell’amore fraterno si rasenta la perfezione.

Los Angeles Clippers – Va bene la campagna acquisti stratosferica che comprende Chris Paul, Chauncey Billups e Caron Butler, ma vedere i Clippers ai vertici del campionato fa un effetto comunque strano. Dopo la sconfitta nell’ultimo derby giocato, la squadra di Vinny Del Negro ha avuto un ruolino di marcia uguale a quello dei sopraccitati ’76ers (4 vittorie), con la differenza che gli scalpi delle squadre battute sono di quelli importanti: Denver e Utah in trasferta, Memphis e Oklahoma City in casa. Probabilmente, per essere una vera e propria contender, ai Clips manca ancora qualcosa (fisicità nel reparto guardie, dove gioca praticamente sempre con 2 playmaker, e un altro lungo da rotazione visto che nelle ultime partite è stato bocciato Cook per dare spazio a Solomon Jones), ma di questo passo già questa rischia di essere la stagione più soddisfacente della storia della franchigia, ed è solo la prima del ciclo. I protagonisti delle vittorie si alternano in maniera matematica, dalla vendetta dell’ex di Billups contro Denver a un Cp3 sempre decisivo nei finali tirati, da un Blake Griffin quest’anno ancora più concreto fino a Caron Butler, il quale non sembra neanche un giocatore reduce da un grave infortunio. Da segnalare infine la stagione incredibile che sta facendo l‘ex scudiero di LeBron James, Mo Williams, riciclato perfettamente nel ruolo di sesto uomo, cercando di dare profondità a una panchina comunque abbastanza povera.

Serge Ibaka – Non è cosa da tutti i giorni rifilare 10 stoppate in una partita, nemmeno per uno specialista come Serge Ibaka, che è riuscito nell’impresa proprio la scorsa notte, contribuendo in modo fondamentale alla vittoria dei suoi Thunder sui Mavs (in effetti, pensateci: 10 stoppate vuol dire une ventina di punti subiti in meno). Il giocatore di passaporto spagnolo sta però migliorando in generale il suo rendimento: per tre volte nelle ultime 5 partite è andato in doppia cifra nei rimbalzi (prima solo una volta in 16 partite) e venerdì scorso, nella vittoria contro i Warriors, ha fatto segnalare il suo season high sia per punti (20) che per rimbalzi (12). Curiosamente, è stata anche l’unica partita in cui non ha rifilato nemmeno una stoppata, vera specialità della casa (2,8 di media). La buona stagione dei Thunder (17-4 il record, il migliore della Lega) passa anche per le sue mani.

New Jersey Nets – Per la prima volta in stagione la squadra di Avery Johnson ha iniziato ha giocare un basket discreto e i primi risultati si sono visti. In settimana infatti Nets hanno vinto 3 delle 5 partite disputate. Inutile dire che a fare la differenza ci ha pensato Deron Williams, che in questa serie di 5 partite ha collezionato numeri da MVP mettendo a referto la bellezza di 29 punti di media conditi da 8.6 assist per allacciata di scarpe. Le prestazioni al tiro non sono certo state inferiori, “D Will” infatti ha realizzato il 49.5% delle conclusioni tentate e il 40% di quelle da 3 punti. Williams, che sta collezionando le migliori cifre in carriera, si è letteralmente caricato la squadra sulle spalle e se i playoffs restano off limits almeno i Nets sembrano aver recuperato una parvenza di onorabilità. Purtroppo però il promettente rookie Marshon Brooks (14.4 punti e 4.4 rimbalzi di media) si è dovuto fermare, andando ad aggiungersi ad una lunghissima lista di infortunati che comprende giocatori fondamentali come Brook Lopez e Memo Okur, preso proprio per sopperire all’assenza di Lopez. Sotto canestro infatti i Nets si possono affidare praticamente solo a Kris Humphries, un combattente da 13.1 punti e 10. 5 rimbalzi di media che compensa con l’energia la mancanza di talento.

