michiganDal vostro inviato,

Difficile spiegare la sensazione che si prova nel condividere con 75530 persone un evento come la Final Four NCAA, è un enorme rito collettivo, una sagra paesana, una mescolanza di colori coi quattro delle squadre partecipanti ma pure con imboscati vari (notate magliette di Duke, Carolina, Kentucky, DePaul…) che sciamano all’interno dell’immenso Dome e vanno a occupare nel primo anello i posti destinati alle varie università andando dal giallo limone di Michigan al giallo oro di Wichita State all’arancione di Syracuse sino al rosso di Louisville mentre negli anelli superiori si mescolano in una tavolozza policromatica.

La domanda che è stata più ricorrente su facebook e twitter è stata “quale è la tifoseria più numerosa?”: diremmo che i vincitori sono i Cardinals, forse anche grazie all’effetto Ware che ha attirato qualche simpatia dai neutrali, di un’incollatura sui Wolverines di gran lunga però i più rumorosi, quasi molesti con fischi agli avversari ed a Laettner (applaudito invece dai Cardinals che godettero parecchio con quel famoso canestro a Kentucky), poi Syracuse e degni ultimi Wichita State che però hanno tifato per gli Shockers con passione ed hanno tributato una meritata standing ovation ai loro ragazzi a fine gara.

La seconda domanda verteva su come si vedeva dal livello mezzanine e dobbiamo ammettere che nonostante la distanza abbiamo visto discretamente tanto da non aver “utilizzato” troppo il megaschermo che peraltro non ha mostrato (volutamente?) gli episodi che ci hanno lasciato più dubbiosi come i due falli in sequenza di un comunque disastroso Carter-Williams e la palla contesa di Baker che ha impedito a Wichita State di avere il possibile tiro del pareggio a disposizione.

A proposito di finale di gara poi vorremmo capire se coach Boeheim è bollito o se i suoi giocatori non lo hanno ascoltato. La scelta di Triche di penetrare, sotto di due, a 30” dalla fine andando a sfondare era già una follia e ci ha stupito il fatto che Boeheim non abbia chiamato prontamente time out, ma ancora peggio in seguito quando con 20” ed un tiro da tre da trovare per il pareggio, dopo un time put stavolta richesto, Trevor Cooley invece di affidare palla a CJ Fair o a James Southerland magari con 6-7 secondi da giocare si è lanciato diretto verso canestro trovando così solo la sua morte cestistica. Un mistero.

Ma sono state anche semifinali che in un trionfo di colori ha poi premiato gli uomini pallidi.

tim hendersonTim Henderson, guardia junior walk on di Louisville, una volta esaurito il suo ciclo scolastico non diverrà certamente un giocatore professionista ma nel momento in cui WSU era lanciata verso l’upset ha messo due bombe dall’angolo, lui che in stagione aveva 4-17 dalla lunga distanza, che ha ridotto lo svantaggio a -6 ridando vita alla squadra di Pitino e poi Luke Hancock, che invece il professionista lo farà ma a livelli bassi, ha completato l’opera risultando il primo panchinaro a produrre 20 punti uscendo dalla panchina dal lontano 1975.

Ed anche nella seconda semifinale il protagonista è stato un uomo bianco ovvero Mitch McGary, freshman le cui quotazioni nel draft dopo questo Torneo sono schizzate a livello di alta lottery tanto da divenire il migliore centro disponibile a giugno, è alto 2.08 e ci ricorda tantissimo Kevin Love: stessa forza fisica, stessa massa abbinata a mobilità e mani buone, rispetto al lungo di Minnesota ha meno tiro da tre, pur con la meccanica di tiro giusta, ma salta di più. La sua sfida domani con Dieng di Louisville, poco sfruttato dalle sue guardie in semifinale ed in difficoltà contro Hall di WSU, sa tanto di NBA.