time out di Bama

Siamo lieti di annunciare tra gli opinionisti direttamente da Chicago Andrea Beltrama, inviato negli States per Superbasket e American Superbasket, che ci invierà “pensieri disordinati” per capire meglio il mondo del basket USA.

Prima raffica di pensieri sparsi, raccattati qua e là in un weekend di partite sbirciate su Internet mentre, purtroppo, si faceva altro. Perché un visto per vivere negli Stati Uniti dobbiamo mantenercelo, e non è con la pallacanestro che possiamo farlo. Peccato. Ma ESPN3 è una risorsa magica, permette di rubare attimi a tradimento, con la finestra sullo schermo del computer che tiene vivo il legame con il nostro sport preferito. Ecco alcuni spunti catapultati direttamente fuori da quella finestrella, in ordine confuso.

1) Si è giocato in vari luoghi e a vari livelli, con la consueta sfilza di tornei in campo neutro che fa da sfondo al basket di novembre. La vittoria più significativa è forse quella di Alabama su Purdue, che ha regalato ai Crimson Tide il torneo di Porto Rico. Un successo costruito nella ripresa, tenendo a bada senza troppi problemi una squadra esperta, pur senza troppo talento. ‘Bama ricorda la Tennessee dei tempi belli. Una squadra arrembante, atletica, che corre bene e gioca d’istinto, senza per questo trascurare la disciplina difensiva. Snobbati ingiustamente alla Selection Sunday dello scorso anno, ora sono 4-0 e scaleranno qualche posto nel ranking (erano al 15).

2) La giocata del weekend è arrivata forse nel torneo più “sfigato” di tutti, almeno come copertura giornalistica e blasone delle squadre. L’ha fatta Herb Pope nel Charleston, veterano di Seton Hall nella semifinale vinta contro St. Joseph. Salvataggio di palla che stava per uscire con incorporato passaggio a tutto campo per il canestro in contropiede di un compagno. Il tutto uscendo in tuffo fuori dal campo. Prodezza totale, che richiede tempismo, visione di gioco, forza fisica. La testimonianza del grande feeling per il gioco che scorre nelle vene Pope, che pure gioca sostanzialmente da fermo, difende pochissimo ed è un cavallo anarchico difficile da gestire. Il nostro ha poi segnato 32 punti con 14/17 dal campo nella finale, persa dai Pirates contro Northwestern.

3) Nella patria del feticismo della statistica, consueta valanga di entusiasmo per la tripla doppia di Shabazz Napier. 32 punti 13 rimbalzi e 12 assist per piegare la modesta Coppin State. Partita insignificante, valida giusto per gonfiare un po’ di media guide e regalare notorietà al ragazzo, che pure l’anno scorso aveva già giocato minuti importanti nella cavalcata trionfale di Uconn. Certo, 13 carambole per un giocatore che arriva forse a 1.85 resta comunque un dato di un certo rilievo.

4) Bei momenti quelli del primo tempo tra Butler e Louisville. In una palestra di altri tempi, la Hinkle Fieldhouse, è andata in scena la classica partita di college che più è brutta, più sembra bella. Rimesse sporcate, difficoltà ad effettuare il primo passaggio, mezze ruote sfiancanti per arrivare al trentesimo secondo e prendere un tiraccio da tre, mischie furibonde in ogni angolo del campo. Ma quello passava per il convento, e ci è piaciuto. Butler è in ricostruzione, e di miracoli ne ha già fatti a sufficienza. Louisville ha mezza squadra in infermeria. Vedere un’intensità del genere fa sempre piacere, e rende più facile turarsi il naso davanti alle imperfezioni tecniche. Soprattutto con tutto il pubblico a pochi passi dal campo a fare casino, in quella che è forse l’arena più spifferosa e scomoda in assoluto di tutta la NCAA (lo abbiamo sperimentato di persona un paio di anni fa). Se adoriamo il college basket, è anche per quadretti come questi.

5) Rovistando nelle mid-major, weekend da leoni quello di Valparaiso, dove Bryce Drew ha appena preso le redini tecniche della squadra (sì, il tiratore piazzato dei Rockets, e l’autore di uno dei tiri allo scadere più famosi di tutta la NCAA). E’ succeduto al padre Homer, figura storica dell’ateneo dell’Indiana che ora sta lottando con un tumore. E la stagione è iniziata in modo propizio. Prima vittoria su Akron, che aveva appena battuto Mississippi State in trasferta, e poi dominio insospettato su Duquesne, che pochi giorni prima aveva tenuto sotto scacco Arizona per buona parte della partita.

Ce ne sarebbero altre di cose da dire, ma le terremo per quando vedremo le partite per intero, magari dietro pep band che suona i soliti, identici, immancabili quattro brani da intrattenimento. Ci attende una settimana breve, troncata dalle celebrazioni del Ringraziamento. E mentre ci ingozzeremo di tacchino e pumpkin pie, che hanno sempre il loro perché, rivolgeremo lo sguardo verso le palme di Maui e delle Hawaii, dove va in scena il più classico dei tornei di inizio stagione. Loro poverini a sudare in campo con l’umidità al 110%, noi felici su un divano a guardare ESPN3 sul portatile. Un’ingiustizia, davvero.


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