In occasione delle finali nazionali Under 19, le pagine di DailyBasket si arricchiscono con il contributo di Max Di Santo, ex Brindisi e Forlì in passato protagonista di numerose finali nazionali giovanili, che ci propone il suo “diario” della manifestazione di Udine.

finaliu19udine2014Udine 2014 – Pala Marangoni
I miei primi passi  all’interno del Pala Marangoni  mi hanno fatto tornare indietro di ben 24 anni, quando per  la prima volta con la Pallacanestro Brindisi mi accingevo a partecipare alle mie prime finali nazionali, allora Juniores. Respiro la stessa aria, gli stessi profumi e rivedo per un attimo nella mia mente quel ragazzo con grandi potenzialità che visualizzava dentro di se un futuro importante, cercando di ottenere il massimo da se stesso.
Dopo la palla a due vengo immediatamente colpito da Saverio Mazzantini del Don Bosco Livorno. che inizia a duellare con Simone Bellan di Trento: entrambi oltre il metro e novantacinque, possono giocare anche da ala forte, sono esplosivi, buoni tiratori con un buon trattamento di palla, attaccano il ferro con forza e dinamismo… Mi ritorna subito in mente il mio duello con Carlton Myers alle finali Nazionali del 1988, continuato qualche anno dopo quando con la mia Forli conquistavamo la promozione in A1.

Le  potenzialità tecniche dei ragazzi di oggi come Cacace, un ala/guardia di Loano con un buon tiro anche dalla lunga, e di Bernardi, classe ’97 di Trento con buon ball handling, buon 1c1 con soluzioni fino al ferro, un fisico da migliorare ma già ad un buon punto di partenza, sono innate come quelle di Bonora o Romboli a Trapani o di Giordano Pagani del Campus Varese, ala-pivot del ’98 con 2,03 cm di altezza e capacità fisiche importanti; così come il suo compagno Federico Vai, pericolosissimo mancino dal tiro molto rapido, capacità che, se accompagnata da un ottimo lavoro su potenzialità umane che sono innate, individuabili ed allenabili, possono produrre risultati estremamente positivi.

Non desideravo mai andare negli spogliatoi. Il mio credo è giocare sempre, senza limiti con la massima passione la stessa che nel 1991 mi ha consacrato miglior giovane italiano del massimo campionato. I miei compagni rispondevano ai nomi di Bob McAdoo e Darryl DawkinsMarco Bonamico con il quale ho condiviso la stanza d’albergo per ben due anni sostituito da un altro mostro sacro come Renzo Vecchiato, sicuramente una delle mie fortune poter condividere la mia crescita con personaggi cosi esperti. Il secondo tempo è di solito time for interesting players, in quanto possono decidere con l’aiuto dei compagni il destino della partita e risolvere le difficoltà che hanno le squadre nel gestire i vantaggi o fare la scelta giusta…

Flow e piacere di giocare

Il Flow è lo stato in cui aumenta la concentrazione e  il  coinvolgimento,  che riescono a farci dimenticare il tempo che passa e trasferiscono gli atleti in un nuovo status dove  si sentono maggiormente  gratificati e soddisfatti. In parole povere si riesce ad avere la percezione di poter dominare la situazione e di avere tutto sotto controllo. Lo stato di flow mi ha coinvolto in maniera particolare quando ai Campionati Mondiali Militari nel 1992 a Seoul, dove  avevo piena coscienza dei miei mezzi e le mie azioni erano talmente naturali da consentirmi di divenire Campione del Mondo. Gli atleti che hanno mostrato maggiore stato di flow in questi giorni sono stati Fontecchio e Pechaceck della Virtus Bologna, Donzelli e Vencato di Casalpusterlengo, La Torre e Alibegovic della Stella Azzurra Roma, Zennaro, Akele e Trevisan della Reyer Venezia.

Costruisci il sogno

Per costruire il mio sogno ho utilizzato la capacità di vedere le cose in prospettiva nel lungo periodo: riuscivo ad esprimermi in attacco senza mai dimenticare la vera forza delle squadre la difesa. Cooper, Del Negro, Kukoc, Avenia e Myers erano i miei più pericolosi avversari. L’aspirazione massima  di ogni singolo giovane  giocatore è poter partecipare alle manifestazioni internazionali con la maglia della Nazionale, ma per riuscirci bisogna non smettere mai di allenarsi e credere nelle proprie potenzialità. Fino all’ultimo minuto della finale, quest’anno tra Reyer Venezia e Assigeco Caslpusterlengo.
Possono sembrare partite come tante, ma per molti di quei ragazzi sono veri a propri esami da superare col massimo dei voti, aggiungendo il peso della promessa da mantenere negli anni.

Max Di Santo

Max Di Santo

Chi è Massimiliano Di Santo
Massimiliano Di Santo, per gli amici Max, è coach professionista dal 2013. Nato a Brindisi il 29 novembre del 1971, come tanti giovani della sua città si avvicina alla pallacanestro ed è “amore al primo palleggio”, il che lo porterà già in tenera età ad essere selezionato per le compagini giovanili Pallacanestro Brindisi, con cui conquista un sesto posto italiano, nella categoria juniores, a soli 16 anni. A 17 anni approda a Forlì in seria A dove militerà per 9 stagioni ottenendo promozioni e successi individuali fino alla convocazione con la Nazionale Maggiore e con la Nazionale Militare con cui diventa Campione del Mondo. Nel 1996 è vittima di un grave infortunio che ne pregiudica fortemente la carriera professionistica, ma la perseveranza e la determinazione gli permettono di tornare in campo giocando ed esprimendo il suo talento per ancora 12 anni. Oggi è talent scout, manager e consulente sportivo di successo. Numerosi atleti sono seguiti e supportati dalla sua esperienza ed è punto di riferimento per squadre, tecnici e società di tutta Italia.