( Courtesy of county10.com )

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Larry Shayatt ha un po’ l’ espressione da uomo delle imprese impossibili. Sarà che lui ha ormai quasi 63 anni, e che di eventi al limite dell’ immaginabile ne ha visti e ne ha vissuti. Basta buttare un attimo un occhio al suo curriculum: dal 2004 al 2011 come assistente a Florida, e ti tornano in mente quei Gators che hanno portato a casa l’ ultimo back – to – back del Torneo NCAA, quelli di Noah e Horford, anni 2006 e 2007. E lì pensi che dietro a un grande giovane capoallenatore c’ era un grande vecchio assistente, Shyatt appunto. Il quale nell’ estate del 2011 non ha evidentemente saputo resistere al richiamo del cuore, tornando sul luogo del diletto dove già era stato nella stagione 1997/1998. Era venuto da Clemson, dove era assistente, e a Clemson ritornò dopo un solo anno, stavolta come head coach. Sarà una persona a cui piacciono i ritorni, o che resta legata ai luoghi in cui si è trovata bene. Fatto sta che i Tigers al primo anno sotto le sue direttive arrivarono fino alla finale del NIT. La speranza è che possa ripetersi con i Cowboys, ma perché puntare così in basso (relativamente)? Perché non provare a buttare giù dalla torre una tra New Mexico e UNLV, mettendo nel mirino direttamente la March Madness? Lasciamo perdere il primo posto, appannaggio di una San Diego State che però i Cowboys sono stati i soli a far cadere, in questa stagione (a parte Arizona). L’ impresa è possibile, e la vittoria contro gli Aztecs ha dato fiducia. Certo, le sconfitte contro queste due squadre sono già arrivate, ma metti che accada il miracolo che scivolino su una buccia di banana, vuoi non provare ad approfittarne? Larry Nance Jr. fa pentole e coperchi, segna 15.3 punti, prende 8.8 rimbalzi, tira dal campo con 53.6%. In fondo, se Wyoming vuole essere competitiva per un torneo ( NCAA o NIT che sia) deve tenere conto del fattore – Larry. Si tratti di Shayatt o di Nance.

Cameron Bairstow verrebbe da paragonarlo a un canguro. Sarebbe terribilmente ingiusto, anche se l’ accostamento con il marsupiale ci sta, per tre motivi: le origini australiane, la capacità di saltare e la combattività. Il suo primo passo è bruciante, l’ arresto di forza granitico, il fiuto per rimbalzi e tap in prezioso, la verticalità e il dinamismo inesauribili. Ha il 57% dal campo, il 75.4% ai liberi (che per un lungo sono sempre una bestia nera), le carambole 7.2 di media e le stoppate 1.4. In più, c’ è quel delizioso 1.8 alla voce assist che dice come abbia anche mani e cervello per innescare il compagno in posizione più vantaggiosa. Ah, già… è anche al momento il miglior marcatore della MWC, con 20.3 punti segnati contro i 9.7 dell’ anno passato. Il tutto con soli 8 minuti in più di impiego. Non male, vero?

La stagione di San Jose State si avvia mestamente verso la fine. L’ ultima vittoria risale al 28 dicembre, poi da allora solo semafori rossi. Gli Spartans saranno costretti a rifondare, l’ anno prossimo, partendo magari dal trio Rashad Muhammad – Jaleel Williams – Devante Williams. Dei tre, solo il primo pare avere reali potenzialità per puntare al professionismo. Ha buona mano per tirare, coraggio a buttarsi dentro in penetrazione, bel repetorio di finte e discreta visione di gioco. I 13.7 punti di media, in una squadra che fa molta fatica a segnare, sono lì a dimostrarlo.

MOUNTAIN WEST STANDING:

San Diego State 22 – 2 ( 11– 1 )

New Mexico   19 – 5 ( 10 – 2  )

UNLV 17 – 8 ( 8 – 4 )

Wyoming 16 – 9  ( 7 – 5 )

Nevada  12 – 14 ( 7 – 6  )

Boise State 16 – 9  ( 6 – 6 )

Fresno State 13 – 13 ( 6 – 7 )

Utah State 15 – 10 ( 5 – 8 )

Colorado State 12 – 10 ( 5 – 8 )

Air Force 10 – 14 ( 4 – 9 )

San Jose State 6 – 19 ( 0 – 13 )