Vittorio Gallinari, agente e papà di Danilo Gallinari, è stato ospite di Matteo Gandini negli studi di “Sportitalia”. Ecco le sue considerazioni:

 

sportitaliaLogoSei stato di recente in Colorado, come sta Danilo?

“Sono tornato la settimana scorsa. Piano piano Danilo sta riprendendo, ci vuole tanta pazienza perché dopo un anno e mezzo senza il campo si può iniziare con calma. Lì non mettono una grandissima pressione. Nella preseason ha giocato una partita sì, e una partita no, al massimo 15 minuti. Mercoledì ci sarà la prima di campionato e il minutaggio salirà gradualmente partita per partita”.

 

Mercoledì inizia il campionato NBA, lo abbiamo visto in preseason apparentemente recuperato al 100%. E’ pronto ad affrontare partite vere anche dal punto di vista psicologico?

“Innanzitutto cancellare con un colpo di spugna un anno e mezzo, diciotto mesi senza toccare il campo, è difficilissimo. Lui nella prima partita ha subito giocato 15 minuti senza paura. Problemi fisici non ne ha, nel senso che fortunatamente la seconda operazione è andata bene e ha risolto tutti i problemi. Chiaramente l’aspetto mentale è la cosa più importante da superare. In questo momento, secondo me, lui si basa molto sul suo talento e questo talento gli permette anche di fare dei numeri importanti per i minuti che sta giocando. Pian piano troverà anche la condizione per entrare ancora di più nel vivo del gioco. Essendo lui un giocatore importante della squadra, tendenzialmente l’idea è quella di far sì che i minuti aumentino partita per partita, in modo poi da arrivare a giocare quei 30-35 minuti che sono quelli che di solito si giocano i titolari, il quintetto base”.

 

La prima operazione da Richard Steadman non era andata particolarmente bene. Aveva cercato una terapia diversa da quella abituale, più veloce per il recupero, invece era stato un autogol perché poi ha dovuto ricominciare dall’inizio con un’operazione tradizionale.

“Sì, praticamente il concetto è stato essenzialmente questo. Nel momento in cui dovevamo scegliere lo specialista, tutti consigliavano Steadman come uno dei migliori al mondo, la clinica è a Vail, vicina a Denver, quindi è stata quella la scelta. Ha operato Danilo prima al menisco e dopo due mesi, nel momento in cui doveva fare l’intervento sul crociato, si è accorto – secondo lui – che il crociato non era completamente rotto e ha voluto usare una tecnica che però aveva utilizzato fino a quel momento solo su pazienti, non su atleti, ovvero la ricostruzione del crociato utilizzando delle tecniche particolari. Quindi Danilo ha fatto una preparazione uguale e identica, come se avesse fatto un’operazione normale del crociato. Onestamente stava anche bene, soltanto che nel momento in cui doveva entrare in campo ad allenarsi con la squadra, è stata fatta una risonanza di controllo e questa risonanza ha evidenziato che il crociato non c’era, era inesistente. Per cui ha dovuto fare l’operazione classica e fare la rieducazione normale che si fa quando hai un’operazione al crociato. L’unica cosa è che ha perso chiaramente un anno di tempo e soprattutto ha fatto le quattro ore di palestra giornaliere per due-tre mesi, che aveva fatto fino a cinque mesi prima. Quindi da un punto di vista mentale è stata veramente dura”.

 

Tra l’altro non è l’unico atleta ad avere avuto problemi con Steadman: anche Giuseppe Rossi, Lindsey Vonn…

“Sì, tra l’altro Steadman ad aprile ha annunciato il suo ritiro, cioè non opera più. Per cui siamo proprio capitati… (sospira, ndr). Purtroppo è andata così. Adesso Danilo è tornato in campo, pian piano riprenderà ed è convinto di tornare meglio di prima, per cui questa convinzione lo porterà ad ottenere degli ottimi risultati”.

 

Tra l’altro ha detto di voler rimanere negli Stati Uniti anche dopo la fine della carriera e qualcuno l’ha criticato…

“Sai, in questo momento la sua vita è negli Stati Uniti, la realtà degli Stati Uniti la conosciamo tutti, nel bene e nel male. Probabilmente si sta integrando anche nel sistema di vita americano e nella pallacanestro americana, per cui è facile che il suo futuro possa essere negli Stati Uniti”.

 

I Denver Nuggets come li vedi? Tutti sono curiosi di vedere dove possano arrivare…

“Siamo tutti curiosi, credo soprattutto l’allenatore che per la prima volta ha la squadra al completo. L’anno scorso praticamente Danilo ha avuto la rottura al crociato, “Nate” Robinson ha avuto la rottura al crociato, JJ Hickson ha avuto la rottura al crociato e McGee una frattura da stress. Per cui, mancavano quattro giocatori, di cui due titolari. Adesso stanno rientrando tutti. E nella monotonia del recupero, tra l’altro, Danilo era in compagnia, perché anche Robinson e Hickson stavano facendo recupero. Adesso è il momento in cui coach Shaw deve capire le caratteristiche di questi giocatori che l’anno scorso non ha avuto. Lui Danilo non l’ha mai allenato, lo ha visto giocare due anni fa, ma non l’ha mai allenato. Deve avere pertanto il tempo di capire qual è il modo migliore per mettere Danilo nelle condizioni migliori sul campo da gioco”.

Ufficio Stampa SportitaliaFrancesco Cherchi
 Responsabile Comunicazione e Relazioni esterne