Eduardo Lubrano

Eduardo Lubrano

Nella mia carriera di “bordocampista”, quando ero a Telepiù, ho conosciuto ed apprezzato diversi giocatori ed allenatori e naturalmente visto il mio lavoro mi sono sempre appassionato – oltre che tenuto informato – anche alle questioni regolamentari degli uni e degli altri.

Tra i giocatori con i quali ho mantenuto una bella amicizia in tutti questi anni c’è Stefano “Bip” Vidili, torinese doc, giocatore il cui ultimo problema era il modo di far canestro. Bravo anche in difesa, specie perché proiettato all’anticipo per potere scappare in contropiede, Vidili è stato un formidabile giocatore d’attacco. Quando l’ho rincontrato, dopo che aveva smesso le scarpe da giocatore ed indossato le vesti di allenatore, nel primo dialogo che abbiamo avuto ricordo la mia sorpresa: ” Sai Edo – mi disse – la base di tutto è la difesa”! Bene, pensai dentro di me, vuol dire che i vecchi concetti fanno sempre breccia anche nei grandi attaccanti. Così ho seguito la carriera di Bip da allenatore che nelle giovanili ha avuto risultati ottimi specie nella crescita e nell’insegnamento della pallacanestro ai ragazzi: come stare in campo, come e quanto curare i fondamentali, l’abitudine a pensare, come difendere per poter avere poi un grande vantaggio in attacco.

Smesso il panegirico di Vidili, è chiaro che ne parlo bene siamo amici, le sue vicende da allenatore di prima squadra mi hanno fatto spesso riflettere sulle regole che regnano nel mondo degli allenatori in questo paese. Per esempio. Esiste una regola, inserita quando era CT Recalcati, che obbliga una società che esonera un allenatore a tenerlo a libro paga fino al termine del contratto. Questa regola, dissero i dirigenti federali che la approvarono, “farà in modo che prima di esonerare un allenatore, le società ci penseranno due o tre volte. E comunque i soldi così l’allenatore li prenderà tutti”.

Gli anni di applicazione di questa norma però, almeno dieci a mia memoria, hanno dimostrato che questo avviene, forse, solo in serie A, perché nelle leghe cosiddette minori (che dovrebbero essere il bacino di carenaggio e di lancio dei giovani italiani, a cominciare dalla A2 Silver) non funziona proprio così mi pare.

Sempre più spesso, anzi quasi sempre negli ultimi anni, si leggono notizie di lodi arbitrali, cause civili, società che chiudono o spariscono lasciando senza stipendio chi è a credito.

Parliamo allora della DNB , DNC ecc.ecc. La prassi che le società utilizzano, sembra ormai consolidata:

1) Prendono un allenatore parlando di “grande progetto pluriennale”;

2) Si iscrivono a campionati senza avere idea o soldi per farlo;

3) Prendono giocatori da procuratori “a pacchetto” (se prendi tre paghi due + il coach) quasi sempre senza il placet dell’allenatore;

4) Puntano “alla salvezza” come obiettivo principale…

5) Dopo due mesi se sei a metà classifica viene esonerato l’allenatore, che però DEVE rimanere comunque sotto quella società lì, senza poter andare da nessun’altra parte.

Coach Recalcati (foto F. Stefanini 2014)

Coach Recalcati (foto F. Stefanini 2014)

Se per le prime considerazioni “fa parte del gioco”, per l’ultima bisogna fare un’attenta riflessione. Perché un allenatore, se una società esonera il coach (cioè NON è una scelta del coach stesso) deve rimanere a contatto con quell’ambiente? Perché non può andare da un’altra parte a stagione iniziata, magari un posto dove stimano il lavoro, la persona?

La risposta che hanno ricevuto tutti gli allenatori che hanno posto questa domanda è stata “così prendi tutti i soldi”. A volte tra l’altro capita anche che dopo un esonero a novembre, si materializzi un possibile ritorno nei mesi di dicembre, gennaio, febbraio e marzo (ogniqualvolta cioè la squadra in questione perde una partita). Nel frattempo quell’allenatore potrebbe aver ricevuto delle proposte interessanti, sia sotto il profilo tecnico, ma soprattutto umano ed economico, che deve rifiutare.

E i soldi? Arrivavano sempre, molto spesso diciamo, dopo una mia minaccia di “vie legali”. I giocatori hanno sempre il “mercato aperto”, addirittura fino a prima dell’inizio dei playoff per la serie A1, fino a marzo per le minors.

Perchè non può essere così anche per gli allenatori? La soluzione più semplice e pratica sarebbe quella di dividere le due cose: esonero e dimissioni: se ti esonerano, prendi i soldi calcolati fino a quel giorno, ma sei libero di andare in un’altra squadra, se ce l’hai. Altrimenti sei comunque sul mercato; se ti dimetti prendi i soldi fino a quel giorno, ma NON il resto del contratto, e NON puoi andare in un’altra squadra ed aspetti la nuova stagione.

Ecco ci sarà una filosofia alla base di questo diverso trattamento tra giocatori ed allenatori, al di là della questione economica che, come sappiamo ed abbiamo detto, la cronaca smentisce quasi quotidianamente? Chi può spiegare a questo ignorante del sottoscritto perché funziona così?