Minnesota Timberwolves – Avessero vinto la scorsa notte contro i Pacers, ora i T-Wolves celebrerebbero la quota del 50% di vittorie; purtroppo, però, la squadra di Minneapolis ha dovuto arrendersi di fronte ai 36 punti di Danny Granger, ma è sicuro che il tanto agognato traguardo è solo rimandato. Da squadra materasso, i Timberwolves quest’anno sono diventati avversari scomodi, e non lottano per un posto nei playoffs solo perché a Ovest l’ottava ha quasi il 60% di vittorie. Merito di un Kevin Love stratosferico (18+16 nella vittoria contro gli Spurs, 29 punti nella vittoria a Houston), ma anche di Ricky Rubio, una delle sorprese di questo primo mese (18 punti e 10 assist con gli Spurs, 18 e 11 con i Rockets). In più, Minnesota può contare su un roster piuttosto profondo e con un discreto tasso medio di talento, soprattutto ora che sono rientrati Beasley (discusso, ma ne mette comunque 14,5 a sera) e Barea e hanno esordito Martell Webster (7,3 punti nelle prime 4 gare) e un elemento di esperienza come Brad Miller, entrambi out per infortunio nel primo mese di stagione regolare. Se i playoffs sono probabilmente un sogno, il 50% di vittorie è ampiamente alla portata di questa squadra.

DOWNS

Charlotte Bobcats – A Charlotte si stanno domandano se davvero varrà la pena di sorbirsi una stagione simile per poi avere (forse) un futuro radioso (questo almeno è il pensiero di Michael Jordan). Nonostante il record  di squadra non sia particolarmente lontano da quello di squadre come Washington, Detroit o New Orleans, ormai gli addetti ai lavori non hanno più dubbi nell’identificare i Bobcats come squadra peggiore della Lega. A parte le 10 sconfitte consecutive, impressiona soprattutto lo scarto di alcune di queste: – 33 in casa con i Knicks (non di certo la squadra più in forma del campionato) e nella trasferta di Los Angeles (sponda Lakers), con il fondo toccato però questa notte con il – 44 maturato a Portland. Prestazioni simili non fanno altro che dare credito a chi sostiene una riduzione di franchigie nell’NBA per provare a riconsegnare un certo interesse alla Regular Season. Qualche piccola buona notizia qua e là si trova, come la tripla doppia del rookie Kemba Walker nella partita contro Washington, oppure il lancio definitivo di Byron Mullens dopo due anni d’anonimato ai Thunder, ma sembra veramente poco per provare a dare una piccola base al futuro di questa franchigia.

Toronto Raptors – Con il rientro di Bargnani, che ha portato a 2 vittorie consecutive, le cose per i Raptors sembrano essere migliorate; invece, anche a causa del uovo infortunio del Mago, Toronto è precipitata di nuovo nelle zone buie della classifica. In settimana, malgrado la buona vittoria contro i Nets, sono arrivate 3 sconfitte, due delle quali, seppur contro avversari di rango, sono state in fin troppo imbarazzanti. Martedì notte, Atlanta ha passeggiato contro i canadesi chiudendo con un eloquente +23. Ieri sera poi, contro Boston, le cose sono andate ancora peggio dopo 48 minuti infatti il tabellone segnava un umiliante 100-64 in favore dei bianco verdi. Toronto, che ha il peggior attacco della Lega con 86 punti a referto, soffre l’incostanza di DeMar DeRozan, giocatore su cui il front office aveva puntato molto, che tira con un brutto 37.9% da 2 e un pessimo 29.55 da 3, e l’involuzione di Calderón, che nelle ultime 10 gare viaggia a 7.6 punti di media con 7.7 assist, che diventano solo 6.8 nelle ultime 5 partite. Sotto canestro, dove continua a mancare un centro degno di questo nome, si registra l’involuzione di Ed Davis, giocatore al secondo anno, che è passato dai 7.2 punti con il 55.1% dello scorso anno ai 5.6 con il 46.4% di questa stagione.

