Il più grande di sempre

coach K (credit Getty images)

coach K (credit Getty images)

Il record di John Wooden è imbattibile ma è anche il frutto di un dominio in altri tempi che si è protratto per un periodo relativamente limitato dal 1964 al 1975, i cinque titoli nazionali di Mike Krzyzewski invece partono dai dolori degli anni ’80 quando prima era oggetto di scherno e critiche e poi divenne il “perdente di successo” per poi cominciare a vincere con la sporca dozzina capitanata da Christian Laettner, il più grande leader visto su un campo di basket universitario, nel back to back ’91 e ’92 continuare sino al 2001 col grande talento di Jay Williams e Shane Battier, non a caso un gruppo forgiato nella dura sconfitta del ’99, si arriva al 2010 e la vittoria di un gruppo di blue collars con Brian Zoubek come esempio supremo ed infine la vittoria quest’anno guidando un gruppo di freshmen. Dal 1981 al 2015: 34 anni sulla panchina di Duke e cinque titoli spalmati in 24 anni e quattro decenni in cui il basket e la società si sono evoluti e cambiati. Ma Coach K è sempre là, sulla tolda di comando, adeguandosi ai tempi come mai nessuno ha fatto nello sport, in nessuno sport non solo nel college basketball.

Eight is good…

Tyus Jones (credit Getty images)

Tyus Jones (credit Getty images)

Ci sono quelli di Calipari che si sciolgono sul più bello e che per tutta la stagione pensano ai record ed alla NBA e quelli di Duke che giocano un torneo da veterani. E che nel momento in cui Rasheed Sulaimon, uno dei più esperti, viene cacciato per la sua condotta fanno gruppo unendosi in un gruppo capitanato dall’unico senior: il commovente Quinn Cook.

E trovano l’assetto tanto cercato sin lì.

E vincono pure il titolo NCAA con il più atteso dei quattro freshmen ovvero Jahlil Okafor che azzecca solo una della quattro partite decisive, la semifinale con la Michigan State di Izzo, e fatica dannatamente contro Utah, Gonzaga e Wisconsin. Ma segna comunque due canestri decisivi nel finale. E pure l’altro asso Justise Winslow, il miglior giocatore overall del Torneo NCAA, stenta a carburare contro Wisconsin fra problemi di falli e qualche errore non da lui… Duke sprofonda a meno nove, un abisso in una finale a basso punteggio, e chi salta fuori? Grayson Allen, il meno pompato della classe 2015, che liberatosi dalle catene e da Sulaimon che lo tenevano in panchina per buona parte della stagione, esplode in una prestazione da 16 punti che letteralmente riporta i Blue Devils a contatto dei Badgers. E qui ci pensa Tyus Jones. Freddo, calmo come un assassino, sempre sotto controllo (mai visto un primo anno con questo sangue freddo) che letteralmente strappa il titolo dalle mani di Bo Ryan e compagni con la complicità di Amile Jefferson che finalmente riesce a limitare Frank the Tank nel finale. Best Duke Team Ever?

Nel meraviglioso mondo di Bo

Kaminsky e Bo Ryan: una coppia la cui separazione non può che rattristarci (superiortelegram.com)

Kaminsky e Bo Ryan: una coppia la cui separazione non può che rattristarci (superiortelegram.com)

Se c’era un’altra squadra che meritava il titolo 2015 questa era la Wisconsin di Bo Ryan, inviperito (a torto) a fine gara cogli arbitri, deluso per aver perso l’occasione, forse irripetibile alla sua età, di diventare National Champion con il gruppo più forte che abbia mai allenato. Perché a questa finale ci è arrivato da favorito, con la squadra più forte, più esperta, capace di giocare a memoria, con il giocatore dell’anno Frank Kaminsky (immarcabile e meraviglioso) e dopo aver eliminato l’imbattuta ed imbattibile Kentucky. Ma sul più bello Tyus Jones con le sue giocate ha “rovinato” il piano partita di Ryan. Per noi i Badgers, The Tank, Dekker, il nativo americano Koenig, lo sgraziato Hayes ed il loro meraviglioso mondo di Cheeseheads hanno vinto in ogni caso.

Quando si casca dall’alto fa più male

Andrew Harrison (credit Usatoday)

Andrew Harrison (credit Usatoday)

Calipari ed i suoi Wildcats si sono superati. Non ci è mai stato simpatico. Abbiamo sempre dubbi sui suoi metodi di reclutamento. Ma mai come quest’anno si sono comportati in maniera arrogante ed odiosa. Rispetto alla tanto vituperata Duke di Laettner qui si sono toccate nuove vette di odio indotto.

Non tagliare le retine dopo il titolo della Sec, l’altezzosa tattica del platoon system, non rendere onore alla splendida Notre Dame della finale dei Regional, i tweet sarcastici dei giocatori, Andrew Harrison che insulta Kaminsky durante la conferenza stampa dopo la semifinale. Raramente il Mondo ha goduto così tanto per una fragorosa caduta come quella di UK.

La trentunesima squadra della NBA (cit.) va a casa ad orecchie basse contro i goffi Badgers: bianchi e fuori moda ma che giocavano un buonissimo basket a differenza dei Wildcats che per tutta la stagione hanno speculato sullo strapotere atletico e sulla profondità del roster ma che giocavano in realtà da schifo cogli esterni intenti a sparare da fuori ed i lunghi a farsi spazio a spallate. Zero circolazione di palla, zero collaborazioni.

Quando hanno trovato due squadre organizzate (Notre Dame e Wisconsin) prima hanno rischiato e poi hanno perso. Forse se non avessero giocato nella scarsa SEC un paio di sconfitte avrebbero aperto loro gli occhi ed invece… 38 and done.

The Polish Connection

Kaleb Tarczewski (credit AP Photo)

Kaleb Tarczewski (credit AP Photo)

Un popolo di emigranti, cattolici e grandi lavoratori. Spesso storicamente bistrattati e sottovalutati ma quest’anno fra polacchi “veri” e nipoti di emigranti hanno invaso di storie il Torneo NCAA coi loro nomi impossibili.

Di Mike Krzyzewsi e Frank Kaminsky abbiamo parlato e parleremo tanto in futuro. Ma protagonisti sono stati anche Przemek Karnowski, il grizzly di Gonzaga, lento ma efficace e riserva di Gortat nella nazionale polacca e pure Kaleb Tarczewski che è nato nel New Hampshire e gioca decisamente più all’americana.

Tutti giganti, anche Coach K lo è a modo suo, tutti solidi. Veri polacchi.

No Cindarella No Party?

il mitico Dick Vitale coi coloratissimi tifosi (credit Getty Images)

il mitico Dick Vitale coi coloratissimi tifosi (credit Getty Images)

Mai come quest’anno non sono state invitate le Cenerentole al Gran Ballo. Pochissimi upset e nessuna sorpresa alle Elite Eight. Risultato? Un pizzico di romanticismo in meno, in fondo tutti amiamo la favola di Davide e Golia, ma tanto spettacolo in più. Niente Butler niente VCU niente Bucknell quest’anno. Solo college di grande prestigio, il Gotha della NCAA, i migliori talenti che l’America può offrire e l’effetto è stato una serie di belle partite, avvincenti, con grandi giocate e finali appassionati.

Adorabili le “Belle Favole” ma è più bella la pallacanestro giocata dai migliori protagonisti.