Jason Richardson –  Nonostante abbia passato le ultime due partite da spettatore non pagante, sulla stagione fin qui disputata dal vincitore dello Slam Dunk Contest nelle edizioni del 2002 e del 2003 c’è da stendere un velo pietoso. I Magic di questo periodo devono pensare a come risolvere la grana Howard (provare fino in fondo a trattenerlo o guardare allo scambio più conveniente sul mercato?), il quale sembra anche in rottura prolungata con il resto della squadra (vedere il finale della partita di Philadelphia, in cui la squadra di Stan Van Gundy ha iniziato a giocare solo una volta che la sua stella s’è seduta in panchina) e quindi sta passando un po’ sotto silenzio la peggior stagione in carriera (per punti, percentuali dal campo, rimbalzi e palle rubate) della guardia firmata questo dicembre con un quadriennale da 25 milioni di dollari totali. Le quattro sconfitte consecutive da cui veniva Orlando prima del brodino di stanotte contro Washington non sono certamente attribuibili solamente a Jason, ma sul tavolo degli imputati c’è anche la sua orrenda stagione e per la dirigenza Magic c’è quindi un problema in più da risolvere in questa annata così travagliata.

Stephen Jackson – Nel buonissimo momento dei Bucks (tre vittorie di fila, battendo anche Lakers e Heat, e ottavo posto a Est con un record di 10-11), la presunta stella della squadra (o comunque quello che, sulla carta, è uno dei tre migliori giocatori) si è trasformata in un giocatore superfluo, se non addirittura dannoso. Jackson non è alla sua peggior stagione di sempre solo perché a inizio carriera ha faticato a trovare spazio, ma è comunque al minimo per quanto riguarda la percentuale dal campo (un tremendo 36%), mentre è dal 2003 che la sua media punti non è così bassa. In effetti, dopo aver vinto il titolo con gli Spurs da efficace comprimario, Jackson ha sempre reso al massimo in squadre mediocri, che gli lasciavano parecchia carta bianca; non è il caso di questi Bucks, che fanno della profondità del roster la loro forza. In particolare, nell’ultima settimana Jackson ha segnato 10 punti (con 4/14 dal campo) nella sconfitta contro i Bulls, per poi saltare due gare per squalifica (vittorie contro Lakers e Pistons), a causa di un violento attacco verbale nei confronti di un arbitro, e, infine, giocare solo 9 minuti (0 punti, 0/3 al tiro) nella brillante vittoria contro Miami della scorsa notte. La domanda, lecita, è dove sarebbero questi Bucks se, al suo posto, avessero una guardia con lo stesso talento ma una testa diversa.

Detroit Pistons – Ancora una volta siamo costretti a mettere i Pistons tra i peggiori della settimana. Del resto, quando si vincono solo 4 partite su 24 e si viene da una striscia aperta di 7 “L” consecutive finire tra i peggiori diventa scontato. Detroit non solo ha il secondo peggior record della Lega, ma ha anche il secondo peggior attacco con 86.08 punti segnati a partita e il terzo peggior differenziale dato che concede ben 96.92 punti agli avversari. La squadra di Coach Frank concede la seconda miglior percentuale al tiro agli avversari e la terza da 3 punti. Il suo miglior realizzatore, Greg Monroe, è solo 31º nella classifica dei giocatori più prolifici della Lega con 15.9 punti di media, mentre giocatori come Ben Gordon e Rodney Stuckey, che dovrebbero essere molto prolifici, viaggiano a 14.3 e 12.8 punti di media e non sembrano nemmeno parenti dei giocatori che erano 3/4 anni fa. Le uniche buone notizie arrivano dal rookie Brandon Knight che, pur discontinuo, si è dimostrato subito pronto per questo livello, anche se 3.4 assist di media sono troppo pochi, soprattutto a fronte dei 2.9 palloni di media che perde a partita.

Edoardo Lavezzari, Davide Moroni ed Eugenio Simoni